Archivi del giorno: Maggio 28, 2007

Al tavolo

E’ già tempo di consuntivi. Luca Sofri, sul suo blog, spiega cosa è successo da che ha messo l’appello sul blog. Mi devo permettere in spirito di amicizia una piccola osservazione, che per me è un macigno. Luca Sofri scrive:

"Veniamo invece ai risultati che quest’idea – improvvisata, messa per iscritto e discussa in un pomeriggio – si è portata a casa rispetto a ciò che si prefiggeva".

Proprio non capisco. E domando: che l’idea fosse improvvisata, messa per iscritta e discussa in un pomeriggio va considerato un pregio o un difetto di quell’idea? Sembra un pregio (vedete come siete stati bravi noi, in un pomeriggio solo? Quelli là, invece…), e invece è solo infantilismo politico. Sofri intende forse che se ci avessero lavorato su qualche pomeriggio in più sarebbe venuta meglio, e gli aderenti sarebbero stati il triplo? E allora, perché non l’ha fatto? Perché non lavora duro su quella proposta o su qualunque altra cosa serva al PD (e qui dò ragione a Gad Lerner, che dice qualcosa del genere). Perché gli è bastato, perché si è accontentato di improvvisare? Aveva di meglio da fare? E’ comprensibile, è legittimo: ma perché io dovrei apprezzare un’idea improvvisata, neanche fossimo alla Corrida (e comunque in tv, dove appunto vige spesso la regola che non conta quel che sai fare, l’importante è improvvisare)? Io, in verità, sarei piuttosto imbarazzato dall’affidare una proposta politica di rinnovamento di un partito e di non so cos’altro a un’idea improvvisata buttata lì in un pomeriggio. Una sta lì un pomeriggio, butta un’idea sul tavolo e si aspetta che succeda che due partiti dicono giusto, ma che bravi, ora ci facciamo da parte? E’ questa l’idea che Sofri e gli altri hanno della competizione politica, della lotta politica, della vita di partito? E’ così che ci si siede al tavolo? Tre giorni con un appello sul blog? (Se ora qualcuno mi dice che è l’opinione pubblica, mi limito a osservare: ma l’opinione pubblica ha tutto il diritto di giudicare che il PD è una schifezza; non però di meravigliarsi che non basta dare questo giudizio per meritarsi di farne parte!).

(Stasera, per dire, ho partecipato a una riunione di partito in sezione, ed è letteralmente (letteralmente) volato un tavolino, uno di quelli su cui una volta i vecchi compagni di partito giocavano a carte: dall’assessore al capogruppo, compagni di partito e di maggioranza. Con contorno di offese infamanti (tu fai affari; tu cambi tessera ogni tre mesi; tu sei in malafede; tu sei disonesto). Io volevo alzarmi e buttare lì una proposta molto ideale, molto nobile, ma volavano i tavolini, e ho desistito)

Filosofia politica e partito democratico

Cito interamente, a proposito dell’appello di luca sofriquesto post da brodoprimordiale:

"In Italia ci sono 31.234.564,3 mancini. Trentunomilioni di mancini. E chi rappresenta i mancini nel PD? Ve lo dico io: nessuno. Eppure – come noto – i mancini possono essere degnamente rappresentati solo da altri mancini (ovviamente, i mancini possono militare solo in un partito di sinistra). Quindi, per cortesia, mettete dieci mancini nel komintern del PD. Please, please, please. Suggerirei: roberto mancini, claudia mancina, antonio mancini, alberto mancini, francesco mancini, umberto mancini, carla mancini, ottavio mancini, norberto mancini, pierluigi diaco".

Poi vedo che Omar Calabrese ha molto da ridire sul modo in cui sta prendendo forma il Partito Democratico. Io non ho difficoltà a pensare che il Partito Democratico meriti tutte le critiche del mondo, ma trovo straordinario che qualcuno potesse pensare che un partito nuovo, che nasce tuttavia dall’incontro fra partiti già esistenti, potesse affidarsi "a poche persone competenti e autorevoli" perché "redigessero un manifesto politico e una carta costituente, e la sottoponessero poi al giudizio delle segreterie dei partiti, dei movimenti, delle assemblee degli eletti fino a giungere a una piattaforma di contenuti condivisi". Ma com’è possibile che Calabresi pensi che quel che manca al Comitato Promotore sono "persone in grado di leggere e scrivere un progetto di filosofia politica"? Ma com’è posibile scrivere che non si vogliono enunciazioni astratte del tipo del Manifesto dei Dieci, e immaginare processi che più astratti non si può?

Trova l'errore

Se il valore morale di un’azione dipende essenzialmente dall’intenzione, se in coscienza io penso di fare il bene, se sono nazista e seguo scrupolosamente per tutta la vita quel che in coscienza, con assoluta certezza, mi sembra che sia bene, andrò in Paradiso? La mancanza di scrupoli, di dubbi, mi giustifica? O mi condanna?

(E se la libertà di coscienza è un bene assoluto e intangibile, bisognerà solo evitare che il nazista di sopra faccia del male agli altri, senza pretendere di correggere le sue convinzioni? Questa pretesa sarebbe odiosamente autoritaria?)

(Manca il link, lo metto dopo)