"Che una certa area cerebrale si attivi tutte le volte che un cattolico pensa a padre Pio non ci dice proprio nulla sul senso di quei pensieri. Le domande del tipo ‘che cosa significa?’ non sono cioè riducibili a quelle del tipo ‘dove accade?’"
"L’esperienza religiosa è un caso esemplare dell’impossibilità di ridurre i fatti della vita ai suoi componenti. L’esperienza religiosa è un fatto della nostra vita, un’evidenza di cui rendere conto (non c’è umano per il quale non si ponga questo tipo di esperienza: quello dell’ateo, per intenderci, è uno dei modi in cui si può vivere quell’esperienza), un’evidenza elementare, nel senso che non può essere tralasciata per tempi migliori, quando si saranno intanto spiegati gli altri ‘moduli’, quelli più semplici. […] non è possibile – senza una teoria dell’esperienza religiosa – neanche avere una teoria soddisfacente del linguaggio umano".
C’è una parentesi quadra nel testo che avete appena eletto, e che proviene dall’editoriale del primo numero della rivista Forme di vita, nata nel 2004, attualmente in libreria con un bel fascicolo dal titolo foucaultiano. Nella parentesi quadra si legge:
"[Per intenderci, dal nostro punto di vista radicalmente materialistico] non è possibile…".
Non ho capito, da quel che hai citato, perché proprio l’esperienza religiosa e non anche le altre esperienze: per dire, ammirare un quadro, guastare il cioccolato fondente, il piacere del primo bagno dell’anno sono forse diverse, si lasciano ridurre al “dove accadono”?
No, no. L’editoriale parte anzi dagli esempi di Wittgenstein:il comandare, l’interrogare, il raccontare, il chiacchierare. E’ difficile però che il riduzionismo si eserciti sul chiacchierare, e comunque, se lo facesse, la cosa, a tutta prima, apparirebbe di minore impatto.
Oh, finalmente dei materialisti radicalmente intelligenti.
“Punto di vista radicalmente materialistico” sembra una barzelletta. Ormai lo sa anche mia nonna che in ogni materialismo è implicitamente complice lo spiritualismo, che gli opposti si tengono per mano (avrebbe detto Hegel), che il rovesciamento di una tesi metafisica rimane una tesi metafisica (Heidegger). Non lo hanno detto, mostrato e ripetuto praticamente tutti, da Spinoza ad Artaud a Derrida? Il materialismo condivide la stessa logica di fondo dello spiritualismo (o come volete chiamarlo), cosa che vale in generale per tutti gli opposti (i quali si fondano sempre su un terreno comune). Ma ci vuol tanto?