Al tavolo

E’ già tempo di consuntivi. Luca Sofri, sul suo blog, spiega cosa è successo da che ha messo l’appello sul blog. Mi devo permettere in spirito di amicizia una piccola osservazione, che per me è un macigno. Luca Sofri scrive:

"Veniamo invece ai risultati che quest’idea – improvvisata, messa per iscritto e discussa in un pomeriggio – si è portata a casa rispetto a ciò che si prefiggeva".

Proprio non capisco. E domando: che l’idea fosse improvvisata, messa per iscritta e discussa in un pomeriggio va considerato un pregio o un difetto di quell’idea? Sembra un pregio (vedete come siete stati bravi noi, in un pomeriggio solo? Quelli là, invece…), e invece è solo infantilismo politico. Sofri intende forse che se ci avessero lavorato su qualche pomeriggio in più sarebbe venuta meglio, e gli aderenti sarebbero stati il triplo? E allora, perché non l’ha fatto? Perché non lavora duro su quella proposta o su qualunque altra cosa serva al PD (e qui dò ragione a Gad Lerner, che dice qualcosa del genere). Perché gli è bastato, perché si è accontentato di improvvisare? Aveva di meglio da fare? E’ comprensibile, è legittimo: ma perché io dovrei apprezzare un’idea improvvisata, neanche fossimo alla Corrida (e comunque in tv, dove appunto vige spesso la regola che non conta quel che sai fare, l’importante è improvvisare)? Io, in verità, sarei piuttosto imbarazzato dall’affidare una proposta politica di rinnovamento di un partito e di non so cos’altro a un’idea improvvisata buttata lì in un pomeriggio. Una sta lì un pomeriggio, butta un’idea sul tavolo e si aspetta che succeda che due partiti dicono giusto, ma che bravi, ora ci facciamo da parte? E’ questa l’idea che Sofri e gli altri hanno della competizione politica, della lotta politica, della vita di partito? E’ così che ci si siede al tavolo? Tre giorni con un appello sul blog? (Se ora qualcuno mi dice che è l’opinione pubblica, mi limito a osservare: ma l’opinione pubblica ha tutto il diritto di giudicare che il PD è una schifezza; non però di meravigliarsi che non basta dare questo giudizio per meritarsi di farne parte!).

(Stasera, per dire, ho partecipato a una riunione di partito in sezione, ed è letteralmente (letteralmente) volato un tavolino, uno di quelli su cui una volta i vecchi compagni di partito giocavano a carte: dall’assessore al capogruppo, compagni di partito e di maggioranza. Con contorno di offese infamanti (tu fai affari; tu cambi tessera ogni tre mesi; tu sei in malafede; tu sei disonesto). Io volevo alzarmi e buttare lì una proposta molto ideale, molto nobile, ma volavano i tavolini, e ho desistito)

4 risposte a “Al tavolo

  1. L’errore nel tuo ragionamento è la pretesa che questo fosse un progetto politico: era una piccola proposta puntuale e chiara su una cosa puntuale e chiara. Bastava un pomeriggio. Per il progetto politico, conto su di te o chiunque altro ne abbia voglia, e lo sottoscriverò volentieri. Ciao, L.

  2. Può darsi tu abbia ragione nelle intenzioni. Anzi: sicuramente ce l’hai. Ma io non parlo delle intenzioni. Immaginiamo che il Comitato avesse accolto la proposta: ciò avrebbe avuto un senso politico o no? E quale sarebbe stato? Dieci nomi giovani messi su in un pomeriggio? Mario Adinolfi l’ha messa così: si trattava di chiedere agli oligarchi di darci retta. Ma scherziamo? Uno va da Tizio e gli dice: tu sei un oligarca. Fatti da parte. E’ mai possibile che quello risponda: già, sono un oligarca. Mi faccio da parte, accomodati tu? Si può dire, anzi magari si deve che in quel comitato siede un’oligarchia, ma se la si vuole togliere di mezzo, il progetto o la proposta non può essere di chiedergli di farsi da parte, ma di metterlo da parte. E converrai con me che per quello c’è non il comitato promotore, ma la partita che si apre per la Costituente.

  3. Io però non credo ci sia un “errore” – già cominciando così si rischia di fare una lite tra primi della classe, mentre la classe, anzi la scuola, sta in vacanza sulla spiaggia.
    Così come non mi soffermerei sul modo in cui è nato – del resto in un pomeriggio sono nate anche strepitose genialate dei Beatles.
    Allora? evidenzierei che da un lato l’immagine della sezione in cui ci si accapiglia testimoni di un politica attiva che è una sorta di circolo chiuso – e in cui anche tu taci. Dall’altra la proposta di Sofri, buona in sé come evidenza del probleeam e io l’ho condivisa – aveva proprio nella sua gestazione la debolezza: e non è nel poco tempo, ma nel numero esiguo di persone, nel fatto di agire consapevoli di essere un blog molto letto dalle dirigenze politiche e dai media che lo rilanciano. LA politica invece dovrebbbe essere fatta fondendo insieme le due realtà: da un lato una sezione che si apre e che viene invasa da quei 500 che invece discutono si indgnano via web e poi “tornano a fare le cose di sempre”. Una sezione in cui quelli che si accapgliano siano messi da parte e che grazie all’afflusso di gente nuova che tutti i giorni si impegna riesce a mandare ai congressi delegati più giovani. Senza chiederlo dalla distanza di un privilegio mediatico, seppur con intenzioni nobili.
    Quindi è vero, come dice L. , per il programma politico aspettiamo te. Però caro L. io,te e tutti i sottoscrittori dovremmo essere più presenti, magari iscriverci a questo benedetto partito, togliendo la tessera numero 1 ad un vecchio signore di oltre settanta anni che predica bene e razzola male, molto male.
    mario d.s.

  4. utente anonimo

    a ridaglie col “dò” .
    c’è da e dà, di e dì, etc. d’accordo,
    ma pare che do sia single!
    tc

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