Archivi del giorno: dicembre 15, 2006

Vibrisselibri

(Non mi sarà quasi mai capitato di copiare e incollare un post. Stavolta lo faccio, per ringraziare i partecipanti a Vibrisselibri di quel che stanno facendo, visto che io ne faccio parte ma non ho ancora fatto nulla. Aggiungo che copio-e-incollo questo post da Lucio Angelini, che ringrazio, perché, per quel che può valere – condivido sottoscrivo e quindi diffondo con entusiasmo i sette punti sette):
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=140407.

1. Io sono l’esatto contrario di un imprenditore: mi piace avere una buona idea e trovare qualcuno che ci stia. Non guardo al profitto, il profitto è un limite».

2. [Perché non fare una casa editrice vera e propria?] «Per uscire dalla logica del piccolo editore, costretto a rifugiarsi nella nicchia per non soccombere alla logica della grande industria editoriale.

3. Io voglio fare azioni esemplari e minimizzare i costi significa avere la libertà dal profitto. Al mio progetto lavorano gratis cinquanta persone che hanno aderito con entusiasmo.

4. [Scusi Mozzi, lei è un editore o il capo di un girotondo per la liberazione della letteratura, un no global del libro?] «Macché, un vecchio democristiano come me [IL SOLITO VEZZO DI GIULIO PER BASIRE L’INTERLOCUTORE, n.d.r.] al massimo può fare un’iniziativa di sinistra riformista».

5. A me non interessa assecondare il gusto, mi interessa l’innovazione. Io penso che ogni libro possa avere più vite. La prima gliela diamo noi su vibrisselibri, sperando che poi ne trovino un’altra di carta. Il mio scopo è che questi libri vengano poi stampati».

6. [Che libri intende pubblicare?] «Libri mostruosi… [cut]… Voglio fare libri che siano mutazioni genetiche [si veda il mio post di ieri, n.d.r.]. Il problema vero dell’industrializzazione dell’editoria è la riduzione della varietà genetica. Sono contro l’eugentica del libro: deve essere fatto in certo modo per andare bene. Questo danneggia la specie».

7. Se io fossi capace di fare soldi come Baricco, farei come lui. Avrei fatto la scuola di scrittura Holden, avrei creato la casa editrice Fandango. Ho molta stima di lui come operatore culturale, c’è molta sufficienza in chi ignora questo fatto. Ma io non ho questo talento. Talenti diversi dal mio, con le mie idee potrebbero farci molti soldi.

Qfwfq

Nei pressi di questo blog, c’è un’enoteca (forse questa, ma non sono sicuro), un sito inutile e la torre di Babele (non credo questa, che s’è trasferita). C’è la zona fumatori (io non fumo). C’è anche Babsi Jones, e mi fa molto piacere, ma dei miei vicini è l’unica che conosca. Se voglio fare quattro passi in più, posso recarmi dalle vecchie e anziane di Bologna, ma la cosa non è che mi entusiasmi. Oppure dai gatti fatti e misfatti, ma se c’è una cosa di cui non mi importa nulla sono le vicede dei gatti altrui.

Insomma, di coloro che frequento e linko, nei miei pressi non c’è nessuno. Negli spazi siderali della blogosfera, di cui è possibile scaricare qui la mappa, o mi metto in cammino, dalla fredda periferia nord occidentale in cui mi trovo, verso il pulsante centro al calor bianco intorno a cui tutto ruota, o non incontro nessuno con cui solitamente scambio quattro ciacchiere (grazie a ffdes, che non sono riuscito a trovare sulla mappa).

Non pensare a

Non conosco il saggio di Peter Sloterdijk, Dans le même bâteau. Essai sur le hyperpolitique (1993, trad. fr. 1997), che per fortuna l’indispensabile suo bibliogramma non indica tra le opere centrali nella vasta produzione del filosofo. Ma oggi mi imbatto in una recensione di Bruno Guitton in cui trovo citata, per essere criticata, la seguente affermazione di Sloterdijk: "Se oggi gli Occidentali non hanno difficoltà a definirsi democratici non è in generale perché essi hanno la pretesa di sostenere coi lori sforzi, quotidianamente, la comunità politica, ma perché considerano a buon diritto la democrazia come quella forma di società che consente loro di non pensare allo Stato, né all’arte dell’appartenenza".

Non so se sia un male o un bene, vedo che il recensore non pare soddisfatto; a me non soddisfa granché Sloterdijk, però mi pare che le cose stiano proprio così.