Archivi del mese: febbraio 2007

L'articolo piu' interessante degli ultimi trenta giorni

Enzo Bianchi, su Repubblica di oggi, invita a riflettere fra l’altro sulle seguenti cose:

1 si puo’ essere agnostici, oppure atei, senza deridere i credenti; 2 si puo’ essere credenti senza pensare che i non credenti, siccome sbagliano, vadano corretti e guidati, 3 gli uni possono evitare di considerare che il male e’ oggi la presenza degli altri, e viceversa; 4 relativismo non e’ nichilismo; 5 l’affermazione Dio c’e’, tanto quanto l’affermazione Dio non c’e’, non e’ dell’ordine del sapere; 6 c’e’ posto per una spiritualita’ senza religione; 7 essa si nutre della domanda sul senso, e si alimenta nell’incontro con gli altri; 8 in questo posto ci si puo’ incontrare; 9 Mussolini una volta confesso’ di essere cattolico e anticristiano 10 Camus una volta disse: "poter essere santi senza Dio e’ il solo problema che io conosco".

In breve. 1 D’accordo 2 Difficile, ma d’accordo 3 D’accordo 4 D’accordissimo 5 Fuorviante 6 Accordo totale 7 Disaccordo totale 8 D’accordo 9 Se capisco bene, si tratta dunque del primo degli atei devoti. 10 In certo modo, anch’io.

Parte del mio disaccordo si spiega cosi’. Per Bianchi (e Dostoevskij), "Se Dio non c’e’ tutto e’ permesso" e’ l’abisso del nichilismo; per me, "Se Dio c’e’ tutto e’ permesso" e’ la santita’. (Ma, non chiedo la santita’, sull’umanita’ ci si puo’ incontrare)

Eccezioni

Si era a tavola. Eravamo tutti ebrei. Si parlava della Torah. Io me ne stavo zitto. Mi chiesero perché tacevo, e io risposi: “Che volete che vi dica? Io sono greco”.
Sollecitato da un intervento del linguista Jean-Claude Milner, suo vecchio amico, François Wahl, 82 anni, nume della scena culturale francese, si lascia intervistare da Libération.
Tesi centrale del Milner: gli ebrei sono quel popolo che furono a un passo dalla piena assimilazione nel consesso delle democrazie europee, per esserne poi violentemente respinte. Ma non fu per caso; fu invece perché l’Occidente è impregnato dell’universalismo cristiano, quello che si annuncia già con Paolo: “non vi sono più giudei, né pagani”. E questo è il fondamento ultimo di ogni antisemitismo.
W Wahl non ci sta. E rilascia una bella intervista. In cui parla di sé, della sua vita, di come abbia reagito all’antisemitismo senza fare della condizione ebraica un’eccezione assoluta, e fra le altre cose dice:
"Fare la rivoluzione in una situazione in cui non c’è alcuna possibilità di scatenarla, è solo un modo per dare spettacolo di sé".
(Potete leggere qui, pesante pdf, l’articolo che Wahl ha scritto per rispondere a Milner e al suo libro Le Juif du savoir. "Tutto il ragionamento di Milner si fonda sulla messa in eccezione degli ebrei, come se non appartenessero alla dimensione universale del socius")

Dolce e Gabbana

Immagini artistiche e fatti reali, piacere e cadavere (rispettivamente, elezeviro e goccia. Per una volta, faccio il modaiolo)

Salvezza

(Rimaniamo in Francia). E’ in corso una revisione della legge di ispirazione antipsichiatrica del 1990 in senso "genericamente repessivo" (ovviamente: Sarkozy). Gli psichiatri francesi pare abbiano segnato un punto a loro favore.

