Archivi del mese: dicembre 2006

Mazapegul

Corda di canva fata da nov lìgul, cun una ciapra e cun i chév a spìgul; corda par imbalze’ e’ caval de’ re cun e’ pél négar e balzan da tre; par inlazè e’ cavron dl’anma daneda ch’l’à la rogna cun la schena pleda; pr impiadurè la bes-cia buvarena, pr ande int la val a fe tri cuv ad zlena; corda d’canva pr al campan da mòrt, corda pr e’ col dla speia screca fort; corda di canva pr impicher e’ ledar, bona par impicher e’ mazapédar

(da Wikipedia)

Attacco terribile

[Per par condicio]

– Renata, leggi quel cartello! -. – Papà non posso, m’è venuto mal di pancia -.

(Qualche chilometro dopo).

– Papà, non mi passa! -. – Non ti preoccupare, siamo arrivati. Ma tu non leggere, eh -. – Papà, non posso -. – Come sarebbe non puoi? Non guardare fuori -. – Papà non ci riesco. M’è venuto un attacco terribile a leggere -.

Pannella e Saddam

Confesso di non avere compreso bene il senso dello sciopero della sete e della fame di Marco Pannella per scongiurare la condanna a morte di Saddam Hussein. Io sono d’accordo con Pannella: la pena di morte è una scelta politicamente ottusa. Aggiungo, sul piano dei principi , che non mi riesce di condividere l’idea che si possa fare giustizia dando la morte a qualcuno (ma non pretendo qui di discutere la cosa). Capisco che di fronte alla vita di un uomo si possano scegliere forme di lotte estreme. Tanto più quando l’esecuzione della condanna ha sicuramente un impatto politico non trascurabile. Quel che non comprendo, è cosa vi sia in ciò che Pannella chiede al governo italiano che il Ministro Bonino non possa chiedere con altrettanta se non maggiore forza al tavolo del Consiglio dei Ministri. E cosa possa ottenere Pannella che non possa ottenere il Ministro Bonino a quello stesso tavolo. Se l’iniziativa di Pannella è più forte di quella che è nella disponibilità del Ministro Bonino (ma anche dei parlamentari radical; per esempio: minacciare le dimissioni, voti contrari in Parlamento; sfiducia), allora non capisco perché non si tenti prima tutto ciò che precede una decisione così estrema come lo sciopero della sete e della fame. Se invece è più debole, allora non capisco perché, per la difesa del diritto primo e fondamentale di Caino a vivere, non si provi anche l’azione più forte.

Tanto più che leggo qui che ciò di cui si tratta è sostenere una mobilitazione. Ora, voglio dire. 

Le vie del Signore sono infinite

Papino! Papinooo!

Se cadiamo per la strada ci prendono i ladri, meglio andare in cielo con gesù bambino. Ho fatto la mappa. Te la regalo.

Tony Blair

Premesso che condivido, nelle linee generali, l’intervento di Blair apparso oggi sul Corriere (condivido cioè l’idea che la guerra ‘globale’ in corso è una guerra comportata dai processi di modernizzazione, con tutto quel che ne consegue), mi interessa segnalare il passo seguente:

"Nei miei nove anni da primo ministro non sono diventato meno idealista o più cinico. Mi sono solo convinto ancor di più che distinguere una politica estera guidata dai valori da una guidata dagli interessi è sbagliato. La globalizzazione genera interdipendenza e l’interdipendenza genera la necessità di un sistema comune di valori per funzionare. L’idealismo diventa, così, realpolitik".

Questo passo pone la seguente questione: forse che essere di sinistra significava, prima del New Labour, essere per i valori e non per gli interessi? Spero proprio di no. E allora perché Blair la mette così?

