Archivi del giorno: marzo 17, 2007

Opinabilia

1. Dichiarazione di voto. Non voterò per quello schiarimento che candidasse Montezemolo alla guida del paese. Per nessun motivo al mondo, neanche per evitare la terza guerra mondiale

2. Camillo linka la lista dei giornalisti americani blogdotati e segnala la nuova veste grafica del Times. E, anche lì, è notevole come vengano impaginati i blogs.

3. Non ho commentato l’incredibile uscita di Rosi Bindi, democratica ("è meglio che un bambino cresca in Africa piuttosto che con due uomini o due donne"), in attesa di conoscere scuse, precisazioni, smentite. Ma come diavolo facciano quelle parole a non essere offensive e a non mostrare il più radicato dei pregiudizi, non so. Propongo però una domanda: per un bambino sarebbe meglio essere adottato da una coppia di omosessuali o da Rosi Bindi?

4. Fabrizio Corona, Riccardo Schicchi, Lele Mora: c’è altro nella sfera pubblica?

5. Mi dicono che Edoardo Camurri è intelligente. Mi dicono che è intelligente anche quando non fa dello spirito. Cionostante, leggo l’inizio della pagina che su Il Foglio scrive in occasione della morte di Baudrillard. C’è una citazione di Derrida, e poi Camurri che commenta: "più che una frase lucida, sembra una frase lucidata". Ma è una scemenza, poiché la frase che Camurri cita per far colpo ha tutta la lucidità desiderabile, a patto di intendere il significato delle parole tecniche (Verwindung, différance) che vi occorrono, e forse anche senza intenderlo. Smetto allora di leggere l’articolo, rimandando alla prossima volta in cui Camurri mi promette di fare meno spirito.

Spazi inclusi e sogni di un visionario

Vittorio Possenti è spettacolare. Tredicimilaottocentottantatre caratteri spazi inclusi contro Habermas. I primi tremilacentottantuno sono impegnati per un riassunto della posizione del filosofo tedesco sul dialogo fede e ragione. Poi comincia la critica, lungo diecimilasettecentodue caratteri spazi inclusi:
la genealogia di Habermas ha il merito di mostrare che ragione e religione nascono insieme e non necessariamente si respingono, ma rimane al fondo alleata a uno storicismo assoluto che impedisce di accedere a ‘asserti stabili’;
Habermas si attesta su posizioni kantiane, declinate proceduralmente. Dispone cioè di un’etica minimale, ma senza ontologia e senza antropologia. Troppo debole: la scienza se la mangia;
Habermas affida a un giudizio storico non ulteriormente argomentato la rinuncia alla ragione naturale, e a una conoscenza speculativo-razionale dell’essere. Si tratta di un a priori non giustificato, con il quale l’orizzonte post-metafisico di Habermas si consegna mani e piedi all’evoluzionismo radicale e in ultima analisi al nichilismo.
 
Ora, se Possenti si fosse accontentato del mio riassunto in settecentocinquanta caratteri, pur sommandoli ai tremilacentottantuno della sintesi, avrebbe comunque avuto a disposizione novemilaottocentottantasette caratteri (spazi inclusi, è vero) per darci un assaggino della ragione metafisica e realista (e “aperta e umile”) che è capace di ‘asserti stabili’ sul senso, su Dio e su cose così. Un assaggino, dico: una prova dell’esistenza di Dio, una dimostrazione razionale del valore morale naturale del matrimonio, un set di proposizioni oggettive sulla natura umana; qualcosa del genere, insomma.
 
Ma non voglio fare lo scettico. Il fatto è che io ce l’ho, la mia bella ragione metafisica e realista: per nulla debole, per nulla ironica, per nulla relativista, per nulla scettica, per nulla storicista. Non ha nessuno dei difetti che Possenti imputa alla ragione postmetafisica. Dimostra Dio, dimostra tutto quello che serve a un’etica, dimostra come sono fatti gli uomini. E’ la ragione di Spinoza, è il Deus sive natura. Bene: ci vogliamo mettere cortesemente tutti d’accordo con Spinoza?
 
P.S. Non prenderei in giro Possenti se lui non si permettesse di prendere in giro Kant (“Se nell’aldilà vi sarà una casa di salute o un ospedale per la ragione, non è improbabile che vi si troverà la ragion pura che pretende di funzionare come si descrive nella prima Critica"). Per quel che posso congetturare io, se nell’al di là c’è un ospedale, so io in quale reparto Kant andrebbe a visitare Possenti. Kant, quello che ha scritto pur senza conoscere Possenti, i “Sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica”.