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Archivi del giorno: aprile 3, 2007
La fase conformista
Ho l’impressione che l’intervento di Cornelius Castoriadis riportato da Repubblica del 2 aprile sul ruolo della cultura sia sbagliato da principio alla fine (per quel che se ne può comprendere dall’estratto pubblicato). Per esempio, dà per scontato che la funziona della cultura sia rimasta invariata, benché oggi la cultura non riesca più ad assolverla come una volta. E dà per scontato il carattere ‘singolare’ della cultura (nei due sensi: la cultura è essenzialmente una, ed è eccezionale), mentre invece essa oggi vive in una dimensione largamente plurale, e non sempre eccezionale.
Castoriadis dice che l’arte è democratica nel senso che ha una funzione liberatrice, per l’artista in primo luogo e per il fruitore in secondo luogo. (Castoriadis è consapevole che questa determinazione della funzione dell’arte è integralmente storica – oltre che discutibile -, e questo renderebbe ancora più necessaria una riflessione su come la funzione possa essa stessa storicamente mutare). Poi dice che non è più così, e che “viviamo nella fase più conformista della storia moderna”. Se le due affermazioni hanno rapporto tra di loro, questo significa che la quantità e/o la qualità delle opere d’arte è assai scaduta. Ma in quel che segue Castoriadis non passa in rassegna i territori dell’arte, bensì il consumo televisivo.
Troppo facile.
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Come sarà il mondo
Ho letto con serio interesse l’articolo, in larga parte condivisibile, di Francis Fukuyama sugli errori nelle politiche di Bush verso il Medio Oriente. Con serio interesse fino al seguente passo:
"Nella scia di Alexandre Kojève, il filosofo russo-francese che ispirò la mia tesi originaria, io credo che l’Unione Europea rifletta molto meglio degli odierni Stati Uniti come sarà il mondo alla fine della storia".
Come sarà il mondo. Alla fine della storia. Sarà un pastrocchio
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A lui ragionante
Se c’è una cosa che Vincenzo Vitiello ripete nelle sue lezioni ad nauseam, è la scena del Critone in cui Socrate sta lì che deve decidere se evadere dal carcere o accettare la condanna a morte (in Filosofia teoretica, è uno dei ‘racconti’ sull’inizio e il senso della filosofia, se mal non ricordo). La scena è rievocata da Carlo Galli su Repubblica, a proposito di libertà e obbedienza. La libertà, nella Grecia antica (e non solo lì, e non solo allora), è compatibile con l’ubbedienza al nomos. Poi viene il cristianesimo, coi conflitti fra cielo e terra, e poi viene il moderno, coi conflitti fra coscienza e istituzioni. Ma a me interessa Socrate, il quale obbedisce ma spiega ai suoi amici che, prima di obbedire, seguirà la ragione che a lui ragionante gli apparirà la migliore.
A lui ragionante.
(Per il resto, nulla quaestio).
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