Ma c’è anche l’appello per l’Occidente. Poi me lo leggo con calma, ma confesso che con l’appello del Presidente Pera ho avuto sorprese fin dalle prime due, tre righe. L’Occidente è in crisi? E io che mi pensavo che quelli come Pera ce l’avessero solo con la debolezza europea! No: è in crisi pure l’America di Bush! Neanche l’America di Bush è "capace di rispondere alla sfida"! Pure l’America di Bush è "minata dall’interno"!
"Attaccato dall’esterno…minato dall’interno"! Ma qualcuno mi ricorda chi parlava così? Come è, come non è, ho paura che Il Presidente Pera, la Fondazione Magna Carta abbiano fatto di me una mina dell’Occidente!
Talis pater talis filius. Io sostengo che questa beceraggine c’è tutta il nuce nella superficialità del liberalismo del suo nume Popper. Non ha importanza il contenuto determinato, ma la tecnica delle asserzioni ovvie presentate come scoperte. Kitsch Popper, kitsch Pera. Se non si capisce questo, non si capisce Pera.
Scusa, ma non ce lo vedo proprio Popper firmare un appello per l’occidente nel quale non vi è la minima traccia di pensiero critico, di discussione.
La sua società aperta mi sembra anzi agli antipodi del loro manifesto (stendiamo un velo pietoso sui presunti nemici della società aperta identificati da Popper).
Come mine dell’occidente siamo almeno in due, e credo che altri trovino l’appello per l’occidente puro delirio.
Che dici, ci facciamo promotori di un “appunto all’occidente”?
Lo vedi, Ivosilvestro, che anche tu pensi che sul dettaglio delle cose dette da Popper c’è da stendere “il velo pietoso”? Talis Popper, talis Pera: la banalità è all’origine del problema, e i contenuti divergono solo apparentemente.
Popper non è certo uno dei migliori filosofi del ‘900, ma da qui ad incolparlo dell’osceno appello per l’occidente, ce ne vuole!
Io credo invece che se Pera fosse rimasto più popperiano, certe fesserie non le avrebbe né scritte né firmate.
Io ho preferito scherzarci su (http://malvino.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=873951), perché è un appello che non si mantiene su neppure a pompargli dentro la più pomposa retorica.
Un punto però è notevole e vorrei metterci il cappello sopra.
“4. L’integrazione. Siamo impegnati a promuovere l’integrazione degli immigrati in nome della condivisione dei valori e dei princìpi della nostra Costituzione, senza più accettare che il diritto delle comunità prevalga su quello degli individui che le compongono”.
“… senza più accettare che il diritto delle comunità prevalga su quello degli individui che le compongono”. Vale anche per la Chiesa? E allora significa costringere la fede a rincantucciarsi nel privato. Pera si piega al paradigma di tutti i neotradizionalisti: “più parla e più si fotte da solo”.
posso ribadire andreottianamente che il problema di pera e annessa fondazione magna magna è che se uno che non ha mai fatto politica, ed è pure un po’ sfigatello di suo, lo catapulti a presiedere una delle camere e a stare sotto i riflettori, poi quello ci viene il magone quando capisce che l’hanno messo lì di bellezza (o di bruttezza, insomma per faccende che con i suoi meriti politici non c’entrano nulla dato che non esistono) e quindi il tizio a quel punto farebbe di tutto per non perdersi il tappeto rosso e i riflettori e annessi e connessi, anche sbandare a 60 anni e mettersi a recitare la parte della pasionaria cattolica infoiata pur di avere un ruolo qualsiasi e guadagnarsi un’altra elezione.
Mica tutti possono riciclarsi come conduttrici televisive, dopo una vicenda del genere…
😉
bg
strano. e dire che qualcuno, al contrario di quello che pensa Pera, è convinto che tutto ormai è Occidente…
enrico colosimo
http://malvino.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=87395
Trovo questo uno dei tuoi pezzi migliori: complimenti!
Io ho letto tutto l’appello, ma alla fine non mi è venuto da ridere, bensì da piangere. Ho ancora da imparare.
Per quanto assurdo, una continuità tra il Pera popperiano e quello papista ci dev’esser. In fondo il falsificazionismo popperiano è una teoria della Tradizione (ciò che è giunto a noi attraverso un percorso di confutazioni, sinché non confutato, è da accettare come valido). Il punto è che la confutazione, come dimostrato dalla filosofia della scienza successiva, non è un meccanismo così automatico, così oggettivo: ma anzi ideologico. E allora Pera può concludere che nulla è venuto a confutare la Tradizione, mentre secondo noi quella Tradizione è stata confutata. In un certo senso Pera è davvero rimasto a Popper, e invece avrebbe bisogno di un po’ di sano anarchismo feyerabendiano.
Sì, è vero, anche questo è un modo di dirlo. Ma io insisto che è la dozzinalità dei giudizi che fa male, a prescindere dai contenuti, e questa è la radice della continuità Popper -> Pera.
violentunknownevent: Non ricordo i dettagli, ma Feyerabend apprezzò Marcello Pera. O l’anarchismo gli ha dato alla testa (a Pera e/o a Feyerabend) oppure Pera, nella sua evoluzione, ha semplicemente sempre seguito la voce del padrone. Io propendo per la seconda.
Comunque sì, la teoria di Popper è antirivoluzionaria, appunto perché non conosce le rivoluzione (quello che gli rimproverava Kuhn). Ma qui non si divaga un po’ troppo?
Io aspetto ancora adesioni al mio “appunto all’occidente” 😉
neoclassico: Povero Popper: ingenuo forse, ma dozzinale…
Non so se Feyerabend apprezzasse Pera. Ma non ci troverei niente di strano: anything goes… G.B.