Ma quel che mi colpisce, dell’articolo apparso sul Riformista (e trovato qui), è il punto della situazione in Italia. Non sospettavo infatti che nel tradizionale dilemma tra psicofarmaci e antipsichiatria, spuntasse fuori la consulenza filosofica. e il suo strenuo difensore, Umberto Galimberti, con il suo La casa di psiche. Dalla psicoanalisi alla pratica filosofica. Avendo già dato (acquistai infatti a suo tempo la summa, Psyche e techne, per un allucinante corso abilitante per le scuole secondarie superiori nel lontano 2000) lascio la conclusione – un po’ sconfortata, all’articolista:

"Dunque psicofarmaci e filosofia. La proposta di Galimberti sembra curiosamente ignorare sia l’allarme sociale sul crescente abuso di psicofarmaci ormai somministrati a partire dalla più tenera età, sia il fatto che la psichiatria fenomenologica è già da trent’anni, con la legge Basaglia, la base teorica della psichiatria italiana. Se questa è la risposta della filosofia italiana alla tragedia della malattia mentale in aumento, allora, «ormai solo un medico ci può salvare!». E non un dio, come diceva Heidegger".

Campagna presidenziale francese

Chi fa più rumore sul web. La buona notizia è che Le Pen è quinto.

(In base alla legge che stabilisce che prestare attenzione – e in specie: attenzione politica – a qualcosa è toglierla a qualcos’altro, la campagna andrebbe seguita con la massima attenzione).

Amorevolezze e calamari giganti

Ieri sera, mentre amorevolmente davo 180cc. di latte al terzogenito, Daria Bignardi intervistava amorevolmente Nicky Vendola. E nell’intervistava veniva ogni volta amorevolmente ripetendo: "lei che è profondo, lei che è filosofo…".

Ma un filosofo lo si riconosce dal fatto che, facendo violenza a se stesso, sorride beffardo, e senza alcuna amorevolezza smentisce che la filosofia abbia a che fare con chissà quale profondità e calamari giganti.

Individuals: Kafka e Wittgenstein

"Ho uno strano animale, mezzo gattino, mezzo agnello. E’ un pezzo ereditato dai beni di mio padre. Ma è diventato così solo da quando ce l’ho io, prima era molto più agnello che gattino…

… Qualche volta salta sulla sedia accanto a me, si appoggia con le zampe anteriori sulle mie spalle e accosta il muso al mio orecchio. E’ come se mi dicesse qualcosa, e in effetti poi si piega avanti e mi guarda in faccia per osservare l’impressione che mi ha fatto la sua comunicazione. E, per essere cortese, fingo di aver capito qualcosa e annuisco. – Allora salta giù per terra e si mette a ballare tutt’intorno. Forse per questo animale il coltello del macellaio sarebbe una liberazione" (F. Kafka, Un incrocio)

"Ora qualcuno mi dice di sapere che cosa siano i dolori soltanto da se stesso! – Supponiamo che ciascuno abbia una scatola in cui c’è qualcosa che noi chiamiamo <coleottero>. Nessuno può guardare nella scatola dell’altro; e ognuno dice di sapere che cos’è un coleottero soltanto guardando il suo coleottero […]. Supponiamo che la parola <coleottero> avesse tuttavia un uso per queste persone! – Allora non sarebbe quello della designazione di una cosa. La cosa contenuta nella scatola non fa parte in nessun caso del gioco linguistico; nemmeno come un qualcosa: infatti la scatola potrebbe essere anche vuota" (L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, § 293).

(A proposito della scoperta dell’individuo risalente a ieri)

A la guerre comme à la guerre

Richard James ha dichiarato che la struttura rappresenta "un luogo dove verranno sviluppate bombe intelligenti contro bersagli molecolari in modo da potersi difendere dal nemico invisibile".

Chi è Richard James?

a – Un dirigente di una major hollywoodiana

b – Un medico

c – Uno dei massimi responsabili dell’antiterrorismo

(La risposta è qui, e la riflessione è interessante)

 

la scoperta della scoperta

Umberto Galimberti l’ha messa così: il cristianesimo ha scoperto il primato dell’individuo, ignoto al giudaismo e alla grecità. Dopodiché, tempo qualche secolo,

"il laico (parola che deriva dal greco laikós che significa "ciò che è proprio del popolo") ringrazia il cristianesimo per aver introdotto nella nostra cultura il primato dell´individuo e, in coerenza, rivendica l´esercizio dei diritti individuali. In questa rivendicazione c´è il riconoscimento di fatto e di principio delle "radici cristiane" della cultura europea, per non dire occidentale. E chiede alla Chiesa di non conculcare questa radice su cui sono cresciuti i "diritti individuali" che caratterizzano la nostra cultura".

