"So di stare per fare una domanda impertinente, addirittura blasfema, ma prendo coraggio e la faccio lo stesso: qualcuno ricorda di aver letto negli ultimi vent’anni qualcosa diciamo di appena appena significativo nelle migliaia di pagine di Ralf Dahrendorf? E Amartya Sen, quando non parla di economia (dove non so giudicare: ma mi pare che ne parli sempre meno), cosa ha mai detto e cosa dice mai di nuovo, di interessante? Ha sostenuto che la democrazia è stata conosciuta e praticata anche fuori d’Europa: ma con argomenti così fragili che non avrebbero passato il vaglio di un esame di laurea triennale italiana. Perché allora la fama e la riverenza che circondano entrambi? Perché svolgono il ruolo prezioso di teorici «alti» di quel paciugo cosmopolitico-socialdemocratico-buonista che è oggi l’ideologia delle classi dirigenti euro-atlantiche: ci ammoniscono dai convegni di Cernobbio, ricevono le lauree honoris causa dalle Università di serie B, sono gli aedi del nulla" (Ernesto Galli della Loggia, Il calendario, 7 maggio).
So di stare per fare una domanda impertinente, addirittura blasfema, ma prendo coraggio e la faccio lo stesso: si rende conto che fissando il criterio che ha fissato, Ernesto Galli della Loggia è stato troppo severo ed esigente: con Amartya Sen, con Ralf Dahrendorf, con il novanta per cento almeno dell’intellettualità nazionale e internazionale, e infine con se stesso?