Ed ecco, fresca di stampa, una lettura non dominante, su il Giornale (quello della famiglia Berlusconi!). Alain de Benoist, l’illustre pensatore, si chiede: "chi trova normale caricature anti-musulmane [in un "Paese libero" [si notino le virgolette, spero non siano le stesse che presumo apponga Moresco], accetterebbe anche caricature antiebraiche? Direbbe che sono solo caricature, lasciando capire che è troppo suscettibile chi si offende? Certo no. Alcuni paesi europei puniscono l’antisemitismo, nessuno punisce l’islamofobia. Due pesi, due misure, obiettano i musulmani".
Ora, io posso giudicare suscettibile chi si offende, ma certo non posso negargli il diritto di offendersi. Se l’ho offeso, c’è la legge a stabilirlo. De Benoist dice che la legge non è giusta. Ma a parte il fatto che antisemitismo e islamofobia non sono la stessa cosa (basta il vocabolario), a parte il fatto che le caricature anti-ebraiche non sono sconosciute in questa parte di mondo (e soprattutto non in quella musulmana), a parte il fatto che si chiederebbe volentieri a Benoist una valutazione della legislazione dei paesi a maggioranza musulmana in materia di libertà di religione, a parte il fatto che – per dire – io a David Irving lo lascerei perdere, a parte tutto ciò, ma se la legge in alcuni paesi europei usa due pesi e due misure, si denuncia la cosa e si prova a cambiarla. Si può perfino disobbedire alla legge (non sono un legalista, io), salvo assumersene le conseguenze. Quel che non si può fare, è quel che si sta facendo.
Poi de Benoist continua. E ricorda che fino a poco tempo fa in alcuni paesi europei si puniva la blasfemia: "e oggi [quei paesi europei] definiscono fanatici atteggiamenti che furono loro". Fa il bell’esempio (bello nel senso che gela un po’ il sangue) della volontà di sacrificare la vita: oggi per noi è solo fanatismo. Ma cosa suggerisce de Benoist, di essere un po’ più fanatici anche noi? Essendo stati fanatici gli Europei devono oggi rallegrarsi che altri lo siano? Non capisco.
O forse Alain de Benoist si vuole immolare, lui personalmente, per dimostrare agli altri che, perbacco!, lui una fede ce l’ha, che lui in qualcosa ci crede ancora? Anche in quel caso, comunque, so di dargli un dolore, non crederei in Benoist. E un po’ mi offende – che ci vuol fare?, sono suscettibile, benché la legge non tuteli questa ia filosofica suscettibilità – che Benoist pensi che chi non è disposto a immolarsi in ciò in cui lui crede è indifferente e non crede più a nulla. E mi offende persino che pensi che chi non crede in nulla è indifferente a tutto.
Però, alla fin fine, se vuole immolarsi, si immoli pure. Purché non immoli nessun altro con lui.