Porphyrios mi chiede con apprezzabile ironia: come si distingue il vero dal falso filosofo? Rispondo prendendo abbastanza sul serio la domanda, con qualche breve osservazione in ordine deliberatamente sparso:
1. Lungo tutta la storia della filosofia si fa e si disfa questa distinzione. Se ne può trarre la conclusione che quella distinzione non la si riesce a fare, ma si può anche ritenere che proprio questo farsi e disfarsi abbia a che vedere con l’essenza stessa della filosofia.
2 Se due cose sono indistinguibili, sono perciò identiche? Io credo di no. Il minimo che si possa dire, è che l’identità fondata sull’indiscernibilità è un’identità pro tempore.
3. Che io non possa indicare una volta per tutte l’aspetto sotto il quale la filosofia vera si distingue da quella falsa, significa che la distinzione non c’è, o che non si può indicare a questo modo?
4. Che io non possa indicare l’aspetto sotto il quale la filosofia vera si distingue da quella falsa, significa che non c’è, o che si cancella ogni volta che si traccia? (Faccio spuntare fuori ovunque il tempo, la vita, la prassi).
5. Qual è la natura della linea di demarcazione fra filosofia e non-filosofia? Siamo sicuri che è una linea logica? O somiglia piuttosto al punto in cui l’Achille di Zenone superare la Tartaruga. Poiché Achille supera la tartaruga, ma non in un punto. E se la filosofia si distinguesse dalla non filosofia non già in virtù di un simile punto? Se la filosofia si distinguesse dalla non filosofia, ma non in una proposizione?
6. V’è mai capitato di percepire una certa aria, un certo stile? Non è necessario pensare che siano cose fumose, o inspugnabilmente mistiche.
7. (Non è difficile peraltro indicare quando Achille sia più vicino alla Tartaruga. Non è difficile nemmeno indicare, con buona approssimazione e in termini operativi, la differenza fra la filosofia e la gastronomia. Sicché non disperiamo: certe cose si possono fare pure su un blog).
8. Possiamo anche mettere insieme le due cose: nel tracciare la differenza tra filosofia vera e falsa, quel che conta è lo stile con cui lo si fa, perché poi il tempo e porphyrios cancelleranno la differenza.
9. Ma al non-filosofo interessa tracciare quella differenza? La vera filosofia ha questo interesse, questa specie di passione inutile; la falsa filosofia se ne disinteressa (come la falsa moglie dinanzi al Re Salomone).
10. Poi qui ci posso pure mettere una definizione istituzionale di filosofia, ma sappiamo tutti che sarebbe insufficiente. L’insufficienza dei mezzi logici, l’astheneia del logos è, di nuovo, un’esperienza filosofica. Il non-filosofo terrà semplicemente quella insufficienza come dimostrazione di una insufficienza della cosa, e passerà oltre; il filosofo come l’occasione di una domanda, che lo afferrerà.