La recensione più interessante al libro di Ferraris sotto citato è quella di Roberta De Monticelli. L’intero lotto delle recensioni è qui. Non mi fanno venire voglia di comprare il libro, ancor meno di leggerlo. In compenso, dialogo ai massimi livelli fra Odifreddi e Ferraris.
(Oggi, tutti a San Rufo, a caccia di cinghiali)
Ho letto il libro, e concordo con la De Monticelli: bella la parte sociologica, meno riuscita quella filosofica. Peccato perché nel precedente Ontologia del telefonino erano riuscite entrambe le parti.
Sul problema dei diversi tipi di credenza (un conto è credere che oggi andrai a San Rufo, un altro è credere nella resurrezione della carne) Ferraris ricorre ad una mossa teorica abbastanza sgradevole. Afferma di conoscere bene tutto il dibattito sul credere, ma di volerlo ignorare. E, se non sbaglio, cita, per chi volesse saperne di più, gli atti di un simposio della Austrian Ludwig Wittgenstein Society… Un testo tra i più reperibili, che hanno in tutte le librerie! Questa è, secondo me, una versione abbastanza triviale del principio di autorità: io ho studiato e voi no, non rompete con queste storie.
De Monticelli uno, Ferraris zero (però il libro di Ferraris non l’ho letto, quindi magari la De Monticelli bara, non saprei).
Anche quella di Langone non è male: sanguigna e incazzata.
Langone è sanguigno e incazzato, ma abbastanza stupido. O ha solo sfogliato il libro, e allora cosa lo recensisci a fare?, oppure ha problemi di comprensione. La parte sui rom cattolici è tragicomica: i rom sono finiti nei campi di concentramento nazisti in quanto rom, non in quanto nazisti. Puoi non essere d’accordo con l’analisi di Ferraris (io ad esempio lo sono solo in parte), ma se te ne esci con i rom cattolici è perché l’aria di Torino ha fatto male a te, non a Ferraris.
Ho letto sia la recensione che il libro, e direi che entrambi barano: uno pari, per quanto mi riguarda.