Archivi del giorno: febbraio 14, 2006

Frasi celebri

"Quando attaccavo Bossi sul piano culturale, non riuscivo a nascondere la mia simpatia per il suo carattere. E com’è il suo carattere? Meridionale".

V. Sgarbi, al congresso del movimento autonomista di Raffaele Lombardo, ascoltato or ora su Radio Radicale (ma svoltosi un paio di giorni fa). (Sgarbi poi conclude esaltando i valori cristiani. Sgarbi)

Alfonso Berardinelli e Il Foglio, a margine

Il dibattito scatenato dall’articolo di Raos/Inglese in risposta a Berardinelli (vi risparmio tutti i link) contiene molti punti interessanti. Premesso che di grandissimo interesse ho trovato la replica Raos/Inglese, qui commento nella forma più breve possibile la lettera con cui Gianni Biondillo ha articolato i suoi dubbi sulla questione del cosa, del dove e del chi. Un’opinione conta indipendentemente dal dove e dal chi? Sto facendo un corso su Gadamer, la risposta è obbligata: no. (Inciso per chi vuol capire: l’opinione che conta indipendentemente dal contesto è l’opinione resa nel contesto – fictum – di un dibattito democratico). Berardinelli scrive sul Foglio. La cosa fa rumore. Ma il dove scrive Berardinelli qual è?

1. Il Foglio, 2. L’Italia di oggi 3. La stampa italiana (nella quale – dice Berardinelli – solo Il Foglio mi fa scrivere quel che voglio); 4. Le pagine culturali. Eccetera.

Quanto al chi, Berardinelli è uno che scrive su Il Foglio, o il Foglio è un giornale che fa scrivere Berardinelli?

Pemio articolo più lungo e noioso dell'anno

Come il mondo sa, non mi sono ancora ripreso. Sicché leggere su Avvenire un articolo di Vittorino Andreoli intitolato Scienza, il ko dei filosofi mi ha messo di un umore tetro. Ma come, persino su Avvenire atterrano e sotterrano la filosofia? Poi però ho letto il catenaccio, e ho capito che il senso dell’articolo è l’esatto contrario! E’ la filosofia che ha messo ko la scienza, è la filosofia che ha portato "un attacco distruttivo alla scienza".

Così rinfrancato, ho trovato le forze per leggere le 22632 battute (spazi inclusi) di Vittorino Andreoli. E alla fine ero di nuovo a terra. Perché Andreoli impegna 22632 battute (vecchie di cent’anni tutte e 22632) per sostenere alla fine che "la scienza non ha risolto i problemi della conoscenza, semmai li ha complicati" (un merito, a pensarci bene), e questo mi sembra troppo anche per uno spirito ben disposto come il mio. E’ vero che Andreoli aggiunge (ed era meglio non aggiungesse) che la scienza "a parte i progressi nella vita pratica e i disagi che vi si mescolano, ha lasciato l’uomo nel dubbio, nell’incertezza, nella disperazione" (e chi ci aveva messi in tale condizione -dico a parte Andreoli -, qualche colpa non ce l’ha?), ma non mi pare un buon motivo per affliggerci con 22632 caratteri. O Andreoli pensa che la conoscenza scientifica essendo relativa, e le forze essendo interamente prosciugate dal suo articolo, siamo pronti a qualunque certezza ci tiri fuori dal divorante dubbio, anche non è certa manco per niente?

(Eh sì, anche su Avvenire atterrano e sotterrano la filosofia)