Archivi del giorno: aprile 13, 2006

La palma della migliore analisi del voto

"I temi che abbiamo introdotto nella campagna elettorale con l’Appello per l’Occidente sono stati centrali e forse determinanti per la tenuta del centrodestra".

"La questione della nostra identità e delle nostre radici, l’anemia dell’Eurpa, i valori della vita e della persona, i temi etici, la crisi dei modelli di integrazione e i rischi del fondamentalismo terrorista, hanno costituito un corpus a cui gli elettori hanno mostrato di prestare grande attenzione al punti di farli pesare nell’urna"

Ma il Presidente Pera dove l’ha fatta la campagna elettorale? Forse sui bastioni di Lucca era tutto un parlare di valori e di crisi dei valori, però nel resto d’Italia non ce ne siamo accorti, e abbiamo sentito parlare piuttosto di tasse e cuneo fiscale, di ICI e legge 30 (e ovviamente dei comunisti).

Mammone

"A peculiarly Italian part of the problem is the stay-at-home son, or mammone". L’inchiesta di Time Europe, una settimana fa.

L'immagine nei secoli

Ieri sulla questione dell’immagine ho sentito discutere due tra i maggiori studiosi italiani di estetica in Italia, Pietro Montani e Paolo D’Angelo (invitati da Pina De Luca e Aldo Trione, padroni di casa). L’occasione era l’ultimo libro di Emilio Garroni, scomparso lo scorso anno. Io non ho letto il libro, e conosco poco anche l’opera di Garroni: il mio giudizio riguarda dunque solo il dibattito di ieri, che ha ruotato intorno a una nozione cardine dell’estetica di Garroni, quella di immagine interna – che si trova più o meno dove si trovava lo schema nell’opera di Kant: l’immagine interna non è una figura esteriore, e non è nemmeno un concetto.
Ora, mi ha molto colpito che gli autorevoli studiosi non dedicassero nessuna particolare riflessione al carattere terribilmente problematico di questa idea, che noi si abbia un’immagine interna. Tanto più che questa immagine interna, ben lungi dal fare problema, è chiamata a risolvere tutti i problemi che si presentano, per dir così, “all’esterno”. Ero pronto a domandare per esempio (per esempio, perché un nugolo di domande mi ronzava attorno): ma esistono figure interne? Se sì, come si distinguono dalle immagini interne?; se no, vi rendete conto che la coppia interno/esterno è solo uno strano trucco inventato secoli fa per fare quella distinzione che altrimenti non si saprebbe come fare?
 
Ero pronto a domandare questo, quando il telefono si mette a vibrare. Esco: "Massimo. Enrico sta piantando un piccio che non finisce più, non è che puoi venire? Non lo riesco a calmare". E così sono corso all’Isola di Peter Pan. Ma, giunto lì, vedo Enrico giocare allegro insieme agli altri bambini.
 
Me lo immaginavo.
 

Il ritratto nei secoli

Magiste riporta un bell’articolo di Lucetta Scarafia, che è andata a vedere Antonello da Mesina e ne scrive:

"questo imparegiabile maestro del ritratto ci fa quasi toccare con mano – nei sogetti sacri ma anche in quelli profani – come i suoi volti umani così intensi e speciali nascano dall’umanità dei suoi Ecce Homo e delle sue Madonne. Per interpretare il volto specifico e farci cogliere la sua personalità unica e irripetibile al di fuori di ogni tipizzazzione data da ruolo sociale ed età – operazione riuscita ad Antonello con una intensità forse ineguagliata – bisogna prima avere meditatto sul volto di Dio incarnato".

La tesi non è nuova (e Scarafia infatti comincia da Hegel): solo col cristianesimo, con il Dio che si fa uomo, con l’uomo ad immagine di Dio, "ogni essere umano nella sua unicità è anche infinitamente interessante e la sua vita, anche banale, assume un senso, e perciò Antonello e l’arte occidentale lo ritrae.

La domanda però è: quanti secolo ci vogliono perché dal Dio che si fa uomo si arrivi al ritratto (al ritratto dell’uomo "unico e irripetibbile" non del tipo del santo o dell’eroe), a "questa forma d’arte così poco diffusa al di fuori dell’Occidente, cioè dei paesi di matrice culturale cristiana – [che] nasce proprio da una tradizione religiosa che si fonda sull’Incarnazione, su un Dio che ha preso fattezze e debolezze umane"? Se ci vuole il cristianesimo per l’arte del ritratto, cos’altro ci vuole, visto che passano diversi secoli prima che quell’arte si affermi?

Si capisce allora che questa non è "un’altra prova, se ce ne fosse bisogno, che la cultura europea è impensabile senza l’apporto del cristianesimo e del suo Dio fatto uomo", ma è una prova, se ce ne fosse bisogno, che la cultura europea è impensabile senza molte cose, mica solo senza l’apporto del cristianesimo. Diciamo anzi: l’apporto del cristianesimo e un millennio e rotti anni di altra robba, perché si arrivi a ritrarre al naturale un uomo specifico e a cogliere la sua personalità unica e irripetibile.