Archivi del giorno: aprile 7, 2006

Tutti al cinema!

A vedere Basic Instinct 2

Quote

1,2; 5,2; 40. Le quote di Betfair sul prossimo Presidente del Consiglio, al momento

La seconda volta

E’ la seconda volta che il caimano mi taglia la strada. La prima volta, mi paralizza Salerno impedendomi di raggiungere il cinema per vedere il film; oggi mi paralizza Napoli chiudendo a Piazza Plebiscito, alle 18.00,  la campagna elettorale, mentre io dovrei andare a via monte di Dio, alle spalle di Piazza Plebiscito, all’Istituto, per l’ultima lezione di Vitiello.

(Così faccio la mia dichiarazione: di voto: è nel mio interesse che il caimano perda. Il mio sì che è un voto di libertà – libertà di circolazione, beninteso).

 

I fatti e le opinioni di Glucksmann

Su New Republic (previa registrazzione) André Glucksmann torna sulla questione delle vignette e sul tema della libertà d’espresssione, per domandarsi: in nome della libertà d’espresssione, e per far le cose giuste, dobbiamo difendere la pubblicazzione di quelle vignette così come eventualmente quella di vignette negazioniste sui campi di sterminio? Ma no, dce il filologo. Perché le une riguardano credenze, le altre fatti. Non dobbiamo mettere micca sullo stesso piano credenze e fatti. E così ariviamo al punto, il vero scontro:

Our planet is not in the grips of a clash of civilizations or cultures. It is the battleground of a decisive struggle between two ways of thinking. There are those who declare that there are no facts, but only interpretations–so many acts of faith. These either tend toward fanaticism ("I am the truth") or they fall into nihilism ("nothing is true, nothing is false"). Opposing them are those who advocate free discussion with a view to distinguishing between true and false, those for whom political and scientific matters–or simple judgment–can be settled on the basis of worldly facts, independently of arbitrary pre-established opinions.

Ora, poiché i filosofi, anche a volerli considerare tutti o quasi perduti alla causa dei fatti, sono numericamente molto pochi, rispetto ai miliardi di uomini che popolano la terra, o non c’è partita, oppure i pochi filosofi che ci sono al mondo occupano le casematte del potere, oppure ancora come tanti Rasputin governano occultamente il pianeta. Perché sono sicuro che se stamane ciascuno di noi, a rischio del radicolo, chiede a chiunque incontri per strada, filosofo o non filosofo, quando si vota, otterrà risposte abbastanza univoche (domenica, domenica e lunedì, non lo so: saranno pochi quelli che cominceranno dicendo che il tempo è relativo, o che il concetto di voto è vago).

E allora bisognerà chiedere a Glucksmann: perché scrivi un articolo per spiegare che il pensiero anti-totallitario è il pensiero che distingue fati e opinioni, non confonde i fatti con le opinioni, però sei il primo a non distinguere bene le cose? A non distinguere per esempio fatti empirici e fatti storici, ma anche tipi di credenze, poiché è un fatto che non tutte le credenze hanno lo stesso grado di plausibilità, ed è parimenti un fatto che non tutti i fatti hanno lo stesso grado di oggettività. Perché Glucksmann ripropone questa indecente caricatura, per cui uno il quale ritenga che non sia possibile separare in tutto e per tutto i fatti dalle opinioni è uno il quale crede che essendo tutto interpretazione si può sostenere con pari legitimità che Glucksmann è francese, o che è un incanutito enfant prodige della filosofia o un pessimo filosofo? Ecco: perché Glucksman non riesce a distinguere la testa di turco contro cui si scaglia (tutto è interpretazione, posso dire quello che voglio) dall’ermeneutica filosofica (l’uomo esiste allo stato interpretativo, il mondo esiste allo stato interogativo)?

(E ancora – questione di principio -: perché nutre assoluta fiducia che, separati i fatti dalle opinioni, non spunti fuori un giorno un fatto biologico che tolga il diritto di voto a qualche categoria di uomini? Crede forse che la democrazia si fondi su fatti? E crede che la distinzione tra fati e opinioni sia un fatto? E se lo crede, non difende così – del ttto legitimamente – un’opinione?)

(E ancora – questione delle vignette – la legge osa distinguere in generale fra opinioni che offendono e opinioni che non offendono ma costituiscono libera espressione del pensiero. La legge, più coraggiosamente di Glucksmann, distingue cioè tra opinione e opinione – a meno che non si voglia sostenere che l’accertamento del carattere offensivo di un’opinione appuri un fatto). 

P.S. Anche Glucksmann è stato un enfant prodige, mi pare. Comincio a pensare, è la mia opinione, che, a parte Schelng, non porta buono fare gli enfant prodige in filosofia).