L’articolo a firma di Andrea Vaccaro è apparso su Avvenire il 5 gennaio, nel periodo di pieno sonno di questo blog. Lo ritrovo oggi, via wXre. Il tema è (contro) il riduzionismo. Si citano Rorty, Searle, Nagel, Kripke: tutti contro. Non sospettavo che le fila fossero così grosse. Si denuncia una
"grave infrazione, il passaggio dal legittimo criterio di ricerca: «le esperienze soggettive non fanno parte della scienza» all’indebita conseguenza ontologica: «quindi, le esperienze soggettive non esistono".
Ovviamente, respinta l’infrazione, non si concluderà per ciò stesso che esistono (o che Dio, o che qualunque cosa mi passi per la testa esiste). Soprattutto: non nello stesso senso in cui esistono le cose che risultano esistere ad una considerazione scientifica. D’altra parte, che esistono le esperienze soggettive così come risultano alla mia considerazione personale di esse, non vedo neppure – sin qui – perché affannarmi a negarlo. E mi spingo a dire: che Dio esista, in un senso di esistere che non è lo stesso riservato alle entità che risultano alla considerazione scientifica, anche questo io non nego affatto, finché non so in qual senso di esistere si afferma che Dio esista. Ma questo, appunto, come lo so?
Quale sia questo senso di esistere non è infatti che Vaccaro e i filosofi da lui citati aiutino molto a capire. E come l’esistere (e l’essere in generale) sopporti questi molteplici sensi è un problema mica ovvio solo perché se ne discute dai tempi di Platone ed Aristotele. Per giunta Vaccaro scrive cose del tutto gratuite come ad es.: "Quando però si incontrano i fenomeni propri del mondo umano, ovvero le esperienze dell’interiorità…": è molto molto opinabile, infatti, per non dire chiaramente falso, che i fenomeni propri del mondo umano siano le esperienze dell’interiorità. Vaccaro spende e spande nel suo articolo termini come coscienza, anima, spirito, mentale, come se fosse ovvio che tutte queste cose hanno un’esistenza interiore, e come se mettendo ‘interiore’ a fianco di ‘esistere’ noi avessimo risolto il problema di capire come esistono le cose che non risultano ad una considerazione scientifica. (Che poi quelle cose che risultano si potrebbero pure scocciare e dire: ma neanche noi esistiamo solo così come la scienza vuole che esistiamo!).
Insomma, limitiamo pure il discorso della scienza. Ma non crediamo che con ciò stesso ci sia data una nuova ‘regione dell’essere’ in interiore homine. Comodamente, a casa nostra