Ad Harry (un post dovuto)

Scrive Harry (nei commenti): "I radicali mentono. Se è vero che, come diceva ieri Pannella, si trattava di accanimento terapeutico, allora esiste non solo larga convergenza tra le forze politiche e culturali del Paese nella ridefinizione legislativa della materia, ma esiste anche una prassi deontologica dei medici che sanno in coscienza quando la somministrazione delle cure diventa accanimento terapeutico. La battaglia condotta dal cespuglio radicale è a favore dell’eutanasia, come dimostrano gli appelli che puoi leggere sul loro sito. Ora, è inutile che Cappato in televisione dica che non è eutanasia ma la fine dell’accanimento terapuetico soltanto perché teme ripercussioni giudiziarie. Basta leggere il sito dei radicali per sapere di che cosa si trattava".
 
Visto che Harry, nauseato, ha mancato di controllare [gli ho chiesto infatti di dare una controllatina al ragionamento], e molto me ne dispiace, provvedo io, vincendo a mia volta la nausea.
“I radicali mentono" è la tesi. Vediamo l’accurata dimostrazione di Harry.
Prima ipotesi: se si trattava [in buon italiano: se si fosse trattato] di accanimento terapeutico, allora esiste una larga convergenza, ecc.
Ovviamente, la larga convergenza esiste, se esiste, indipendentemente da quel che Pannella dica o abbia detto, e indipendentemente anche dalla natura del caso Welby. In un italiano più attento ai nessi logici e alla forma linguistica, Harry avrebbe forse potuto scrivere: se è vero che…, allora, poiché esiste una larga convergenza…”: in questo caso manca però la conclusione del ragionamento di Harry. Manca in particolare la dimostrazione, in conclusione, della menzogna dei radicali, la coraggiosa tesi di Harry. A meno che Harry non sottintenda che, siccome c’è la larga convergenza sull’accanimento terapeutico (ma ahimè non sulla fine di Welby, ad oculos), allora non è accanimento terapeutico e i radicali mentono. Ma questo è un ragionamento assai sgangherato, poiché la convergenza c’è (se c’è) sulla figura generale dell’accanimento terapeutico, e non sul caso di specie, se sia (stato) o non sia (stato) accanimento. E dal fatto che c’è una simile convergenza generale ma non quella sul caso di specie, non si vede come possa seguire che dunque i radicali mentono. Si noti infine: mentono. Harry non dice che hanno torto, ma che mentono. Però poi si lamenta che i toni di certi commenti sono fuori dalle righe. E’ fuori dalle righe anche solo accusare un avversario politico di mentire, che è altra cosa dall’aver torto.
Harry continua dicendo che gli appelli dei radicali dimostrano che i radicali si battono per l’eutanasia, e perciò mentono quando dicono che nel caso di Welby è accanimento terapeutico. Anche in questo caso, Harry dimostra di avere difficoltà nel ragionare corretto e fondato. Dal fatto che i radicali abbiano una certa posizione politica Harry trae conclusioni circa la natura del caso stesso. Sarebbe molto meglio se le tirasse in base al merito specifico (essendo in grado di farlo, del che è lecito dubitare). Nulla impedisce ad esempio di essere favorevoli all’eutanasia e di chiedere a gran voce la fine dell’accanimento terapeutico. Anche Welby era a favore dell’eutanasia, a quel che so, ma questo non rende la sua fine un caso di eutanasia praticata. (Per dire: se io sono a favore del divorzio legale, non per questo sono divorziato). Aggiungo che ciò vale qualunque cosa abbia detto lo stesso Welby. Altro è infatti dire: voglio che sia ‘staccata la spina’ – espressione di volontà chiara e tonda – altra è chiedersi in quale fattispecie giuridica o morale rientri la volontà e l’atto conseguente. Quest’ultima faccenda può essere controversa o chiara (per me è chiara pure questa), ma in ogni caso non dipende da quel che io o Harry o i radicali ne diciamo. E l’inferenza che muovesse dalle mie parole, da quelle di Harry o dei radicali potrebbe concludere qualunque cosa circa quel che appunto quelle parole vogliono dire, ma nulla circa la cosa stessa. (Harry, non è difficile convincersene).
Quanto infine alla paura delle ripercussioni giudiziarie, è una mera illazione che da sola dimostra il tenore e il grado di tenuta dell’intero commento di Harry. Illazione che peraltro non tiene conto del fatto che, ben prima dell’epilogo, era possibile ascoltare da ogni parte la stessa opinione: che nel caso di Welby si trattava di interrompere l’accanimento terapeutico, cioè di rispettare la volontà del malato di rifiutare le cure (presupposto soggettivo che è condizione sufficiente, in base al dettato costituzionale, perché si configuri accanimento).
In generale, molto meglio sarebbe non desumere dalle parole dei radicali o di chicchessia nulla crca la natura del caso (di qualunque caso), ma avere la forza di formarsi un’opinione in base alla natura del caso stesso. O, non avendola, non formarsela affatto.

