Archivi del giorno: dicembre 26, 2006

Ad Harry (un post dovuto)

Scrive Harry (nei commenti): "I radicali mentono. Se è vero che, come diceva ieri Pannella, si trattava di accanimento terapeutico, allora esiste non solo larga convergenza tra le forze politiche e culturali del Paese nella ridefinizione legislativa della materia, ma esiste anche una prassi deontologica dei medici che sanno in coscienza quando la somministrazione delle cure diventa accanimento terapeutico. La battaglia condotta dal cespuglio radicale è a favore dell’eutanasia, come dimostrano gli appelli che puoi leggere sul loro sito. Ora, è inutile che Cappato in televisione dica che non è eutanasia ma la fine dell’accanimento terapuetico soltanto perché teme ripercussioni giudiziarie. Basta leggere il sito dei radicali per sapere di che cosa si trattava".
 
Visto che Harry, nauseato, ha mancato di controllare [gli ho chiesto infatti di dare una controllatina al ragionamento], e molto me ne dispiace, provvedo io, vincendo a mia volta la nausea.
“I radicali mentono" è la tesi. Vediamo l’accurata dimostrazione di Harry.
Prima ipotesi: se si trattava [in buon italiano: se si fosse trattato] di accanimento terapeutico, allora esiste una larga convergenza, ecc.
Ovviamente, la larga convergenza esiste, se esiste, indipendentemente da quel che Pannella dica o abbia detto, e indipendentemente anche dalla natura del caso Welby. In un italiano più attento ai nessi logici e alla forma linguistica, Harry avrebbe forse potuto scrivere: se è vero che…, allora, poiché esiste una larga convergenza…”: in questo caso manca però la conclusione del ragionamento di Harry. Manca in particolare la dimostrazione, in conclusione, della menzogna dei radicali, la coraggiosa tesi di Harry. A meno che Harry non sottintenda che, siccome c’è la larga convergenza sull’accanimento terapeutico (ma ahimè non sulla fine di Welby, ad oculos), allora non è accanimento terapeutico e i radicali mentono. Ma questo è un ragionamento assai sgangherato, poiché la convergenza c’è (se c’è) sulla figura generale dell’accanimento terapeutico, e non sul caso di specie, se sia (stato) o non sia (stato) accanimento. E dal fatto che c’è una simile convergenza generale ma non quella sul caso di specie, non si vede come possa seguire che dunque i radicali mentono. Si noti infine: mentono. Harry non dice che hanno torto, ma che mentono. Però poi si lamenta che i toni di certi commenti sono fuori dalle righe. E’ fuori dalle righe anche solo accusare un avversario politico di mentire, che è altra cosa dall’aver torto.
Harry continua dicendo che gli appelli dei radicali dimostrano che i radicali si battono per l’eutanasia, e perciò mentono quando dicono che nel caso di Welby è accanimento terapeutico. Anche in questo caso, Harry dimostra di avere difficoltà nel ragionare corretto e fondato. Dal fatto che i radicali abbiano una certa posizione politica Harry trae conclusioni circa la natura del caso stesso. Sarebbe molto meglio se le tirasse in base al merito specifico (essendo in grado di farlo, del che è lecito dubitare). Nulla impedisce ad esempio di essere favorevoli all’eutanasia e di chiedere a gran voce la fine dell’accanimento terapeutico. Anche Welby era a favore dell’eutanasia, a quel che so, ma questo non rende la sua fine un caso di eutanasia praticata. (Per dire: se io sono a favore del divorzio legale, non per questo sono divorziato). Aggiungo che ciò vale qualunque cosa abbia detto lo stesso Welby. Altro è infatti dire: voglio che sia ‘staccata la spina’ – espressione di volontà chiara e tonda – altra è chiedersi in quale fattispecie giuridica o morale rientri la volontà e l’atto conseguente. Quest’ultima faccenda può essere controversa o chiara (per me è chiara pure questa), ma in ogni caso non dipende da quel che io o Harry o i radicali ne diciamo. E l’inferenza che muovesse dalle mie parole, da quelle di Harry o dei radicali potrebbe concludere qualunque cosa circa quel che appunto quelle parole vogliono dire, ma nulla circa la cosa stessa. (Harry, non è difficile convincersene).
Quanto infine alla paura delle ripercussioni giudiziarie, è una mera illazione che da sola dimostra il tenore e il grado di tenuta dell’intero commento di Harry. Illazione che peraltro non tiene conto del fatto che, ben prima dell’epilogo, era possibile ascoltare da ogni parte la stessa opinione: che nel caso di Welby si trattava di interrompere l’accanimento terapeutico, cioè di rispettare la volontà del malato di rifiutare le cure (presupposto soggettivo che è condizione sufficiente, in base al dettato costituzionale, perché si configuri accanimento).
In generale, molto meglio sarebbe non desumere dalle parole dei radicali o di chicchessia nulla crca la natura del caso (di qualunque caso), ma avere la forza di formarsi un’opinione in base alla natura del caso stesso. O, non avendola, non formarsela affatto.

Notte di Natale gaudente e disperata