Archivi del giorno: Maggio 21, 2007

Venghino, signori venghino

Qui sotto lo schema, più o meno, della prima lezione all’Istituto di Studi Filosofici, questo pomeriggio. (Sia chiaro, altri schemi non ve ne dò).

  1. Il metodo in filosofia (tre cose, per acclimatarsi)
  2. Il metodo in Spinoza (mos geometricum: lettera a Burgh; la certezza dimostrativa)
  3. La possibilità di una conoscenza assoluta
  4. L’aporia: la condizione di possibilità, l’incondizionatezza negativa. (L’aporia, precipitato della domanda)
  5. Il reale e il possibile (contro la scelta)
  6. (Incipit Spinoza). L’assoluto e il reale. (Lo spazio e il non sequitur):
    1. non c’è salto indebito (perché non c’è ‘debito’)
    2. la conoscenza assoluta è reale: quel che c’è, non un’altra cosa
    3. la conoscenza reale è ab-soluta: senza condizioni previe.
    4. la vis nativa e la necessità.
  7. L’idea vera data: index sui et falsi
    1. (finora una comprensione negativa, adesso positiva)
    2. (ma dire in positivo è difficile, perché non lo si può dire provenendo da altro)
    3. (questo dire è un ribadire: ciò pone il problema del suo senso: il profitto etico)
    4. (questo dire è un ribadire: è un dire due volte. La forza del dire [filosofico] ciò che è)
    5. (questo dire è un ribadire: è un dire due volte. Ma cosa vuol dire, dire due volte?: sive).
  8. L’idea vera data: immaginare che non
    1. è perché è data, che non posso immaginare che non
    2. non occorre sapere di sapere, per sapere
    3. l’anti-misticismo di Spinoza e il pre-inizio
    4. l’anti-metodologismo di Spinoza e la conoscenza data tutta e intera.
  9. L’idea vera data è l’idea Dei
    1. un falso problema
    2. correzione: idea vera data, sive idea Dei (non: questa a me, e questa a te!)
    3. la mente è idea, non un passo in qua
    4. l’idea ideae: l’essenza formale irrapresentabile.
  10. L’idea una: non ce n’è un’altra.

(Dimenticavo di dire: Betori non potrà mettermi tra i nemici che espugnano, visto che più assolutista di così proprio non potrei essere)

Tagliatelle al ragù

Non posso aggiungere nulla alle polemiche seguite alle parole di mons. Betori, nei giorni scorsi, se non che Sandro Magister, nel pubblicare il discorso integrale, lamenta le "polemiche scomposte" che quelle parole, estrapolate, hanno suscitato, fino al paragone col mullah Omar. Io non mi sognerei mai di farlo (peraltro, non ho letto una riga del mullah Omar), ma Magister mi consentirà di dire che mons. Betori non è che si sia tenuto compostissimo. Sin dal titolo – nuovi nemici tentano di espugnare le nostre città –, non è che si rimanga tutti quieti e composti.

(I nemici sono il relativismo e il nichilismo, e le conseguenze sono quelle che sappiamo: l’embrione, l’eutanasia, ma anche la guerra e il terrorismo. Non ho voglia di dire nulla, e smetto pure di fare dell’ironia: ho cose più serie di cui occuparmi. E poi sapete come la penso. Però una cosa la dico. Betori accoglie l’invito del Papa: "Se vogliamo salvare il nostro futuro" – dice -, tutti, credenti e non credenti, dobbiamo vivere come se Dio esistesseSi parva licet, è come quando a me servono un piatto, che so: tagliatelle al ragù, e io, dopo l’assaggio, faccio: "Buone, sembrano proprio tagliatelle al ragù!". "Ma sono tagliatelle al ragù!", protesta vbratamente il cuoco. E io, imperterrito: "Lei è bravo, somigliano maledettamente a delle vere tagliatelle al ragù, complimenti davvero". Ecco, fossi Dio, cioè il cuoco, io questi cristiani che invitano non a essere cristiani ma a vivere come se li cucinerei tutti all’inferno).