Oggi a pranzo, ho finalmente capito cosa passasse per la testa di Nerone, quando volle incendiare Roma. Ero al decimo piano dell’Hotel, di fronte a Castel dell’Ovo, tutte stucchi, tende e vetrate, musica napoletana (solo musica, niente parole) appena accennata in sottofondo, un mare immobile e perfettamente indifferente, la sala vuota, il vino, una luminosità diffusa, tre camerieri immobili contro le pareti, e non ho potuto non pensare a quanto tutto ciò fosse intollerabile, mentre Napoli, tutta la cintura napoletana, puzza di rifiuti, di immondizia, di fumi maleodoranti. Non al decimo piano, però; non dietro le vetrate insonorizzate dell’albergo.
Napoli è lo scialo. Delle bellezza e dell’immondizia. Per non sentire neanche un grammo di responsabilità in un simile spreco, bisognerebbe bruciare tutto, tutto.