Capisco che queste spettacolari semplificazioni di due millenni di storia siano richieste dal numero di battute di un articolo, ma io ne impiego anche meno per spiegare cosa non va. Quel che non va è questo: che il cristianesimo non sapeva assolutamente nulla di quel che, solo dopo, si scoprirà che aveva scoperto.

(Il che significa che non ha senso riconoscergli il merito della scoperta, e neanche imputargli qualche intrinseca contraddizione).

Defatigante

Andrea Romano pubblica una "spietata analisi" dell’ascesa e del declino del postcomunismo che, apprendo dal Corriere, è anzitutto una spietata analisi del compagno D’Alema. Quel che leggo non è nuovo: si imputa a D’Alema l’errore del ’98 (una scorciatoia per andare al governo, invece di andare alle elezioni). Ma siccome questa considerazione non mi ha mai convinto, mi pare più importante quel che viene aggiunto, che cioè D’Alema dovette allora, secondo Romano, inoltrarsi in una "defatigante trattativa con tutti coloro ai quali non si era saputo dire la verità".

La cosa mi ha colpito, perché se c’è una cosa che D’Alema ha ripetuto ieri e l’altro ieri, è che c’era bisogno del passaggio parlamentare, di una ‘operazione di verità’. Non so nulla del ’98, ma forse ieri, se mai erano cominciate, le defatiganti trattative erano anche, e davvero, finite.

E quando alla fine il centrosinistra non saprà a quale santo votarsi

Fai dell’Italia il tuo Auditorium.

(Uno slogan che le migliori menti della mia generazione stanno già facendo circolare via mail)

Due notizie con concorso

Prima notizia. Avendo ricevuto autorevolissima richiesta, ho deciso di "attivare il feed completo dal pannello syndication di splinder". Il che vuol dire, come ho dovuto comprendere, che solo ora un feedreader può leggere integralmente i post di azioneparallela.

Seconda notizia. Ho aperto (non vi dico quando) un blog del tutto anonimo. Se ho fatto bene le cose, non dovrebbe esservi alcun elemento che permetta di ricondurlo al suo autore, cioè al sottoscritto. Riceverà un fantastico premio (non in denaro) chi dovesse scovarlo. Posso solo dire che viene aggiornato con regolarità. Vista la mia ignoranza devo genericamente precisare: il grande concorso vale solo se non esistono scorciatoie tecniche per la sua soluzione. Chi, vagando nella blogosfera, lo scoverà, dovrà averlo scovato in base al contenuto e allo stile dei suoi post, e a nient’altro. Per questo, potrebbe essergli richiesto di addurre concisa motivazione. (Infine, se a scovarlo dovesse essere addirittura l’acido signore, lo chiuderei immediatamente: così gli dò un buon motivo per partecipare)

Inquinamento

Rocco Ronchi a Fahrenheit spiega che lo svuotamento di senso di ogni parola, nella banalizzazione della comunicazione quotidiana, è il principio di ogni violenza. Se è inquinata la parola, è inquinato il pensiero, e se è inquinato il pensiero, ogni cosa è inquinata.

D’accordo. Ma chi o cosa inquina le parole? Altre parole? Se è così, in principio è la parola inquinata, e non c’è niente da fare. Se non vi sono solo parole prima dell’inquinamento delle parole, contrastare l’inquinamento delle parole significherà contrastare il potere che le inquina. E la violenza di questo contrasto sarà prima di quel principio. Dire che l’asservimento delle parole è il principio di ogni violenza, rischia perciò di nascondere il reale terreno di scontro.

