Archivi del giorno: Maggio 1, 2007

La libertà della bicicletta

Farfintadiesseresani dà ragione a Filippo Facci sul fatto che Milano non è fatta per le biciclette. Io, che ciclista calmo non sono ma che in gioventù molto amai la bicicletta, gli segnalo un approfondimento storico-teoretico della questione, aperto da questa perla davvero preziosa:

"Secondo il nostro ragionamento, il trasporto può aumentare la libertà di movimento soltanto entro i limiti in cui uno può rinunciarvi".

Si tratta del contributo di Ivan Illich (e Jean Robert) al "Simposio sulla libertà della bicicletta", reso "nell’epoca della trasformazione della locomozione degli esseri umani in un prodotto di prima necessità". E non è solo teoria, c’è anche -e fa un po’ tenerezza – un progetto concreto. Che viene esposto e comincia così:

"Immaginiamo che la Suprema Corte ritenga anticostituzionale che si conduca un veicolo per la via pubblica a meno che non si operi come un servizio pubblico. Di conseguenza, tutti i veicoli capaci di portare un passeggero devono accettare quelli che facciano un segno in un luogo e per la strada".

Immaginiamo (ci sono anche i dettagli).

Suggerimenti

So molto poco dell’incontro di domani. Non so nemmeno con certezza se sia aperto al pubblico. Fatto sta che il Dipartimento Istituzioni dei DS organizza un incontro sui temi della laicità e della religione, al quale prenderò parte. Conosco il nome di qualche relatore, ma non di tutti. So che Fassino verrà per le conclusioni, o forse prima: non so. E’ un incontro di lavoro, credo, una specie di seminario, ma non sono sicuro. In questo mare di incertezze, vi metto qui la lista delle letture fatte o rifatte apposta per l’occasione:

W. Burkert, La creazione del sacro (parz.); W. Burkert, Antichità classica e cristianesimo antico; M. Ignatieff, Una ragionevole apologia dei diritti umani; A. Melloni, L’inizio di Papa Ratzinger; A. Scola, Una nuova laicità; A. Ciattini, Antropologia delle religioni (parz.); M. Vannini, Tesi per una riforma religiosa; J. Habermas, Il futuro della natura umana (parz.); M. De Carolis, La vita nell’epoca della sua riproducibilità tecnica; C.Diamond, L’immaginazione e la vita morale (parz.); G. W. F. Hegel, Fenomenologia dello spirito (parz.); L. Wittgenstein, Lezioni e conversazioni (parz.).

Parlerò 15-20 minuti. Potete suggerire.

Donne e viticoltura

Grazie al bel sito segnalazioni, mi riesce di leggere cose che altrimenti mi sfuggirebbero. E sarebbe un peccato. Domenica il Corriere pubblica stralci di una testimonianza del figlio di Martin Heidegger, Hermann, che apparirà su Micromega. Per la verità Hermann dice cose abbastanza note: quelle ignote sono rinviate a quando verrano resi noti documenti d’archivio per i quali c’è da aspettare ancora qualche decennio. Riporto qui un paio di passaggi dell’intervista. Il primo:

"Io conoscevo una parte di queste donne [le numerose donne che Martin frequentava, diciamo]. Mio padre mi ha sempre detto: «Le persone devono occuparsi del mio pensiero, la vita privata non ha nulla a che fare con la sfera pubblica». E io mi sono sempre attenuto a questa indicazione".

Mi auguro che Hermann intenda: in quanto curatore del suo lascito. In quanto figlio, uno immagina che abbia avuto a che fare anche con la vita privata di Martin. Ma se si ascolta la sua testimonianza, è per quel che può dirci di Martin che non appartenga alla sfera pubblica: e infatti nell’intervista parla di come era bello andare in canoa col papà, e di quanto belle e interessanti fossero quelle donne (che non si pensi che Martin fosse circondato di racchie) – cose che non appartengono propriamente alla sfera pubblica.

Secondo passaggio: "Due giorni dopo, in occasione delle elezioni, egli votò ancora per il partito dei viticultori del Württemberg. Sicuramente fu l’influsso di mia madre a portarlo a votare per il partito nazionalsocialista nelle successive elezioni".

Ora, va bene che Elfride era quello che era, ma scaricare tutto su quella donna… In ogni caso, il fatto che Martin Heidegger votasse per il partito dei viticultori del Württemberg è già inquietante di per sé.