Archivi del giorno: aprile 18, 2007

Evoluzione e resurrezione

A quel che leggo sui giornali, il Cardinale Schnöborn è tra coloro i quali contribuiscono alla formazione del pensiero cattolico in materia di evoluzione. Gli stralci che leggo su Avvenire sono così smaccatamente inservibili dal punto di vista filosofico,che non posso non preoccuparmi per quel pensiero che vorrebbero sostenere. Indico i punti salienti, così come li incontro nella lettura dell’articolo
Schnöborn comincia citando Laplace. Laplace considerava inutile fare ricorso a Dio, a titolo di ipotesi esplicativa in astronomia. Pare che il cardinale invece, preoccupato che in questo modo un sempre maggiore numero di fenomeni venga spiegato scientificamente senza far ricorso a Dio, tenga proprio a che Dio invece non sia inutile a questo titolo: a titolo di ipotesi esplicativa, spendibile scientificamente. Mi chiedo quali credenti, cristiani o specificamente cattolici, pregano il Dio di cui Laplace non aveva bisogno, e Schnöborn sì. Mi auguro per il bene della Chiesa che tra costoro non ci sia il papa, nonostante il credito che riserva a Schnöborn.
Schnöborn parla di Darwin, e della sua “spiegazione «intramondana», ossia puramente materiale, meccanica, dell’«origine della specie»". Segnalo che non occorre che la spiegazione che Schnöborn dice intramondana sia puramente materiale, nel senso almeno di meccanica. Segnalo anche che queste parole (materiale, meccanica), andrebbero usate con un briciolo di consapevolezza filosofica in più. In particolare, Schnöborn non fornisce alcun chiarimento circa il concetto di materia: non qui né in alcun altro punto dell’articolo. Questo è particolarmente grave quando si scrive per distinguere, fra le altre cose, ipotesi scientifiche e teorie filosofiche.
Se Darwin avesse (avuto) ragione, non sarebbe necessario alcun “intervento separato del Creatore”. Se il creazionismo e Dio devono valere a titolo di ipotesi esplicativa (io sono disposto a concedere molto, come si vede: anche a prendere in considerazioni ipotesi simili) bisogna che il cardinale spieghi come sarebbe fatto questo supposto “intervento separato”, e come si combinerebbe con il resto. Non c’è traccia di nulla di simile in questo articolo e nel creazionismo in generale. Dire che una cosa non si spiega se non per l’intervento separato del Creatore non è, con ogni evidenza, spiegarla. In generale, dire che qualcosa è inesplicabile senza far ricorso a Dio non è una spiegazione.
Deve necessariamente esservi sovrapposizione fra la teologia e le scienze naturali, fra la fede, il pensiero e la ricerca, dice il cardinale. La ragione di ciò, è che avere fede in Dio comporta, secondo il cardinale, credere che il mondo sia condotto verso “un obiettivo da Lui preposto”. Considero ridicola questa affermazione. Non ridicola la fede, non mi permetterei mai, ma ridicolo ritenere che avere fede in Dio possa mai significare seriamente una cosa del genere (senza considerare che non ogni atteggiamento religioso è espresso ed esprimibile nella forma dell’aver fede). Non so proprio non solo quale mai sia questo obiettivo preposto (e dove eventualmente Gesù ne abbia parlato, lui che pure doveva saperne qualcosa), ma come potrebbe essere questo obiettivo, quale cioè sarebbe un obiettivo possibile (per eventualmente trovare che i fenomeni naturali ne diano conferma o smentita, corroborino o falsifichino). Siccome a questa domanda non c’è risposta che non sia ridicola, trovo ridicola l’affermazione che la suggerisce. Ovviamente, Schnöborn potrebbe ben dire che l’obiettivo preposto è anzitutto la vita sulla terra, ma allora si limiterebbe a indicare quello che c’è. Spiegare che quello che c’è, c’è perché c’è può andare ottimamente in filosofia o nella mistica (prego astenersi dal rivolgermi domande in proposito, perché non è questo il punto), ma difficilmente funziona come ipotesi esplicativa.
Schnöborn cita Walker (no, non Jhonny Walker), il quale considera che il darwinismo ‘stretto’, per il quale la materia cieca è la prima origine della vita, è incompatibile con la teoria cristiana della creazione. Evidentemente Walker, e Schnöborn con lui, non si accontenta della creatio ex nihilo, che non riguarda il passaggio dalla materia cieca alla materia vivente, ma quello ancor più impegnativo che va dal nulla all’essere. Non so quanti giovi all’ipotesi esplicativa che Schnöborn difende mettere insieme le due cose come se fossero una e la stessa. Né vedo perché, a voler tutto concedere, Dio non abbia potuto un bel giorno decidere di creare un bel po’ di materia cieca, sapendo che da quella materia dopo un lasso di tempo considerevole (considerevole sì ma non per Dio, a cui tutto è presente) sarebbe venuta fuori la vita.
 
