Archivi del giorno: aprile 9, 2006

Numeri

"Quanto alla speranza, al timore, alla sicureza, alla disperazione e alla gelosia, è evidente che tutte queste pasioni rinascono da una falsa imaginazione" (Spinoza).

Io non capisco questo fiorire di numeri sulla rete. E’ la soddisfazione di poter dire, lunedì pomerigio, ho indovinato? Ma che sodisfazione è dire: ho indovinato? Si vuole dimostrare di avere fiuto? Ma o mi si dice sulla base di quali dati e di quali calcoli vengono fuori i nummeri, oppure quel fiuto lo rifiuto. E’ per gioco? Ma che gioco è tirare a indovinare? Ho pensato un numero da 1 fino a 10: nei commenti, che ne dite di divertirvi a indovinare quale?

(Che se proprio ci tenete, consiglio di individuare una decina di amici o conoscenti (fra loro in non stretti rapporti) ai quali fornire dieci previsioni diferenti dei risultati elettorali delle principali liste. C’è da suporre che una la imbrocherete. Presso uno dei vostri amici, avrete d’ora innanzi fama di esperto finissimo di cose politiche, che a quelli dei sondaggi non li vede proprio. E son vere soddisfazioni).

Ancora su verità e democrazia

 
Sul Manifesto, dopo l’articolo di Luisa Muraro e quello di Ida Dominjanni, sul tema verità/democrazia si può leggere l’articolo di Franca D’Agostini. Qualche osservazione:
1. dedicare un bel pezzo dell’articolo a deflazionisti e truthmaker theorists per scoprire poi che non ci servono granché (infatti non ci servono granché) non è che serva granché;
2. dire che del situazionismo è principio l’impostura rivelata e poi dire che Berlusconi è un situazionista a metà, nel senso che impostura sì ma rivelazione no, non ha molto senso: o quello che è indicato come principio non è principio, oppure lo è, ma allora Berlusconi non ha a che vedere col situazionismo;
3. presentare Berlusconi (situazionista) e Ferrara (nichilista) come appartenenti a un regime del vero, anzi del non vero, che in qualche misura ci appare superato – quel regime, par di capire, che mescola relativismo, nichilismo e volontà di potenza – significa farla piuttosto facile, specie se poi si dice che la condizione in cui versiamo oggi è quella delle mezze verità: non si capisce infatti perché Berlusconi e Ferrara non dovrebbero o potrebbero appartenervi, ma dovrebbero essere invece figure addirittura culturalmente retrò, da “anni ‘60”;
4. stanare l’errore che vuole che la democrazia legittimi il nichilismo della verità mi pare una buona, anzi ottima cosa (era il senso del mio articolo), ma non so quanto l’errore sia stanato se si afferma che, ben lungi dall’esserci molte verità, ce ne sono solo due o tre in conflitto tra loro, e soprattutto se si aggiunge piuttosto esigenzialmente che “c’è una verità storica” perché “c’è, deve esserci, una posizione storicamente migliore” (corsivo mio);
5. ritenere che il problema siano le mezze verità può andar bene; aggiungere che però oggi c’è Internet ed è possibile controllare molte più cose, mi sembra una semplificazione veramente notevole;
6. ragionare per analogia e far valere il fatto che una frazione finita può ‘contenere’ una sequenza decimale infinita per sostenere che è possibile “governare la totalità”, che vi sono verità parziali che esprimono verità totali, è abbastanza ardito, specie se non si spiega in che modo trovare una formula che governi una totalità storico-sociale (che sembra sia altra e più complessa cosa di un rapporto numerico);
7. chiedere che concetti come realtà e verità tornino a "fare il proprio lavoro tranquillamente, senza enfasi eccessive, e senza eccessive limitazioni", va bene, ma lasciar credere infine che la verità può tranquillamente tornare a implicare solo, senza troppe complicazioni ermeneutiche, l’accertamento del dato, è filosoficamente piuttosto insoddisfacente. E’ difficile infatti credere che la saldatura di democrazia (politica) e verità, contro l’idea che nichilismo della verità e democrazia vadano a braccetto, possa riuscire in nome dei fatti (accertabili o no): come se fossero i fatti ad esser per lo più negati, o come se le idee fossero fatti.