Archivi del giorno: luglio 5, 2006

Il professore e la bambina

L’arte di fare esami:
Una giornalista che voleva parlarmi della civilizzazione in Dostoevskij perché nelle Memorie ha trovato la parola. E oggi c’è la guerra e un sacco di spargimento di sangue che io mi chiedo se veramente c’è la civilizzazione come dice Dostoevskij. Però, anche se non sono d’accordo, devo dire che la traduzione è bellissima perché, sa, non conosco il russo, però mi è piaciuto molto lo stile meraviglioso della traduzione. Sarà. Ma, scusi, tutto questo cosa c’entra con l’esame? No, è che io sono anche poetessa, e mi emoziono molto.
 
Un avvocato a cui la filosofia piace molto anche se allo studio tutti gli dicono ma cosa perdi tempo a fare che son tutte fesserie. Però ci sono alcuni colleghi che pensano che la filosofia serva a capire meglio le persone, anche quelle che non dicono. E io non so se ci riuscirò mai. Ma comunque la filosofia mi affascina. Non so dire perché. Forse perché non la conosco. Ma allora l’affascinano anche l’astrofisica e la paleontologia, faccio io. No, è strano, ma così mi affascina solo la filosofia. Però so bene che ci sono tante cose che ancora devo sapere, lei mi deve scusare, professore.
La scuso.
 
Una ragazza che mi scusi professore ma sono emozionata. Non si preoccupi. Mi dica: di cosa parla la prima parte di Verità e Metodo? Non lo so, non l’ho letta. E di cosa parla allora la terza parte di Verità e Metodo? Non lo so. Ma è il programma d’esame! Mi scusi, signorina, ma ha studiato? Sì professore, glielo giuro. E allora come mai…? Non lo so, è che sono emozionata, gliel’ho detto. Ora sto a anda’ in confusione. Però lo so. Passa un secondo, poi scoppia a piangere disperata. Professore io prendo i farmaci contro la depressione. Mi spiace. Ci vuole mezz’ora perché la calmi e mi faccia promettere che però a settembre tornerà. Guardi che compilo già il verbale con il suo nome. Guardi, dico sul serio. Lo compilo. Lei sorride, si asciuga gli occhi e se ne va.
 
Una professoressa che insegna diritto ma che vuole laurearsi per la soddisfazione, per lei stessa, perché vuole capire. No, professore, non ho capito, me ne vado.
Bene, dico io. Le fa onore.
 
Infine una mamma che doveva solo verbalizzare ed allora è venuta anche con il figlio di tredici anni e la figlioletta di sei. Come si chiama? Marika.
Marika R.! Tocca a lei, dico io. La bambina entra, guarda la mamma, sorride, si siede. Io le porgo carta e penna. Mi disegni un coccodrillo, le faccio. Allora lei prende la penna e disegna il coccodrillo. Bene. E adesso mi disegni un mangiasassi verde. La bimba si rabbuia, guarda la mamma, guarda me. Ma non esiste, dice. Lo disegni lo stesso. Allora lei si fa seria (c’è poco da discutere, avrà pensato). Va bene, dice. E disegna sul foglio, accanto al coccodrillo, un mangiasassi verde. Bene. Ora metta il suo nome. Lei firma a stampatello: Marika. Bene può andare.
La bimba si alza e se ne va.
P.S. (Il disegno sarà in rete non appena torno a casa, lo fotografo e lo posto. L’ho promesso alla bambina)

Permettete un pensiero poetico?

In questi giorni in cui davanti alla Tv stiamo in venti milioni e più, non trovo di meglio che postarvi una poesia, la prima che compare sul blog azioneparallela (e che più seriamente potete ascoltare qui):

Ecce Video

In memoriam E. H.
ritrovato nel suo appartamento
nove mesi dopo il decesso
seduto davanti alla tv

I.
Morì fissando il suo Televisore
la sfera di cristallo del presente,
guardava il Niente e ne vedeva il cuore,
cercava il Cuore e non vedeva niente.

Chi sfidò il lezzo del buio malfermo
si accorse che veniva dall’Illeso,
non dal Morto, ma dal Morente Schermo,
non dal Corpo, bensì dal Video acceso.

Carogna divorata dagli insetti,
Il Monitor frinisce e brilla breve
senza più palinsesti e albaparietti.
La Sua vita larvale svanì lieve
(goal, quiz, clip, news, spot, film, blob, flash, scoop, E.T.),
circonfusa di niente, effetto neve.

II.
Per interposta decomposizione
(Transfert, Pasqua del Video, Eucarestia)
la parodia della Resurrezione
ebbe la forma di Tele-patia.

Fu una morte mimetica, vicaria,
e l’animula vagula, farfalla
luminosa del pixel, volò in aria,
blandula bolla che ritorna a galla.

Quale anima risale verso il cielo?
Se la merce, marcito status symbol,
si fa carne corrotta, rotto il velo

l’Immagine si muta in cirro, nimbo,
diventa puro spolverio, sfacelo,
onda di impulsi e interferenze, Limbo.

(V. Magrelli, Poesie e altre poesie, Einaudi, Torino 1996)