Per non dispiacere nessuno, prendo un esempio di ciò che intendo proprio dai giornali. L’editoriale di Ernesto Galli della Loggia apparso ieri sul Corriere. Io comincio a leggerlo con il proposito di formarmi un’opinione, ma man mano che procedo nella lettura comincio a chiedermi se, indipendentemente da torti e ragioni, è scritto in maniera che le sue asserzioni siano coerenti e giustificate. L’editoriale in questione non è affatto scritto male. Galli commenta le parole del Ministro degli Esteri D’Alema, a proposito della sproporzione fra l’attacco a Israele e la sua reazione. La sua opinione è: la reazione è sproporzionata, ma ci rendiamo conto di cosa sia e di cosa capita in Israele da qualche decennio in qua? Ora, perché, giunto alla fine, Galli aggiunge un periodo sul valore simbolico del territorio sopra il quale sorge lo Stato di Israele, periodo che con il resto dell’articolo non c’entra nulla? Io immagino che l’articolo finisca prima dell’ultimo periodo, e vedo che non perde in nulla la sua efficacia. Anzi: forse che se le terre fossero altre, la reazione sarebbe meno o più sproporzionata? (A riprova, leggete Israel, che con amara ironia mette austriaci e italiani al posto di palestinesi e israeliani, e il gioco gli riesce, secondo la sua opinione, senza ulteriori investimenti simbolici). Ovviamente, l’articolo è opinabile: qualcuno potrà dire poche storie, la reazione è sproporzionata e basta, e qualcun altro che non lo è affatto. Ma io non riesco ad ‘opinarlo’: prima ancora di ‘opinarlo’ io lo butto semplicemente via, perché è palesemente difettoso. E a che vale avere opinioni anche dotte, quando poi difetta la capacità di ragionarci su?
(Qualcuno potrebbe difenderlo così: non hai capito, Galli vuol proprio dire che solo il significato simbolico di quelle terre spiega la reazione sproporzionata. Ma, se è così, perché non porta uno straccio di argomentazione? Perché si limita a mettere in fila reazioni ‘esagerate’, per poi limitarsi a dire che non si comprendono se non si tiene presnte il valore simbolico? Se questo è il senso del suo articolo, dov’è non dirò la dimostrazione, ma l’argomentazione che sostiene la sua opinione? Forse l’articolo doveva cominciare là dove finisce)
ecco, anch’io tento di non formarmi troppe opinioni di ottava mano. ma l’amara ironia di israel è davvero troppo amara: chi glielo va a dire ai palestinesi che vivono come in sudtirolo?
La comunicazione non deve dimostrare niente, vende e basta.
Massimo, quello di Galli della Loggia mi pare uno stratagemma retorico abbastanza convenzionale. Vale a dire: se io scrivo un pezzo bene argomentato dal principio fino alla fine, salvo una conclusiva affermazione (che invece argomentata non è), il lettore meno avveduto facilmente avrà la sensazione che quella conclusiva affermazione sia sostenuta da tutto il resto del discorso, e sorvolerà sulla mancanza di argomentazioni. Siamo d’accordo ch’è una porcata, ma spesso funziona.
Tra Achille e la tartaruga vi è un punto di incontro che potrebbe farsi risalire al punto di partenza conservando un concetto di equidistanza necessario e sufficiente.
tun esempio sim_bolico e calzante potrebbe essere il medesimo: Galli della Loggia, Ferrara e Socci.
La scuola è religione e dialettica koinè; la visione di intenti è diversa ma gioca sullo stesso piano …sionismo interculturale di fondo come siamo da tempo abituati a masticare in certi ambienti Accademici ?
Codesto è il dilemma !!
Complimenti per il blog. Inter_Ess_Ante
leMarquis