La si può leggere qui. È lunga 32 pagine, si scaglia contro il maccartismo antiheideggeriano sui giornali francesi e tedeschi (in specie Le point), sui quali lo specchietto ‘Affaire Heidegger’ attira parecchie allodole, e poi si incazza anche e perfino con E. Faye che parla di inediti corsi hitleriani, e manipola e falsifica, e con un certo professore Gourinat, autore di un manuale, che sè scandalizzato per la "consacrazione ministeriale" della filosofia heideggeriana, come se la comparsa di testi di Heideger nell’esame di Agrégation equivalesse a una consacrazione e Heidegger ne avesse un assoluto bisogno.
Questo Gourinat citerebbe poi lo stesso Heidegger che dice nel ’55 una filosofia heideggeriana non mi interessa per nulla, per concludere che dunque Heidegger lo sapeva lui stesso anzicchenò di non essere un filosofo! Di qui ad affermare che dunque Heidegger rigetta quasi ogni principio e addirittura ogni rigore, non dice mai che roba è il pensiero di cui si parla, perché è tutta una maschera per passare all’hitlerismo, il passo di Gourinat sarebbe breve (e se è così, se a questo siamo, il manuale di Gourinat non lo leggerò mai).
Poi c’è la frase sul Fuhrer (p. 11), e qui l’autore di questa requisitoria mi sembra un po’ troppo assolutorio e vago al tempo stesso. Heidegger si appella al Fuhrer contro i barbari ideologi del nazionalsocialismo.
Ma, di qui in avanti, è tutto molto/troppo assolutorio e vago. Va bene che l’interpretazione di Gourinat è decisamente rozza, ma riesce difficile dare alle parole più compromettenti di Heidegger il senso che secondo l’autore avrebbero: il nazionalsocialismo avrebbe agli occhi di Heidegger il carattere di una sfida al nichilismo moderno e ne sarebbe solo un’espressione.
Verso pagina 20 si torna a Gourinat, che scova l’errore filosofico fondamentale di Heidegger: aver misconosciuto la verità come conformità. Con sgomento scopro di essere sospettabile di acquiescenza al nazismo!
Al’autore non va giù nemmeno che la si metta in forma di dilemma: Heidegger tutto ‘nero’, Heideger a due facce, Heidegger tutto ‘bianco’, (credo perché, essendo palese che tutto bianco non può essere, gli si attribuisce automaticamente un lato oscuro). E soprattutto domanda che finalmente si riconosca che dal ’35 al ’45 Heidegger insegnò in uno spirito esistenziale, con il quale si opponeva al nazismo “dall’interno stesso della catastrofe” (p. 30).
Si finisce coi filosofi francesi che al giorno d’oggi si domandano se leggere i tedeschi valga un’ora di lavoro, e soprattutto lamentando che l’attacco ad Heidegger investe ormai non solo l’uomo, le sue compromissioni col nazismo, ma il suo pensiero, che nell’”incultura organizzata” del nostro tempo viene orrendamente sfigurato con la complicità dei media. Son cose volgari, ma finora non gli si è risposto col tono dovuto. Mo basta, però.