– Pronto! –
(con voce concitata) – Pronto Giovanni, sono io! Prendi carta e penna! -.
– Pronto, ma chi è? –
(con voce ancora più concitata) – Sono io. Dài, sbrigati! –
– Ma io chi? –
– Dài, Giovanni muoviti che devo dare la traccia anche a Isabella -.
– La traccia a Isabella? Ma chi sei? Ma quale traccia? –
– Ma come quale traccia: la traccia del tema di domani, Giovanni! Ti vuoi muovere o no? –
– Ma io non so nulla!
– Ma… ma scusa: ma sei Giovanni Aldobrandi?
– No! Sono Giovanni Amato!
– Oh! Scusa… cioè, io… scusa… dovevo chiamare un amico… scusa… Ho sbagliato numero… ma tu ti rendi conto… adesso devo chiudere perché devo dare la traccia… cioè no… non ho detto nulla… scusa, ciao…
– Aspetta! –
Quando il Giovanni di turno diceva "aspetta!", era spacciato. Definitivamente. Mi rendo conto che lo scherzo era crudele crudelissimo, cattivo cattivissimo (si sa che da ragazzi siamo tutti un po’ cattivelli), ma aveva una sua elevata moralità. Si telefonava a un Giovanni che il giorno dopo doveva sostenere l’esame di maturità, fingendo però di cercarne un altro, di Giovanni. Dall’altra parte, la vittima dello scherzo, chiarito il finto equivoco, aveva la possibilità di salvarsi: salutare e chiudere. Ma non succedeva mai. Succedeva invece che chiedesse, dovendo fare pure lui l’esame (pure lui: come l’altro, inesistente Giovanni), chiedesse di avere comunque la traccia, anche se la telefonata e la traccia non erano destinate a lui. Noi (io e mio fratello, i carnefici) ci facevamo pregare un po’, chiedevamo di fare in fretta, di non farci perdere tempo, maledizione! e soprattutto di non divulgarla oltre (anche questo non succedeva mai), poi sparavamo le tracce più incredibili di temi d’italiano che siano mai state proposte a malcapitati studenti. Ricordo ancora una frase di Giovanni XXIII lunga quanto un’intera pagina, dettata a velocità supersonica e mangiandosi le parole mentre dall’altra parte lo sventurato scriveva furiosamente, chiedeva di ripetere e veniva insultato per il tempo che faceva perdere lui che non c’entrava nulla, e alla fine quello non sapeva se ringraziare, scusarsi o costernarsi per l’immane compito che gli si presentava l’indomani. Ricordo certe insensatezze oracolari oppure ispirate, e i temi che di Leopardi o di Manzoni prendevano sempre gli aspetti più sconosciuti, con l’obbligo espresso di non parlare praticamente di tutto quello che si studia a scuola.
Ne parlo adesso, per fare i miei migliori auguri ai ragazzi sotto esame e perché il reato è caduto in prescrizione. (E speriamo che non passi di qua qualche vittima dell’antico scherzo)
uahhhhhhhhhhhhhhuuuu….bellissmo questo scherzo!
Scusami, eh, ma mi dici perché ‘sta delizia non si possa rifare? Hai una morale che è sensibile alle prescrizioni? Contattami, ci organizziamo per l’anno prossimo – ma ci organizziamo benino-benino – facciamo un esperimento sociologico-situazionista, chiamiamo uno che mastichi di statistica, facciamo un libro bianco, un saggio-inchiesta, un manuale da sommellerier antropologico. Scusami se so’ prosaico – ce famo ‘a grama (come direbbe l’altro Adinolfi).
Io ho smesso di farlo perché ho smesso di avere amici o conoscenti in età da esame di maturità. Mma si può ricominciare, come no.
(Che faccio, cancello il post?)
Mentre leggevo il post ho pianto dalle risate, ma pianto sul serio! Che scherzo grandioso!!!
Mi ricordo le vittime (in particolare mi ricordo di una certa Anna che – avendo subodorato qualcosa dopo le prime smozzicate parole – fece finta di essere la vera destinataria della telefonata – spacciandosi per l’Aldobrandi di turno. Comunque si beccò un’improbabile funzione matematica iperbolica ma … irrisolvibile!). Abitava al primo piano (noi al quinto) quella sera le luci rimasero a lungo accese!
Ciao
L’altro carnefice
PS Sono disponibile a ripetere lo scherzo (non per divertirmi ma per fare l’indagine sociologica!). Cancella il post
Ho sempre pensato che tu fossi un genio.
Ha ragione fardi, sei un genio. Del male, ma un genio.
Cari bravi fratelli, avete dimenticato la variante,forse piu’ soft, della chiamata da parte della sedicente segrateria scolastica che informava il malcapitato dell’assenza di un assurdofantomaticoinesistente certificato (che neanche il prefetto avrebbe potuto rilasciare in giornata!) che non avrebbe permesso l’indomani di sostenere l’esame..
Una vittima,vostro cugino.