Basta! (su un libro non letto)

Non so se sia indispensabile comprare il libro di C. A. Viano per una visione dichiaratamente torinocentrica della filosofia italiana. Quel che mi aspetto di trovarci è già nell’articolo apparso su La Stampa (letto stamane nella rassegna della Camera e poi tolto, chissà perché: ma il link sarebbe questo). A Torino è accaduta una tragedia sotto gli occhi di Viano: che Vattimo ha preso il sopravvento. Lui Viano è illuminista, lui è empirista anziché no, lui la scienza e la tecnica, lui è alievo di Abbagnano (quello del Dizionario) e proprio in casa sua si afferma l’allievo di Pareyson, uno che legge Schleiermacher e Nietzsche e Heidegger, uno che la bussola della ragione illuminista non l’ha tenuta mai? La dialettica dell’illuminismo magari sì, ma l’illuminismo niente da fare.

Allora se è così basta: la filosofia – almeno quella che civetta con la metafisica -, non ha più senso. Cialtroni. E poi: hai voglia a indebolire, sempre nei suoi dintorni ti muovi. Ti sei ammalato di metafisica e teologia, e non ti rimetti mai veramente: non è questo che pensa Vattimo? Al diavolo, allora. Se è così, basta. Facciamo gli storici. Occupiamoci nientepopodimenoché di Torino e regoliamo i nostri conticini (ora che pure Vattimo s’è fatto anziano).

13 risposte a “Basta! (su un libro non letto)

  1. una volta si sarebbe detto: ‘miserie di provincia’.

    emilio/millepiani

  2. utente anonimo

    Stavo quasi per accingermi a segnalartelo l’articolo, anche se poi sapevo che “figurati se il maestro non l’ha già scoperto”. Effettivamente non so quanto bene possa fare una recensione del genere, torinocentrica, ad un quotidiano che di Torino è. Se non fosse per mio padre che la sua copia quotidiana della Stampa non se la fa mai mancare, difficilmente l’avrei letto, anche perché sulla rassegna on-line “puoi” scegliere, per fortuna. Ciao.

    AD

    P.S. se capiti dalle parti di Torino, magari alla fiera del libro, faccelo sapere a noi “terroni” in trasferta.

  3. utente anonimo

    commentare un libro non letto e poi emettere la sentenza “cialtroni”. di bene in meglio.

  4. Anonimo: leggi con più attenzione. Cialtroni non è il mio giudizio. (Ovviamente non sta tra virgolette, perché è un modo spiccio di riassumere).
    AD: chissà quando capiterò dalle parti di torino. comunque, grazie

  5. (Ad, spero, anzi son sicuro che maestro sia ironico)

  6. utente anonimo

    Certo che è ironico, nel senso non socratico del termine, e non è mia intenzione offendere chicchessia. In ogni modo io giudico in conformità a quello che si scrive (da qui il “maestro”), e vale per tutti, anche per Galli della Loggia (da qui l'”ignorante”, in altre parole che ignora quanto tu hai riportato molto bene qualche post addietro).

    AD

  7. …maestro detto in modo ironico…..eppure un libro meriterebbe DUE, anche solo DUE commenti: 1) uno dei più impegnativi della generazione nuova; DUE) una volta la decina di pagine di commento le mando…

    emilio/millepiani

  8. Fai presto che nell’anno esce il libro su spinoza

  9. utente anonimo

    Xemilio. Spero di essermi spiegato: per me l’aver dato del “maestro” a Adinolfi non mi è sembrata un’offesa, anche se detto in modo ironico, primo (spero che anche per lui sia così), poiché a me è capitato spesso di sentirmi chiamare “maestro” (ho un passato da musicista), ma sapevo benissimo che non mi prendevano per i fondelli (ma chi può asserire con certezza che fossero nel giusto dandomi del maestro?). E poi, non ho dato una valutazione sul libro citato perché non l’ho letto, secondo, ma mi sono limitato ad affermare che, basandomi su quanto riportato dal giornale in questione, la Stampa, è controproducente un articolo siffatto, torinocentrico come ho già detto (parole dell’autore dell’articolo riferito al libro, ma smentendosi, di fatto, poiché dando risalto al testo incriminato fa il gioco di Viano), autocelebrativo, e non è la prima volta, tant’è che si parla di “filosofi sotto la mole” nelle pagine destinate alla cultura di un quotidiano nazionale, e fin qui nulla di male direste voi, ma va bene una volta due ogni tanto, ma quando è troppo è troppo. E’ come se La Repubblica un giorno sì e l’altro pure, poiché ha sede in Roma, parlasse di “filosofi sotto il Colosseo”, se non proprio dentro. Ergo, il mio è un giudizio sull’articolo, punto.

    Saluti,

    AD

  10. Non l’ho affatto presa per un’offesa, ma a scanso di equivoci, visto che non si sa chi pasa da un blo, mi toccava prendere le distanze, ironico o no che fosse. (Ed Emilio credo, voleva costringermi a prendere le distanze pure da lui!).
    (Si scherza: inconnu, non venire qui a mettere la solita fotografia: si scherza!)

  11. utente anonimo

    In ogni modo non mi sono arrabbiato, anzi, magari ho dato quest’idea, una sfumatura un pò così a quello che ho scritto certo, ma ho detto quello che volevo dire, si discorre, e poi, millepiani.net è nella cartella dei miei preferiti su Firefox, quindi…

    Ciao,

    AD

  12. @AD la tua gentilezza non aizzava polemiche, semmai un’affettuosa ‘presa di ‘ulo’ per il ‘maestro’. Nella filosofia, per quanto mi riguarda, può starci la ferocia ma non la polemica (vedi ‘sotto’ la Mole).

    invece, per il ‘maestro’
    @ Massimo certo che lo so che ci sarà il libro su Spinoza – è tre mesi che fai pubblicità…- ma non credere che non lo si leggerà in rapporto con quell’altro….

    emilio/millepiani

  13. utente anonimo

    Io polemico? E per cosa, per un libro non letto? E poi non sono un filosofo, e aggiungo; la polemica, a differenza della ferocia, è costruttiva, poiché s’incita chi ti sta di fronte, metaforicamente parlando, a contestare la tua tesi, e viceversa. Di converso, la ferocia, non porta da nessuna parte, anzi, zittisce l’interlocutore, è un dialogo a senso unico, un monologo. E’ utile nei casi estremi, e soprattutto non verbali, in situazioni di “pericolo”, al limite. Tipo lo sbarco in Normandia, se non si faceva con la “giusta” ferocia e tempestività sarebbe stato un flop. Invece, come già D’Alema ha avuto modo di spiegare, la ferocia con la quale si è giustiziato e barbaramente “esposti” i corpi di Mussolini e moglie alla folla inferocita appunto, ossia, coloro i quali il giorno prima erano in piazza a sbavare sotto la balconata dove era solito affacciarsi il Duce, beh, la dice lunga sull’uso che se ne può fare della ferocia. Detto questo, il sottoscritto non vuole prendere per il sedere nessuno, ma al tempo stesso, non vuole essere anche lui oggetto del contendere.

    AD

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