Stavolta non ho sognato nulla. Tutto vero. Mi sveglio causa raffreddore, vado a farmi un caffè, e su Telediocesi ascolto Francesco Giorgino spiegare le tre condizioni associate al presentismo, questa patologia del presente. Me ne ricordo solo una: che la famiglia non è più famiglia dei valori ma famiglia degli affetti. Mamma che brutta patologia. Poi gli sento dire che non l’uomo deve fare un passo indietro ma il suo arbitrio, e vabbè. Per fortuna la macchinetta è piccola e il caffè viene subito su.
(Trattasi di roba vecchia, del 20 gennaio. Ma resto comunque attonito scoprendo che Giorgino scrive libri pieni di Buoni propositi)
Il buon Orazio nota che, d’altra parte è meglio restare attonito che percosso e attonito.
Credo sia un problema di formazione: ma questa gente, tipo Giorgino, ha mai letto Kafka, Proust, Kant o Mircea Eliade con ardore? Il problema non sono i nomi (che non a caso cozzano tra loro) ma l’ardore, la profondità della lettura, il meditare su ciò che si legge. Insomma, aver avuto un maestro che ti insegna a ‘leggere’, a utilizzare i testi come percorso di formazione. Giorgino si è mai formato su qualcosa di serio o pensa che per avere una cultura basta assimilare le pillole di saggezza del Papa?
Ciao,
Versus