Nato ai bordi di periferia – come cantava, in rappresentanza della mia generazione (credo) Eros Ramazzotti – ho avuto la fortuna di non trascorrere neppure un’ora della mia vita in palestra. Negli anni in cui fioriva il body building, e a Salerno spopolava Tony Regalino, io ho continuato ostinatamente a giocare da mane a sera per strada: a t’ foc e t’ lisc’, a pallone, in bicicletta. (Guardie e ladri in bicicletta era lo sport estremo). La mia indole filosofica, critica di ogni ideologia, si manifestava nel rifiuto pregiudiziale del tempo pieno e di qualunque attività parascolastica oltre l’orario obbligatorio di lezione. Refrattario all’idea di andare in un luogo ad un’ora determinata per rimanervi per un tempo determinato, ho resistito tra gli scout meno di tre mesi (non così due dei miei tre fratelli), e non ho fatto neanche un’ora di pianoforte (non così i miei tre fratelli). Ho rifiutato il viaggio d’istruzione in Inghilterra, preferendo l’acquisto della bici da corsa. Sono venuto su bene.
Con queste premesse, posso riaprire il sondaggio sul miglior aggettivo per la signorina istruttrice che ha fissato per domani sera alle ore 21.00 il saggio di fine anno per mia figlia (5 anni e mezzo), e nel corso di quest’ultima settimana, per le prove, ha imposto i seguenti orari: Domenica 16-18.30; Lunedì 15.30-18-30, Martedì 16-18-30, Mercoledì 16-20.30 Giovedì (oggi) 16-20.30 Venerdì mattina 10-13.30; Venerdì pomeriggio 19-21.
Costo del tutù: 76 EURO. Non so quante mamme leggano il mio blog, ma affido questo muto grido di protesta alla blogosfera, e prego per la loro redenzione.