Archivi del giorno: dicembre 21, 2006

Ricordi liceali

Fa uno strano effetto l’articolo di Mario Ricciardi su Il Riformista, a proposito di Pacs. Il senso dell’articolo è: questa roba non ha nulla a che vedere con il matrimonio. Si tratterebbe di dichiarazione resa da due cittadini perché sia più semplice accertare una situazione di fatto e riconoscere certi diritti. Il "paragone più calzante" è quello dell’iscrizione presso l’anagrafe di cittadini residenti all’estero. Sì, d’accordo: son due cittadini insieme, ma insomma: i due possono essere di ogni specie e condizione: "non c’è nella proposta alcun riconoscimento esplicito della famiglia omosessuale, come quello introdotto in altri ordinamenti". Ora, io non ho nulla in contrario contro questo modo di mettere le cose, specie sotto un profilo strettamente giuridico. Specie, poi, se serve perché almeno i Pacs entrino nell’ordinamento giuridico italiano. Dico almeno perché passano i giorni, ma gli argomenti contro il matrimonio civile di Zapatero scarseggiano, non vanno oltre il fatto che il Papa non è d’accordo, e che sarebbero di cattivo esempio – come ho scritto qui, scurateggiando -, mentre nel frattempo in Spagna non avviene la tanto attesa fine del mondo. Né in altri paesi, dove è possibile agli omosessuali adottare, si registra un boom di squilli ai vari telefoni azzurri. Però così sembra che soltanto i cattolici vogliano caricare i Pacs di un significato più ampio, che formalmente parlando essi non hanno. Sembra la cosa un po’ ipocrita per cui devo far finta di non sapere che i Pacs saranno stretti anzitutto da coppie omosessuali.

(Oppure no? Oppure – come un amico alto in grado mi diceva via mail – vedrete che finirà che per motivi fiscali, per qualche pensione da revertere, i Pacs spunteranno come funghi? E allora quel mio amico ha forse ragione: norme severissime per accedere ai Pacs, e matrimonio à la Zapatero subito).

P.S. Mario Ricciardi è filosofo del diritto, insegna a Milano, ma nacque a Salerno e fondò al liceo, in tempi non sospetti, una cellula semiclandestina del partito umanista. Io non mi iscrissi.

Mood

Oggi ho ascoltato se perdo te, domani è un altro giorno, insieme a te non ci sto più, ma che freddo fa, balocchi e profumi, la voce del silenzio, e soprattutto vedrai vedrai e  io che amo solo te.

(E da che sito: questo qua. Non ditemi nulla)

Ci vuole equilibrio

Ho appena appreso da Omnibus La7, che riferiva la notizia data da Radio Radicale, che Pier Giorgio Welby è morto. In studio c’era (c’è ancora) Bruno Tabacci, che riconosce a Welby il merito di avere posto il problema del "giusto equilibrio tra la vita e la morte". Welby non aveva posto questo problema, e la traduzione del problema da lui posto nel linguaggio di Tabacci a me pare un po’ indecente.  Però sono sicuro che quanti si sono lamentati dell’esposizione pubblica della vicenda di Welby, della sua odiosa strumentalizzazione, già saranno tutti lì, in biblioteca in commissione in aula, a studiare una legge. Bravi.

(Mi sono anche ricordato perché, pur non essendo un estremista, non sono mai stato e non sono mai voluto essere un moderato nel senso di Bruno Tabacci. In politica, moderato è uno che usa il linguaggio a questo modo).

Su Welby io penso così: o la persona o la vita.