Archivi del giorno: aprile 6, 2007

Augias (epopea/2)

Nei camerini. Vedo Corrado Augias. Domando all’assistente di produzione che mi accompagna al bar in camerino o in sala trucco (la cosa più rilevante dell’intera faccenda è tornare in albergo, la sera, a struccarsi) come mai abbiano invitato Augias: è per il libro su Gesù?, faccio.

Mi guarda. E’ Augias! Sì, dico, lo so che è Augias. Ma chiedevo perché mai sia qui, in trasmissione: per il libro su Gesù?

Mi guarda. Ma è Corrado Augias! Sì, certo. Per mostrare che sono abbastanza informato, osservo che di sicuro non è la figlia, Natalia mi pare, che è giornalista pure quella, se non sbaglio. Ma Augias ha scritto questo libro che fa parlare molto, è in cima alle classifiche di vendite, mi pare.

Mi guarda. Ma Augias è Augias! Tu sai chi è Augias? Ma certo che lo so. E’ un giornalista, è un personaggio televisivo, e ha scritto il libro su Gesù.

S’è incazzata. Gentilmente, ma s’è incazzata.

 

 

Testa di moro (epopea/1)

– Non puoi andare in trasmissione con queste scarpe! -. – Ma perché? Sono praticamente nuove! -. – Nuove? Ma guarda le suole! -. – Ma chi le guarda le suole? -. Io l’ho vista la trasmissione, ti inquadrano dal basso pure le suole delle scarpe! -.

Se sei sposato, e sei abbastanza filosofo (nel senso di: amante del quieto vivere), devi accettare che sia tua moglie ad avere l’ultima parola. Il fatto è che ti inquadrano le suole. E così ieri mattina, di corsa, dopo avere lasciato a mezzogiorno i bambini, in giro a cercare le scarpe. Il fatto è che le voleva marrone scuro, testa di moro, mentre pare che sotto un vestito grigio scuro quasi nero non siano ammesse che scarpe nere, o al massimo scarpe marrone chiaro. O almeno questa è l’opinione:

del titolare del negozio di scarpe; del suo commesso; della cliente che ha lavorato cinque anni in un negozio di scarpe, e il cui marito ha lavorato in tribunale e prima la pensava diversamente ma poi s’è convinto vedendo gli avvocati come vanno in tribunale; della figlia della signora, che in verità non voleva neppure che mi mettessi il vestito grigio scuro; del ragazzo che al volo compare in negozio e suggerisce di fare come chiambretti; del titolare della maglieria lì vicino, che dice quando mai testa di moro, che io poi la penso come Totò che diceva che indossava le scarpe come i guanti (non ho capito); di suo figlio che annuisce e sospetto che annuisca sempre qualunque cosa dica il padre.

Ma mia moglie ha detto testa di moro. E testa di moro fu. (Se si vedrà la suola, si potrà leggere in caratteri cubitali: CUOIO, che neanche Peppino ne La banda degli onesti)

 

Chi me l'ha fatta fare!

(Rispondo prima alla domanda chi te l’ha fatta fare, poi parto con l’epopea).

Chi me l’ha fatta fare? Chi me lo fa fare di andare a cinema, di giocare a scacchi, di fare due chiacchiere col vicino, di leggere i giornali, di partecipare al consiglio comunale del mio paesello, di tenere un blog, di rispondere alle email, di mangiare più del necessario?

Chi me lo fa fare? E perché non lo dovrei fare? In questi due giorni, ho studiato forse più di quanto avrei studiato se fossi rimasto a casa! E prima del rientro, ora che mi cade la connessione costosissima dell’albergo, ho ancora dinanzi sei ore di studio! (certo in piedi, o in coda all’aeroporto, o sull’aereo, ma non sono mica le peggiori condizioni in cui mi tocca di studiare)