Confesso di non avere compreso bene il senso dello sciopero della sete e della fame di Marco Pannella per scongiurare la condanna a morte di Saddam Hussein. Io sono d’accordo con Pannella: la pena di morte è una scelta politicamente ottusa. Aggiungo, sul piano dei principi , che non mi riesce di condividere l’idea che si possa fare giustizia dando la morte a qualcuno (ma non pretendo qui di discutere la cosa). Capisco che di fronte alla vita di un uomo si possano scegliere forme di lotte estreme. Tanto più quando l’esecuzione della condanna ha sicuramente un impatto politico non trascurabile. Quel che non comprendo, è cosa vi sia in ciò che Pannella chiede al governo italiano che il Ministro Bonino non possa chiedere con altrettanta se non maggiore forza al tavolo del Consiglio dei Ministri. E cosa possa ottenere Pannella che non possa ottenere il Ministro Bonino a quello stesso tavolo. Se l’iniziativa di Pannella è più forte di quella che è nella disponibilità del Ministro Bonino (ma anche dei parlamentari radical; per esempio: minacciare le dimissioni, voti contrari in Parlamento; sfiducia), allora non capisco perché non si tenti prima tutto ciò che precede una decisione così estrema come lo sciopero della sete e della fame. Se invece è più debole, allora non capisco perché, per la difesa del diritto primo e fondamentale di Caino a vivere, non si provi anche l’azione più forte.
Tanto più che leggo qui che ciò di cui si tratta è sostenere una mobilitazione. Ora, voglio dire.