Archivi del giorno: marzo 18, 2007

Sul dialogo

Su Avvenire di sabato (copia-e-incollato qui, perché non sapevo come linkarvelo) Adriano Fabris recensisce il nuovo libro di Roberta De Monticelli, in uscita martedì. E’ una recensione strana (almeno per me, che non ho ancora letto il libro). La De Monticelli è filosofa di parte laica tra le più sensibili alle ragioni della fede. La recensione di Fabris lascia trasparire una forte delusione. La posta in gioco è "il costituirsi della mentalità comune", di cui Fabris intende mettere in discussione i titoli (e in effetti, da sempre la filosofia se la prende col senso comune). In questo senso va inteso l’invito del papa ad "allargare gli spazi della razionalità", perché non si creda che la ragione sia solo scienza e tecnologia. Dalla recensione pare di capire che la De Monticelli consideri invece che la posizione papale discende semplicemente dall’esercizio di un potere. Leggerò il libro, e vi saprò dire.

Ma intanto, io non ho alcuna difficoltà a riconoscere che "il richiamo al cristianesimo è in grado di mettere sotto giudizio un tale pensiero unilaterale" (ho già detto però che la filosofia vi provvede per conto suo), tanto più che "lo stesso cristianesimo è caratterizzato da una pluralità di esperienze dello spirito che sono in conflitto tra loro" (qui però non so dire se Fabris parla delle diverse confessioni cristiane, o di diverse esperienze dello spirito all’interno di una stessa confessione: che se fosse quella cattolica, bisognerebbe riconoscere che in essa gli spazi sono un po’ meno larghi). Ma allora perché Fabris non avvia il dialogo, che dice sarebbe bello avviare, con il neoplatonismo della De Monticelli? Oppure nel libro c’è troppa verve polemica? E in ogni caso, riconosciuto quel che ho riconosciuto al cristianesimo, può Fabris riconoscere in esso (o in talune di quelle esperienze), non solo ma anche l’esercizio di un potere? E se lo riconosce, perché non lo si dovrebbe sottoporre a critica? Perché questo impedirebbe il dialogo?

(Quanto infine all’affermazione che non c’è dialogo possibile con chi non abbia principi di fondo: dipende da che cosa s’intende per principio. Se per esempio con esso s’intende una tesi formulabile chiara e tonda in una bella proposizione, confesso di essere, al momento, un uomo senza principi, anche se disponibile al dialogo).