Archivi del giorno: luglio 20, 2006

Facciamo un esempio

Per non dispiacere nessuno, prendo un esempio di ciò che intendo proprio dai giornali. L’editoriale di Ernesto Galli della Loggia apparso ieri sul Corriere. Io comincio a leggerlo con il proposito di formarmi un’opinione, ma man mano che procedo nella lettura comincio a chiedermi se, indipendentemente da torti e ragioni, è scritto in maniera che le sue asserzioni siano coerenti e giustificate. L’editoriale in questione non è affatto scritto male. Galli commenta le parole del Ministro degli Esteri D’Alema, a proposito della sproporzione fra l’attacco a Israele e la sua reazione. La sua opinione è: la reazione è sproporzionata, ma ci rendiamo conto di cosa sia e di cosa capita in Israele da qualche decennio in qua? Ora, perché, giunto alla fine, Galli aggiunge un periodo sul valore simbolico del territorio sopra il quale sorge lo Stato di Israele, periodo che con il resto dell’articolo non c’entra nulla? Io immagino che l’articolo finisca prima dell’ultimo periodo, e vedo che non perde in nulla la sua efficacia. Anzi: forse che se le terre fossero altre, la reazione sarebbe meno o più sproporzionata? (A riprova, leggete Israel, che con amara ironia mette austriaci e italiani al posto di palestinesi e israeliani, e il gioco gli riesce, secondo la sua opinione, senza ulteriori investimenti simbolici). Ovviamente, l’articolo è opinabile: qualcuno potrà dire poche storie, la reazione è sproporzionata e basta, e qualcun altro che non lo è affatto. Ma io non riesco ad ‘opinarlo’: prima ancora di ‘opinarlo’ io lo butto semplicemente via, perché è palesemente difettoso. E a che vale avere opinioni anche dotte, quando poi difetta la capacità di ragionarci su?

(Qualcuno potrebbe difenderlo così: non hai capito, Galli vuol proprio dire che solo il significato simbolico di quelle terre spiega la reazione sproporzionata. Ma, se è così, perché non porta uno straccio di argomentazione? Perché si limita a mettere in fila reazioni ‘esagerate’, per poi limitarsi a dire che non si comprendono se non si tiene presnte il valore simbolico? Se questo è il senso del suo articolo, dov’è non dirò la dimostrazione, ma l’argomentazione che sostiene la sua opinione? Forse l’articolo doveva cominciare là dove finisce)

Lo vedo strano

La mia dieta mentale prevede che io mi formi il minor numero di opinioni possibili. La tenuta di un blog è una costante tentazione a trasgredire la dieta, ma io mi sforzo di portare opinioni che siano perlomeno argomentate, e così mi assolvo. Le poche volte che rilascio un’opinione senza argomentazioni a sostegno, è perché confido in cuor mio che saprei trovarne di buone.

A voler rispettare questa regola, non mi riesce di formarmi un’opinione su ogni singolo episodio dell’infinita crisi medio-orientale. Non parlo degli obiettivi di lungo periodo, del diritto dei popoli, della pace o della sicurezza. Parlo di cose come chi ha cominciato, se la reazione sia proporzionata, se c’entrano la Siria o l’Iran o tutti e due, se debba andarci l’ONU, se l’Europa debba muoversi e come, ecc. ecc. Non che non abbia opinioni in proposito, ma si tratta appunto di opinioni, fondate su dati di seconda e terza mano. Io non nutro un particolare interesse per le mie opinioni (in quanto opinioni), figuriamoci per quelle altrui. E invece vedo che molti blogger, compresi quelli che apprezzo e stimo, non hanno alcuna difficoltà a formarsene una. Beati loro. Peraltro, sono abbastanza convinto che molti non supererebbero un esame di storia contemporanea, eppure vedo che nutrono opinioni precise su faccende sulle quali io non mi raccapezzo affatto.

Ma manifestare un’opinione è anche un atto politico, e io non penso affatto che si sia titolati a compierlo solo con assoluta cognizione di causa. Mi domando tuttavia perché certi blog sentano questa urgenza politica, e se siano consapevoli che è essa, più che la conoscenza diretta della questione a spingerli a scrivere. Non vorrei essere frainteso: non sto proponendo cose alle Sartori. Sto solo dicendo che la natura del mio blog torna ad apparirmi strana, ogni qual volta vedo la blogosfera scossa e fremente, attraversata da quei temi sui quali tutti sentono il bisogno di dire la loro: che si tratti dei Mondiali di calcio o, questa volta, della crisi in medio-oriente (di nuovo, non in generale, ma nello specifico dell’attuale spirare dei venti di guerra). Proprio allora, io sento molto poco il bisogno di dire la mia, preferisco anzi non averla neppure.

(Mi si dirà: ma per i giornali è la stessa cosa. Le opinioni vi galleggiano allegramente. E’ vero. Ma io non sono il titolare di un giornale).