Notte di Natale gaudente e disperata

Un mesetto

Questo blog patirà un mesetto di difficile esistenza. Non solo perché i prossimi sono giorni festivi; non solo perché ai primi di gennaio comincio i corsi (Heidegger e Wittgenstein); non solo perché ai primi di gennaio il libro entra in fase di stesura (Spinoza); ma perché (soprattutto perché) il contratto ADSL scade, a seguita di disdetta, il prossimo 29 dicembre. Sui tempi necessari per avere di nuovo la linea ADSLcol nuovo operatore non formulo neppure auspici. Se passeranno solo tre settimane senza connessione mi considererò fortunato, visti i precedenti.

Fra un mesetto, vedremo come Azioneparallela tornerà. Intanto, difficilmente seguirò le circonvoluzioni della blogosfera, mentre qua e là mi capiterà di postare, ma con la mano sinistra. (In verità, sono mancino).

Auguri a tutti.

In dubio pro vita

“Nessuno può dimostrare che la morte cerebrale determini la separazione dell’anima dal corpo e dunque la morte reale dell’individuo – ha continuato de Mattei –. C’è un alta probabilità che quel corpo cerebralmente leso conservi ancora un’anima, così come quasi certamente ha un’anima l’embrione nella prima fase dello sviluppo” (bioetiche, da zenit)

Roberto De Mattei, vice presidente del CNR, in forze all’Università di Cassino, mai visto in faccia (mai visto a un Consiglio di Dipartimento, e fino all’anno scorso stavamo nello stesso, mai visto a un Consiglio di Facoltà – ma forse non l’ho riconosciuto) – Roberto De Mattei, Consiglio Nazionale delle Ricerche (immagino: ricerche pneumatologiche) lascia intendere che c’è morte reale quando l’anima si separa dal corpo. Ora, siccome le macchine non mi pare registrino con facilità la separazione, sarebbe coerente proporre di non seppellire nessuno, in dubio essendo noi tutti pro vita. Dylan Dog, c’è del lavoro per te:

(Roberto De Mattei, quello dell’Associazione Lepanto, che purtroppo in rete non c’è più, ma di cui si possono ancora apprezzare le idee).

Kultur

Il Papa: "I credenti, in virtù della grande cultura della loro fede, non hanno forse il diritto di pronunciarsi in tutto questo?".

Ah!: è perché sono colti. (La frase citata segue immediatamente il passaggio preoccupato sulle coppie di fatto).

Welby la giustizia e l'umanità

La mia idea sulla fine di Pier Giorgio Welby è nota, ma voglio aggiungere: sono grato al medico anestesista dottor Riccio più che ad ogni altro.

Poi voglio aggiungere un’altra cosa. Mettete su un piatto le parole di Pier Giorgio Welby, e mettete nell’altro piatto le dichiarazioni dei difensori della vita dal concepimento fino al suo termine naturale (trovate tutto sul blog bioetiche). Tarate la bilancia non per pesare il giusto, non chiedo tanto, ma per valutare dove stia l’umanità.

