Stamane, sono al consolato USA di Napoli per il visto per l’espatrio. Ho 39,2 gradi di temperatura corporea e un giorno di digiuno alle spalle. Ho telefonato, mi è stato detto: se lei vuole essere icuro di avere il visto in tempo per la sua partenza, venga il 10 febbraio alle 9.20 (si presenti anzi cinque minuti prima). L’altra data disponibile è il 24, ma in tal caso anche se dovessimo sbrigare subito la sua pratica, c’è il rischio che la spedizione del passaporto vistato non la raggiunga in tempo.
Va bene. Vado a Napoli. Parto in auto, con mio fratello, alle 7.40. E arrivo alle 9.15, non senza avere sofferto tre quarti d’ora di traffico in città, con il patema di non arrivare in tempo. Ma arrivo in tempo. E non c’era da arrivare in tempo: l’appuntamento è cumulativo, e dinanzi al consolato stanno almeno quindici persone, in attesa di consegnare il passaporto per il riconoscimento.
A me tocca dopo dieci minuti. La guardia mi chiede il modello D-156. Io lo mostro. E la guardia: "Non è compilato online". "Già". "Senta, faccia una cosa, vada in via Martucci 103 al più vicino internet point, e provveda lì". "Ma sul sito c’è scritto che è possibile anche la compilazione a mano, in caso di problemi". "E lei che problemi ha?". "Sul sito non c’è scritto di quali problemi si tratti". "Non me lo vuole dire?". "Ma no, è che ieri avevo la febbre, avevo già stampato il modulo e mi rincresceva alzarmi per compilare il modlo online. E poi compilando a mano, ero sicuro di poter rivedere il modulo ed eventualmente correggere". "Tutti così". "Tutti così come?". "Guardi che le sto facendo risparmiare del tempo se Le dico di andare in via Martucci". "Lei crede?". "Sì, vada dove le ho detto: occorre il modulo online. Vede quel palazzo rosso, prosegua lungo il marciapiede, dopo il bar Riviera troverà via Martucci, sulla sinistra".
Va bene. Vado all’Internetpoint. Raggiungo a piedi il palazzo rosso, è vicino, poi vedo più lontano il bar Riviera: lo raggiungo. Ma sulla sinistra non c’è nessuna via Martucci. Guardo la traversa successiva: niente Chiedo all’operatore ecologico: "Deve arrivare a Piazza Amedeo". "A Piazza Amedeo, sicuro?". "Sì". Saranno un paio di chilometri! (e io ho sempre la febbre di prima). Non mi fido, chiedo a una signora: stessa indicazione. Chiedo a un altro signore, dopo un centianio di metri: stessa indicazione. Allora proseguo. E quando arrivo nei pressi di Piazza Amedeo, scopro che mi hanno spedito a via Carducci, non a via Martucci! E’ vero che sono molto raffreddato, ma nessuno che abbia capito il nome giusto. (Qui formulo dei pensieri irriferibili)
Torno indietro. Nei pressi del bar Riviera chiedo all’edicolante: "Via Martucci? E’ questa alle spalle". Ma alle spalle la via si chiama in un altro modo. Mi guardo intorno. Vedo due signori scendere con una cartellina sottobraccio simile a quella che porto io: hanno l’aria di essere finiti lì per il mio stesso motivo e chiedo. "E’ più su", mi dicono.
Cinquecento metri in lieve pendenza. Trovo l’internetpoint. Compilo e torno indietro. Ma ormai c’è la coda di coloro che hanno l’appuntamento fissato per le 10.30. Mi tocca fare nuovamente la fila, e poi entrare. All’ingresso, un mucchio di telefonini depostati per sicurezza prima del metal detector, a fianco della guardia che presidia il posto. A me avevano detto di non portare il cellulare, perché non si poteva introdurre all’interno dell’ambasciata, e non c’era un posto dove lasciarlo.
