Alle prossime Olimpiadi di Pechino (2008: abbiamo un paio di anni scarsi per prepararci), un’ondata di attentati terroristici. Bombe, kamikaze, spari sulla folla, assalto al villaggio olimpico: cose così (non sono un tecnico, non saprei calibrare rigorosamente gli interventi). Poi: rivendicazioni di democrazia sufficientemente attendibili, un po’ di indipendentismo tibetano, la riesplosione del problema Taiwan (se c’è dell’altro, ben venga). Segue orchestrata (ma non poi tanto: la cosa verrebbe da sé) campagna di stampa contro i pericoli di investimento in un paese con forti problemi politici.
Che ve ne pare: destabilizza l’ordine mondiale o invece funziona? Funziona, dico, per frenare un po’ la corsa economica del gigante cinese, e non sentire noi occidentali sul collo il fiato del dragone? (Con l’India, la stessa strategia andrebbe a nozze, con tutti i problemi che hanno).
Una precisazione: non accetto obiezioni moralistiche basate su cose tipo i costi umani. Se poi mi si dice che la concorrenza economica è pacifica, rispondo: certo, per ora. Ma dico: non vorrà l’Occidente svegliarsi troppo tardi? Non vogliamo far credere al mondo che siamo imbelli? (E poi non sto proponendo una guerra, solo di dare qualche primo segnale).
Beh, funziona? La so fare la guerra, o no? (E’ che mentre Giuliano Ferrara si accalora, io mi sono stufato di cincischiare con i musulmani, e punto al bersaglio grosso: la Cina, intendo. E comunque, magari, qualcuno ci sta già pensando).