Avverbi difficili

Il Papa ha ieri "ricevuto in udienza i partecipanti all’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita e al Congresso Internazionale sul tema L’embrione umano nella fase del reimpianto”, e ha detto: "L’amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o l’uomo maturo o l’anziano. Non fa differenza perché in ognuno di essi vede l’impronta della propria immagine e somiglianza. Non fa differenza perché in tutti ravvisa riflesso il volto del suo Figlio Unigenito". 

La cosa sta (comprensibilmente), su molti giornali. A me però piace riportare quest’altro passaggio, a proposito dell’origine della vita umana, "un mistero il cui significato la scienza sarà in grado di illuminare sempre di più, anche se difficilmente riuscirà a decifrarlo del tutto".

Difficilmente? Quindi il Papa non esclude che la scienza possa decifrare del tutto? Pensa che è difficile, ma che in fondo ce la si può fare? Il mistero non è allora detto che sia davvero tale? Insomma, che genere di prudenza c’è, dietro quest’avverbio? Cosa c’è che non va nell’affermazione: la scienza non potrà mai, ecc. per cui il Papa non ha osato pronunziarla? Cos’è, linguaggio politically correct?

(Fonte: Fides)

8 risposte a “Avverbi difficili

  1. Secondo me è un eufemismo. Che raffinato oratore, questo Ratzinger.

  2. Sì, anche io concordo per la linea dell’understatement.
    Ratzinger non ha dubbi sul fatto che scienza non riuscirà a scoprire certe cose, però non vuole farlo pesare agli scienziati. Lo capiranno da soli, col tempo 😉

  3. Ma è così importante “perdersi” in queste elucubrazioni papali?

    Buona serata. Trespolo.

  4. E’ relativismo…
    ezio

  5. Secondo me è sincero. Allo stato dell’arte, ciascuno sa che le neuroscienze determineranno sempre di più il meccanismo del cervello, e ciascuno ignora se sia destino che esse giungano a determinare il segreto dell’intuizione fondamentale che si esprime nella frase “io ora sono vivo”, e che si usa chiamere “coscienza”. Al riguardo, io so solo di non sapere, e credo che Ratzinger si trovi nella mia precisa condizione. Non vedo perché non dovrei apprezzare anche da lui uno sprazzo di sincerità.

    Il problema è altrove, è nella filosofia del diritto rudimentale del signor Papa, il quale, credo, non riesce proprio a concepire (e quindi a tollerare) che di fronte al continuo della natura, il discreto del diritto è tutto inventato dall’uomo, e non c’è modo di argomentarlo per sillogismi.

  6. Non lo stiamo forse sopravvalutando (e sottovalutando) questo Papa ? Noi forse ci siamo accorti di questa parola ma quanti altri lo hanno fatto? di certo non i fedeli a cui ogni sua parola è ‘la parola di Dio’ (a detta di una mia compagna di corso) quindi se lui ordinasse ai cristiani di lanciarsi in un vulcano quella sarebbe ‘parola di Dio’ e loro dovrebbero farlo senza chiedersi il perché, così come quando lui la mattina si alza e grattandosi (come temo facciano tutti gli uomini) chiede un caffè con un goccio di vodka anche quella è ‘parola di Dio’ e non va discussa… insomma il suo potere è tale che qualsiasi cosa dica potrebbe essere da lui rivoltata in tanti modi che neanche un cuoco francese specializzato in omlette (si scrive così?) riuscirebbe ad eguagliarlo.

  7. Alphader: la tua compagna di corso avrebbe bisogno di ripassare il catechismo, credi a me. “Parola di Dio”? Ma che, scherziamo?

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