Andrea Romano deve essersi addormentato tra una colonna e l’altra del suo editoriale. Nella prima colonna, riporta l’incipit della dichiarazione di Berlino: "L’uomo è al cuore della nostra azione. La sua dignità è inviolabile. I suoi diritti inalienabili", e poi ancora: "noi aspiriamo alla pace e alla libertà, alla democrazia e allo stato di diritto, alla prosperità e alla sicurezza, alla giustizia e alla solidarietà". Di queste parole, Romano dà questo giudizio: "toni compiaciuti tanto da risultare stucchevoli, contenuti tanto vaghi da apparire evanescenti". Forse è per questo che si è addormentato.
Seconda colonna: "Il vuoto della retorica europea colpisce soprattutto all’indomani dell’entrata a gamba tesa del pontefice" (il quale, sia detto en passant, compie ottant’anni). "Di fronte a quell’accusa di ‘apostasia’, dinanzi all’immagine di un continente che ‘si congeda dalla propria storia’,perché ‘privo di valori universali’, con cui Benedetto XVI ha voluto condannare l’assenza di riferimenti alle ‘radici cristiane’ dell’Europa, l’Unione ha scelto di sfoderare la sua arma più innocua", cioè la retorica.Ora, se Romano non avesse preso così improvvisamente sonno tra una colonna e l’altra del suo editoriale, si sarebbe accorto che nella prima colonna non faceva altro che riportare un mucchio di valori universali in cui noi europei crediamo, e di cui secondo il Papa ottantenne a gamba tesa saremmo privi. La Dichiarazione è piena zeppa di valori universali, gronda valori universali da tutte le parti: ce ne sono persino troppi!. (Oppure Romano non li considera valori universali?)
L’accusa di vuota retorica è ovviamente comprensibile. Una dichiarazione, peraltro, è retorica per definizione. Ma forse Romano intende proprio che è vuota perché la dichiarazione non esordisce con qualcosa del genere: "Poiché siamo cristiani, noi consideriamo, noi aspiriamo, ecc. ecc.". In effetti: sentite adesso com’è piena! E’ piena almeno quanto questa: "Poiché siamo musulmani, noi consideriamo, noi aspiriamo, ecc. ecc.". Ma se Romano ritiene che solo un uso polemico della religione riempie le dichiarazioni di principi, allora – a parte il fatto che l’universalizzazione rischierebbe di andare a farsi benedire (certo, dal papa cattolico: ma solo da lui), allora non potrei che dare ragione alla conclusione del suo articolo: in queste solenni e sonnolenti circostanze, capita che ognuno dia il peggio di sé..
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