Formalità

E’ insolito che due diretori di collana si preoccupino, di prende le distanze dal contenuto del volume che pubblicano. Si pubblica Heidegger, l’Introduzione alla metafisica, e Alain Badiou e Barbara Cassin appongono  questa nota: "Alain Badiou e Barbara Cassin intendono dissociarsi dalla notizia biografica che, in conformità con l’indirizzo della collana, hanno richiesto a Pascal David [il curatore e traduttore] di redigere". Nella notizia, l’adesione di Heidegger al nazismo è presentata come una "formalità amministrativa". (Secondo David, i due direttori di collana hanno ceduto al clima di intimidazione corrente, che tende a presentare Heidegger per uello che non è: un pensatore nazista).

Oggi, su Le Monde.

6 risposte a “Formalità

  1. Presentare la vita dell’uomo e il suo pensiero sempre connesso e influenzabile a vicenda mi appare pretestuoso e imbarazzante.

    Morgan

  2. Però se la filosofia non gli ha insegnato a distinguere tra i campi di concentramento e il diserbante, forse qualche problemino anche filosofico c’è.
    Resta il fatto che la notizia è inusuale.

    Saluti

  3. Quello che ricordo e so sullo svolgere dei fatti è che Heidegger, come molti per non dire tutti di tedeschi del tempo aspettavano “l’uomo forte del destino”.
    Non mi risultano lodi a Hitler e al nazismo in generale. Come tutti, si iscrisse al partito quando questo era necessario (come avvenne in Italia con il partito fascista), divenne rettore ma durò poco (tre mesi, sempre se ricordo giusto) e pare che la famosa storia del divieto a Husserl di entrare in università sia una invenzione, nel senso che il divieto vi fu, ma non voluto da Heidegger.

    Insomma, heidegger sembra semplicemente un uomo che certo non comprese la pericolosità di Hitler e non si oppose, ma non era neppure un nazista convinto e sanguinario.

  4. E’ vero, H. non ha ammazzato nessuno. Ma ha messo la sua filosofia al servizio del nazismo (cfr. la famigerata Rektoratsrede). Qundi andiamoci piano. G.B.

  5. Il problema è che è difficile accettare il fatto che Heiddegger fu, come la gran parte dei tedeschi e molti europei – sicuramente tutti i governi occidentale a iniziare da quello inglese – ben felice dell’ascesa del nazismo ed incapace di comprendere la diversità fanatica e idiota del nazismo stesso.
    In questo senso Heiddegger non fu diverso dalla grandissima maggioranza dei suoi concittadini.
    Quelli che si opposero furono una ristretta minoranza. Molto significativo il fatto che Heiddegger non fece mai i conti, nè filosoficamente nè politicamente, con la sua adesione al nazismo, che peraltro fu anche temporanea, almeno come adesione attiva.
    Il vuoto che Heiddegger mostra dopo il nazismo (neppure un dio ci può salvare, ma anche la poesia di Paul Celan dopo l’incontro con Heiddegger) testimoniano un vuoto della cultura europea che solo pochi intellettuali (Foucault e Derridà, basta così in Europa e Hannah Arendt negli Usa) sanno affrontare.

    ciao

    raffaele ibba

  6. Se c’è un pensiero che è stato manipolato , trasfigurato per i suoi scopi dal fascismo e dal nazismo, è stato proprio quello individualista di destra. Paradossale , ma è così. Si parla di Heidegger, ma ci si dimentica di Ernest Junger , anche lui coinvolto più dello stesso Heidegger nel nazismo (vedi l’Operaio) o anche dello stesso Carl Schmitt , che si definì , dopo il processo di Norimberga, un tragico Epimeteo. Tutti costoro si distaccarono dal nazismo in tempi non sospetti. Bisognerebbe domandarsi come mai un pensiero individualista e nihilista venne così violentato dai totalitarismi. La responsabilità delle idee è comunque relativa se non vengono realizzate dagli autori stessi nella conseguente azione: e quella, loro non ce la mettevano proprio. Furono semplicemente dei lucidi pensatori di un’epoca in via di trasformazione. E la loro lucidità servirebbe tutt’ora

    Enrico Colosimo

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