Walker continua, e Schnöborn continua a citarlo: a volte si cerca di mettere d’accordo scienza e fede sostenendo che le scienze della natura sono “materialistiche soltanto a livello metodologico”. L’obiezione è: l’opzione metodologica è però un atto spirituale (libertà ragione e volontà), e quindi anche solo questo dimostra che le scienze della natura non possono venire a capo della “totalità della realtà”. Rabbrividisco: sarà la mia personalissima opzione spirituale, ma non posso credere che un cardinale come Schnöborn se la sbrighi così. Crede Schnöborn che vada da sé considerare “un atto spirituale” un’opzione metodologica? Se così fosse, Schnöborn avrebbe l’amaibilità di mettere in premessa non solo che il darwinismo non viene a capo della “totalità della realtà” (che è una cosa grossa assai, la totalità, di cui non si può far colpa a Darwin di non venire a capo, senza farne colpa un po’ a tutti, Schnöborn compreso), ma che ciò di cui non viene a capo è per ciò stesso ‘spirituale’. Allora basterebbe a Schnöborn aprir bocca e dire: “parlo, dunque Darwin ha torto”, visto che parlare è un atto spirituale (anche se io non so bene cosa sia un atto spirituale, poiché le parole libertà ragione e volontà non vogliono dire un bel nulla, messe lì così). Aggiungo, pro domo mea, che, se proprio devo, ‘parlo dunque Darwin ha torto’ lo lascio dire magari ad un filosofo, cioè a uno il quale non pretenda di raddrizzare teorie scientifiche, o addirittura di sostituirle con disegni intelligenti e amenità simili.
Schnöborn enumera le principali obiezioni al darwinismo. Per esempio: finora non è stata dimostrata neanche una evoluzione da una specie all’altra. Ammesso e non concesso, considera Schnöborn che rigettare il darwinismo per questa ragione e sostituirvi l’idea che cascuna specie è stata direttamente creata da Dio abbia un contenuto esplicativo maggiore del darwinismo?
Schnöborn si fa da solo la domanda: ma con tutti questi problemi, come mai gli scienziati difendono la teoria dell’evoluzione? La risposta è: “perché finora non ne esiste un’altra migliore”. Non capisco cosa abbia di male il fatto che ci si attenga alla teoria migliore attualmente disponibile.
Schnöborn, a questo punto, parte per la tangente (sarà colpa degli stralci, del fatto che il tutto è stralciato). Se ci si tiene così pervicacemente attaccati alla teoria dell’evoluzione, spiega, è perché l’alternativa è la creazione (c’è un salto spericolato: l’alternativa potrebbe pure essere che i Minimei han fatto tutto loro, occultando le prove: che la sola alternativa sia il creazionismo, in assenza di qualunque argomentazione a favore della sua superiore forza esplicativa, è del tutto arbitrario). Se non si vuole l’alternativa, è perché con la creazione bisognerebbe ammettere “il diritto del creatore”. Domanda: che razza di argomento è questo? Su quale piano si sta muovendo ora Schnöborn? Di più: Schnöborn aggiunge che se c’è creazione c’è diritto del creatore, e se c’è diritto del creatore c’è “un linguaggio leggibile del creatore”. Dunque: al darwinismo si fanno le pulci, al creazionismo si concede anche “il linguaggio leggibile”. Tanto il lettore, Schnöborn, ce l’abbiamo già.
Di qui in avanti le sciocchezze aumentano. Con il linguaggio leggibile arriva l’etica, arrivano i doveri, e si scopre perché quei monelli degli scienziati non ne vogliono sapere di leggere: perché vogliono fare il loro comodo. Non a caso materialismo e relativismo vanno a braccetto. Vanno a braccetto? Un ripasso veloce di storia della filosofia non guasterebbe.
Schnöborn però è anche capace di ironia. Si rallegra dell’illogicità di Dawkins, che non vorrebbe vivere in una società darwiniana. Qesta la lascio senza commento.
Schnöborn affronta infine il problema della teodicea. La filosofia se n’è sbarazzata, per fortuna, Schnöborn ancora no. Disegno intelligente, creazionismo: come si conciliano con la “fede in un buon creatore”? Confesso che m’è sfuggito il passaggio in cui si sosteneva che se hanno ragione i creazionisti, c’è da scommettere che è anche buono il Dio creatore in questione. Non ho capito quali sarebbero le evidenze in tal senso (oppure non ce n’è bsogno, in forza dell’argomento: che ci siamo elevati a fare sino a Dio per spiegare il mondo, se poi ci troviamo nelle mani di un Dio birbantello?). Schnöborn ovviamente ha anche qui la sua risposta. Anzi no: “noi non conosciamo la risposta al dolore”. Noi sappiamo solo che Dio con la croce si è assunto tutta la negatività del mondo, ecc. ecc. Come no. Ma vorrei di nuovo capire su qual piano Schnöborn parli: non basta il creazionismo, non basta il disegno intelligente, rinunciando al darwinismo io scienziato mi devo automaticamente prendere anche la teologia trinitaria? Ma com’è possibile tanta disinvoltura in un così eminente cardinale? Com’è possibile che uno argomenti enumerando quelle che a suo dire sono le prove contro il darwinismo, parli di necessaria sovrapposizione di scienza e fede, e di sovrapposizione in sovrapposizione arrivi sino al mistero trinitario? Il mistero trinitario ha per caso una forza esplicativa maggiore ed è un’ipotesi meglio corroborata del darwinismo?
Nella sua prima omelia pasquale, Papa Benedetto ha detto quest’anno: “La risurrezione di Cristo… se possiamo una volta usare il linguaggio della teoria dell’evoluzione, è la più grande «mutazione» […]”.
Oh santo cielo: andava preso alla lettera?

In Padania

Sono veramente lusingato dall’attenzione che la Padania ha voluto dedicare al mio elzeviro su Left Wing. Mi preoccupa tuttavia che qualcuno possa pensare, leggendo l’articolo, che sia stato Nietzsche a inventarsi Ireneo Funes, il che, come ognuno sa, non è.