A me avevano detto pure, sempre al telefono, che la foto doveva essere 5cm x 5, sfondo bianco, frontale, a capo scoperto, con il 50% della superficie occupata dal soggetto ritratto. Poi ho dovuto portare: certificato di residenza, stato di famiglia, estratto conto, ricevuta di versamento (85 euro), documento comprovante le ragioni del mio soggiorno, carta d’identità, busta paga, atto di proprietà della casa, modulo d-156 (qullo online), modulo D-157. La foto non la guardano nemmeno, e lo stesso dicasi per la gran parte dei documenti.
Infine, la domanda trabocchetto. Al colloquio, un simpatico e sveglio giovanotto vede il libro che porto con me, Ontologia del telefonino, e mi chiede cosa ne avrebbe pensato Heidegger, e chi è l’Autore, Ferraris. Poi mi chiede cosa insegno: "Ermeneutica filosofica e filosofia del linguaggio". "Ah linguaggio", mi fa: "Chomsky?".
"L’opposto", dico io. "Ah, bene". Ma se ora non mi rilasciano il visto divento kamikaze (Dimenticavo: il visto è pronto alle quattro, e dunque avrei potuto benissimo spostare l’appuntamento. E dimenticavo pure che l’altro mio fratello, oggi all’Ambasciata a Roma per lo stesso motivo, ha compilato il modulo a mano, e glielo hanno compilato online in ambasciata, senza andare in nessuna via dei Conniventi Per un Piccolo Affare).
(E la febbre, ora, è a 39,5°)
Sei mitico!
Ti va bene che non hai risposto “sì, Chomsky”! Altrimenti col cazzo che partivi 🙂
Saluti
L’ho detto, che c’era il trabocchetto.
Il mese scorso Noam Chomsky doveva venire a fare tre conferenze nel nostro college. Il giorno della partenza s’è accorto che il passaporto era scaduto. Il presidente dell’università ha chiamato il ministero degli esteri, il ministro degli esteri (!!!) ha chiamato il dipartimento USA ed in pochi minuti s’è risolto tutto.
http://indymediairelandwatch.blogspot.com/2006/01/indymedia-ireland-cheerleaders-working.html
Se gli dicevi subito che eri amico di Chomsky avresti evitato la fila.
(Come si fa a non conoscere via Martucci, centro della vita notturna napoletana?)
AB
Iin effetti la via è bella, ma io non frequento Napoli di notte.
E poi: dici che avrebbero chiamato il ministro anche per me?
Niente rispetto alle domande trabocchetto che ti faranno quelli dell’immigration.
Dunque lei lavora per un certo Chomsky? O e’ lei Chomsky? Ma insomma, chi e’ Chomsky? Ma lei allora non e’ Chomsky? Ecc ecc
Buona fortuna.
Sgrignapola
Brutta storia. Se chiedono a me “Chomsky?” mica posso dire “tutto il contrario”.
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Sgrignapola?
soundtrack: Welcome to the United States, The Yellow Shark, F. Zappa
porph.
Si’ ?
E’ dialetto.
Ah scusa, l’ “utente anonimo” dell’ultimo commento e’ sgrignapola.
[accidenti parlo di me in terza persona come quel tipo che c’e’ sempre in tv]
Se non sono indiscreto, dove vai negli States?
sgrignapola
New York. E’ dialetto, e che significa?
Potrebbe essere “pipistrello”.
Friedrich
P.S. Grazie per la mail.
Esatto, significa pipistrello.
sgrignapola
Mh: mi sa che a Napoli senza connivenze per piccoli affari tanta gente non riuscirebbe nemmeno a campare. Non che giustifichi la cosa, eh: io sono per la tolleranza zero, figuriamoci.
Mamma… ora capisco xké non è venuto a lezione! ed io che immaginavo stesse a venezia con sua moglie! Ci si era sparati un pò di film fra noi studenti ^_^
Credo di aver perso 10 euro con un mio compagno di classe O.o