Archivi del giorno: marzo 2, 2006

Chi arriva prima

Giulio Ferroni recensisce Alessandro Baricco Questa storia, e scrive: "Baricco si pone probabilmente come il Valentino Rossi della letteratura".

(E’ accaduto questo: che Citati e Ferroni hanno dedicato qualche velenosa battuta a Baricco. Che Baricco ha replicato formidabilmente. Altri sono intervenuti. Poi ha replicato lo stesso Ferroni, che tra l’altro ha ricordato che non è vero, come lamenta la scrittore, che lui non abbia letto e recensito Baricco. Wittgenstein ha linkato la recensione, da cui ho prelevato il giudizio di sopra).

Musil scriveva, un po’ di tempo fa: "E un giorno anche Ulrich smise di voler essere una speranza. A quel tempo s’incominciava già a parlare di geni del foot-ball e del ring, ma nelle cronache dei giornali trovava posto tutt’al più un geniale centro-avanti o un grande tennista ogni dieci geniali inventori, tenori o scrittori. Lo spirito nuovo non si era ancora saldamente affermato. Ma proprio allora Ulrich lesse su un giornale, come il primo presagio di una rigogliosa estate la frase ‘un geniale cavallo da corsa’. Era la cronaca di un sensazionale concorso ippico, e forse l’autore non era neanche cosciente della straordinaria trovata che lo spirito collettivo gli aveva suggerito […] Durante tutta la sua gioventù trascorsa nelle caserme, Ulrich non aveva quasi udito parlare d’altro che di cavalli e di donne; sfuggito a quell’ambiente per diventare un uomo notevole, ecco che, quando, dopo alterne vicende, avrebbe dovuto sentirsi vicino alla meta dei suoi sforzi, lo salutava di lassù il cavallo geniale che era arrivato prima"

Diagnosi e prognosi

"I cittadini europei non sono più integrati nei valori europei – o francesi -, e possono solo sbolognarli a quelli che europei non sono". L’integrazione è la politica ufficiale, ma integrazione in cosa? "In banalizzato, tecnicizzato, grasso stile di vita, accuratamente protetto dal mettere in questione se stessi. Il problema di gran lunga maggiore per l’Occidente è interno, non esterno (l’avete già sentita, vero?): è la sua perdita di realtà.

E con la perdita di realtà, avete capito di chi si tratta: di Jean Baudrillard. La cui idea è: l’Occidente è vuoto, e si riempie solo grazie al desiderio altrui, "La superiorità della cultura occidentale è sostenuta solo dal desiderio del resto del mondo di farne parte. Quando c’è il minimo segno di rifiuto, il più piccolo riflusso di quel desiderio, l’Occidente perde il suo potere di seduzione ai suoi stessi occhi". E questo vale con gli immigrati come con l’Islam, a livello locale come a livello globale. Ed è quel che sta succedendo, secondo Baudrillard: i rivoltosi delle periferie francesi "preferiscono vedere le auto bruciare piuttsto che sognare di guidarle un giorno".

Questa è la nuova sinistra. La vecchia è quella che sogna il progressivo e nn aggressivo acclimatamento di tutte le culture nello stesso spazio occidentale, e mondiale. Ma Baudrillard incalza:

"Naturalmente, nulla impedisce che i nostri illuminati politici e intellettuali considerano la rivolta di autunno [nelle banlieues] come incidenti minori sulla strada della riconciliazione democratica di tutte le culture. Tutto indica che, al contrario, che si tratta di fasi successive di una rivolta di cui non si vede la fine".

Sicché parrebbe di capire: la sinistra riformista e democratica dà un’indicazione prognostica sulla base di una diagnosi completamente errata, mentre la nuova sinistra radicalmente critica ha la diagnosi giusta, ma ha solo prognosi infauste. Stiamo bene combinati

(E se ci fosse modo di pensare che il non essere integrati in valori europei non significa solo essere dis-integrati, andare in frantumi? Se si trattasse di costruire uno spazio del genere?)