E non è colpa di Dostoevskij se a volte certi prelati fanno la figura di grandi inquisitori. Come ci si può indignare della strumentalizzazione della vicenda Welby e poi far sapere ai giornali che a messa stasera si prega per coloro che lo hanno ucciso?  Questi prelati strumentalizzano la loro stessa fede, la loro stessa preghiera. Chiedono a Dio. La smettessero di chiedere.

Ricordi liceali

Fa uno strano effetto l’articolo di Mario Ricciardi su Il Riformista, a proposito di Pacs. Il senso dell’articolo è: questa roba non ha nulla a che vedere con il matrimonio. Si tratterebbe di dichiarazione resa da due cittadini perché sia più semplice accertare una situazione di fatto e riconoscere certi diritti. Il "paragone più calzante" è quello dell’iscrizione presso l’anagrafe di cittadini residenti all’estero. Sì, d’accordo: son due cittadini insieme, ma insomma: i due possono essere di ogni specie e condizione: "non c’è nella proposta alcun riconoscimento esplicito della famiglia omosessuale, come quello introdotto in altri ordinamenti". Ora, io non ho nulla in contrario contro questo modo di mettere le cose, specie sotto un profilo strettamente giuridico. Specie, poi, se serve perché almeno i Pacs entrino nell’ordinamento giuridico italiano. Dico almeno perché passano i giorni, ma gli argomenti contro il matrimonio civile di Zapatero scarseggiano, non vanno oltre il fatto che il Papa non è d’accordo, e che sarebbero di cattivo esempio – come ho scritto qui, scurateggiando -, mentre nel frattempo in Spagna non avviene la tanto attesa fine del mondo. Né in altri paesi, dove è possibile agli omosessuali adottare, si registra un boom di squilli ai vari telefoni azzurri. Però così sembra che soltanto i cattolici vogliano caricare i Pacs di un significato più ampio, che formalmente parlando essi non hanno. Sembra la cosa un po’ ipocrita per cui devo far finta di non sapere che i Pacs saranno stretti anzitutto da coppie omosessuali.

(Oppure no? Oppure – come un amico alto in grado mi diceva via mail – vedrete che finirà che per motivi fiscali, per qualche pensione da revertere, i Pacs spunteranno come funghi? E allora quel mio amico ha forse ragione: norme severissime per accedere ai Pacs, e matrimonio à la Zapatero subito).

P.S. Mario Ricciardi è filosofo del diritto, insegna a Milano, ma nacque a Salerno e fondò al liceo, in tempi non sospetti, una cellula semiclandestina del partito umanista. Io non mi iscrissi.

Mood

Oggi ho ascoltato se perdo te, domani è un altro giorno, insieme a te non ci sto più, ma che freddo fa, balocchi e profumi, la voce del silenzio, e soprattutto vedrai vedrai e  io che amo solo te.

(E da che sito: questo qua. Non ditemi nulla)

Ci vuole equilibrio

Ho appena appreso da Omnibus La7, che riferiva la notizia data da Radio Radicale, che Pier Giorgio Welby è morto. In studio c’era (c’è ancora) Bruno Tabacci, che riconosce a Welby il merito di avere posto il problema del "giusto equilibrio tra la vita e la morte". Welby non aveva posto questo problema, e la traduzione del problema da lui posto nel linguaggio di Tabacci a me pare un po’ indecente.  Però sono sicuro che quanti si sono lamentati dell’esposizione pubblica della vicenda di Welby, della sua odiosa strumentalizzazione, già saranno tutti lì, in biblioteca in commissione in aula, a studiare una legge. Bravi.

(Mi sono anche ricordato perché, pur non essendo un estremista, non sono mai stato e non sono mai voluto essere un moderato nel senso di Bruno Tabacci. In politica, moderato è uno che usa il linguaggio a questo modo).

Su Welby io penso così: o la persona o la vita.

La proposizione perfetta/3

L’esperienza della cosa richiede una sua specifica determinatezza.

(La prima proposizione perfetta sta qua; la seconda sta qua).