Archivi del giorno: marzo 28, 2007

Dieci anni vi bastano?

Ma veramente mi sto convincendo che l’Europa s’è infiacchita parecchio, visto che ospita articoli come quello di Fukuyama. Io veramente ho bisogno che qualcuno mi dica quali sono i valori in cui l’Europa non crede più (ma magari l’America sì), che "mancano nell’era postmoderna". Per favore: ditemeli. Elencatemeli. La dichiarazione di Berlino, ve l’ho detto, ne è piena. Ma forse state parlando di Dio, patria e famiglia? Ditemelo chiaro e tondo, per favore, senza menarla con questa storia del relativismo, del nichilismo, della mancanza di identità. E, di grazia, se promettessimo tutti di andare a messa la domenica, se reintroducessimo la coscrizione obbligatoria, ed il ‘voi’ ai genitori, e proibissimo il divorzio e l’aborto, verremo fuori da questa terribile crisi di valori? Acquisteremmo di nuovo fiducia in noi stessi e nel futuro? Schiacceremmo come si deve il fondamentalismo islamico? 

Facciamo dieci anni. Sì, dieci anni. Ci sacrifichiamo tutti per dieci anni. Poi, al termine dei dieci anni sabbatici, se l’Occidente sta messo come prima o peggio di prima, per favore dateci di nuovo, non dico lo yacht per tutti, ma di nuovo e senza querimonie aborto e divorzio e immigrazione e pure l’adozione gay.

Depressurizzazione

Il Sofista. Ci son cose che non si possono studiare stando fermi. Domani, seminario a Salerno.

Free will al Financial Times

Il neuroscientist americano Libet ha dimostrato che quando voi decidete liberamente ed in piena consapevolezza di muovere il braccio verso destra piuttosto che verso sinistra, è troppo tardi: il corpo s’è già mosso, a livello neurologico, nella direzione che dopo avete scelto. D’altronde, due australiani hanno dimostrato che è possibile condizionare ‘dall’esterno’ la scelta, senza che voi ve ne accorgiate. Voi pensate di decidere liberamente da quale parte muovere il braccio, ma gli australiani vi hanno già condizionato per benino, in modo che lo muoviate dove hanno stabilito loro.

Susan Greenfield, una best mind, è preoccupata, a causa dell’impatto che simili dimostrazioni possono avere sulla nostra vita. E Paul Churchland si chiede quanto a lungo la legge penale potrà ignorare questi risultati. Si sa che meno MAOA hai (il MAOA, com’è noto, è un enzima), e più aggressivo e violento sei: e che colpa ne hai, allora?

E in carcere chi ci sta, in più alta percentuale? Chi ha un QI basso, o qualche disabilità. E’ giusto, questo? E se si potesse intervenire sul cervello, non sarebbe meglio? Certo, intervenire sul cervello non è piacevole, ragiona acutamente il filosofo Churchland, ma neanche andare in prigione lo è (e non dite che volete deciderlo voi, perché Libet vi ha già dimostrato che non decidete un bel nulla).

Non potrebbe essere, quella dell’intervento,  una forma piuttosto energica di rieducazione e reinserimento nella società, che è dopotutto la più nobile tra le finalità che giustificano la pena? Il filosofo Derk Pereboom crede che, comunque sia, il determinismo impone di ripensare la funzione della pena: come deterrente non serve a nulla, tanto vale concentrarsi appunto sulla rieducazione. Oggi più che mai, scrive saggiamente Stephen cave, abbiamo bisogno di filosofi che ci facciano capire che stia mai combinando la scienza.

Lasciamo allora l’ultima parola a John Searle, grande vecchio della filosofia americana. Searle dice: ma se l’intenzionalità, la vita cosciente, la free will sono tutte pie illusioni, che cavolo ci stanno a fare, com’è che sono spuntate fuori?

Forse è ancora presto, conclude l’articolista, per considerarci puramente e semplicemente pezzi della natura (e allora basta prigioni, tanto sono inutili). Ma certo è che di cose ne dobbiamo ripensare.

Ho finito la mia sintesi. E non so cosa pensare. Ma che importa? Sarebbe un’illusione, no?