Un altro filosofo cattolico riflette per un momento

Adriano Fabris, stamane su Avvenire, formula domande che, "c’inducono, per un momento, a riflettere": "i simboli di una religione, i suoi principi, i testi sacri, possono essere messi alla berlina, senza pensarci due volte?". Chissà: forse Fabris intende che se ci si pensa due volte si può fare.

Però no, a giudicare da quel che segue. Segue un Europa "che tende a dimenticare le proprie radici religiose" in cui "sembra che ormai non ci si possa arrestare, con il necessario rispetto, di fronte a nulla", nemmeno dinanzi a "ciò che più è in grado di motivare e coinvolgere una persona. Se cresce l’indifferenza tutto è concesso"***.

Fabris si avvia la conclusione: "Con ciò non si vuole affatto giustificare la violenza, e tanto meno la violenza compiuta in nome di una religione. Ma certe reazioni violente e ingiustificate ci ricordano quanto c’è di violenza anche in un’indifferenza di questo tipo. Insopportabile per chi crede".

Domande che inducono a riflettere per un momentino: Fabris vuol dire che senza religione l’uomo è inarrestabile? Forse che la religione tiene in stato di arresto l’uomo? Tra le cose che più motivano e coinvolgono me, c’è la filosofia: vogliamo essere più rispettosi, nei commenti? (Ce l’ho con te, inconnu) Nessuna religione mi obbliga a tifare per una squadra di calcio: dal punto di vista religioso è indifferente. Cosa sta succedendo, nessuno tifa più? Fabris non sopporta l’indifferenza: quanta violenza c’è in essa! Appunto: quanta? Poiché poi chi non sopporta la violenza prende misure, quali misure intende suggerire Fabris che siano prese contro l’indifferenza?

Fabris invoca in ultimo "un’etica della responsabilità", ed è, ovviamente, giusto: bisogna pensarci due volte. Ma se qualcuno ci pensa due volte e pubblica le vignette?

***Si ricordi il mio pensiero abissale. Che ha un corollario: se tutto è concesso, cresce la differenza.

6 risposte a “Un altro filosofo cattolico riflette per un momento

  1. Indifferenza e relativismo fanno rima?

  2. Quello che non capisco di tutti questi illustri commentatori è la necessità di universalizzare. Un po’ di sano relativismo culturale, ad esempio sul diverso rapporto con le immagini che hanno cristiani d’occidente, ebrei e mussulmani, non guasterebbe.
    No, mettersi a studiare nel particolare cosa è successo è troppo difficile: meglio rimanere sul generale, sull’universale: la satira è libera, però che prenda in giro le persone, non i principi. Poi quando Vauro, tempo fa, pubblico una vignetta critica sulla morte di Quattrocchi, molti a scrivere “si prendano in giro le idee, non le persone”.
    Universalisti dalla memoria corta.

    Ho in parte risposto ad Ennio: relativismo non fa rima con indifferenza. Sapere e accettare che alcuni valori sono relativi alle persone e alle culture (relativismo debole) è al contrario un invito alla differenza e al rispetto per la differenza.

  3. io a dire il vero non ho visto le vignette incriminate, quindi non so esattamente. tuttavia, di solito, le vignette satiriche non “mettono alla berlina” i simboli delle religioni, ma additano l’uso distorto, la mistificazione, la mis-comprensione che i seguaci o i sedicenti tali di una religione fanno degli stessi simboli. per fare un esempio: alcune vignette di vauro con cristo che scende dalla croce, o che dalla croce proferisce motti pungenti, o altre del genere (ne ricordo una affilatissima in cui un bossi con il martello in mano ha appena finito di attaccare al muro un crocefisso e propone a un compare “ci attacchiamo pure un prosciutto?”: a significare la strumentalizzazione in chiave anti-musulmana del segno più alto della religione cristiana). ecco in questi casi non si tratta di mettere alla berlina i simboli ma chi quei simboli infanga nella vita reale (con l’aggravante di proclamarsene custodi?). tutte le rilfessioni sui limiti della satira, mi sembrano perciò mal impostate. come cristiana, sono sempre stata edificata dalle vignette di vauro… forse chi se la prende (e oggi in particolare tra i gestori delle folle musulmane aizzate ad arte su questa faccenda) in realtà ha la coda di paglia. chi usa l’islam per fomentare il terrorismo è il primo nemico dell’islam. che si dica è quello che li fa sbroccare. del resto la storia si ripete: le religioni (a suo tempo il cristianesimo prima dell’islam, e oggi non meno benché in forme soft) sono sempre state usate a scopo di potere. paola

  4. ma noi siamo rispettosi. ci limitiamo a osservare che ogni tanto te la tiri un po’ troppo. d’accordo la giovane età, ma insomma. e poi, qui noi non c’entravamo proprio. ovvero si’, ma questo riguarda noi e Fabris. cose da grandi, insomma.

  5. Possibile che ci caschino tutti, proprio tutti, “intellettuali” compresi, in questa farsa del confronto tra le culture?

  6. …….

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