(Io però sarei propenso a ritenere che non c’è parola che non sia inquinata, e che c’è molto da fare. O perlmeno da dire).

Viceversa: due non sensi fanno un post

A – Tu che hai una fede, una speranza, tu che cerchi di essere buono anche coi cattivi, che ne dici del problema del male?
B – Dico che è im-menso, cioè senza misura. Non si riesce a padroneggiarlo, afferrarlo, gestirlo. Ci sfugge.
A – Ci sovrasta, dunque. Ci opprime, ci domina. Allora, come puoi credere nel bene, in Dio buono, garante del bene?
B – Potrei dirti che voglio credere in Dio per non "credere" solo nel male. Cioè, voglio fidarmi e affidarmi a Dio per non accettare che il male vinca. Per non dargliela vinta.
A – Ma ti pare che basti una tale scelta volontaristica, una scommessa pascaliana, del tipo: «Se Dio c’è – speriamo che ci sia! – mi tira fuori dal dominio del male»? Ti pare che risolva il problema?
B – No, forse no. Credo nel bene non solo alla cieca, come in una pura scommessa.
A – Cioè? Hai un argomento?
B – Non so se è un argomento. Certo non è una dimostrazione evidente, che non si possa non accettare. Ma neppure un semplice azzardo.
A – Allora?
B – Mi pare che il male non sarebbe un problema, almeno non sarebbe il problema che è, se non avessimo presente in noi il criterio del bene. Non striderebbe il male se non stridesse contro il bene. Non ci sarebbe la malattia se non ci fosse la salute, anche come salute perduta. Nessun corpo morto è malato, solo un corpo vivo soffre. Solo i viventi muoiono. È il bene che sente, misura e mostra il male. E viceversa: quasi quasi oserei dire che il male dimostra il bene. Non sarebbe male se non urtasse il bene.
(E. Peyretti, Sul male e sul bene)

Sì, ma il problema è proprio il viceversa. Perché se il male dimostra il bene, il bene dimostra il male. E allora cos’è che abbiamo dimostrato? (Su Vibrisselibri, Demetrio Paolin si impigliava in un non senso analogo. E due non sensi fanno un post)

Tizio ma Caio

Il Concordato “non ha più molto significato né per la Chiesa né per lo Stato”. Ma “quella di abolire il Concordato è una richiesta insensata”.
Pari di capire: è insensato abolire ciò che non ha più molto significato.
Nonostante la brevità, l’intervista a Massimo Cacciari riceve così il premio per la peggior intervista resa da un filosofo negli ultimi trenta giorni.
In verità, anche grazie all’esordio e alla conclusione.
All’inizio: cosa sarebbe questo Paese senza la Chiesa?, si domanda all’inizio Cacciari. Beh, un mucchio di cose, immagino. È solo la pigrizia che impedisce di credere che l’Italia non sarebbe nulla senza il Vaticano (si badi: stiamo parlando del Vaticano).
Alla fine. Approfittiamo della questione vaticana, e "facciamo diventare l’Italia il centro del dibattito internazionale sulle questioni bioetiche", Questa è peggio che pigrizia.
Primo, perché l’Italia può essere il centro di quel che vuole, se ci riesce, anche senza il Vaticano. Secondo, perché è discutibile che sia il caso che il centro stia non dove stanno le questioni, ma dove si pretende di conoscere già un buon numero di risposte per quelle questioni. Terzo, perché il centro di simili questioni sta non dove vogliamo noi, ma là dove sta la ricerca scientifica che pone le questioni. Quarto, perché in verità simili questioni un centro non ce l’hanno proprio.
(Confesso che mi sono un po’ stufato di sentire che "tizio sbaglia, ma anche caio esagera". Questo va bene coi miei bimbi, ma nel dibattito pubblico non sarebbe male che ogni tanto gli intellettuali italiani dicessero: "tizio sbaglia, punto". E mi domando: cosa sarebbe questo paese se avessimo qualche intellettuale in più che parlasse così?)