"Il teorema di Boeckenfoerde. L’ultimo numero di Reset, mensile diretto da Giancarlo Bosetti, mette a tema il«famoso» teorema di Boeckenfoerde, teologo tedesco. Esposto nel 1966 e che suona così: «Lo stato liberale è incapace di autogiustificarsi sulla base dei suoi presupposti etici». E perciò ne consegue che avrebbe bisogno di un’altra fondazione, più forte e davvero cogente. E su questo Reset sviluppa il confronto a più voci".
In attesa di leggere su Reset il confronto, leggo l’articolo di Bruno Gravagnuolo. Ora Gravagnuolo cosa obietta? Che quel teorema va bene per ogni cosa: non c’è nulla che si autofondi (salvo Dio), sicché non si capisce perché questa sarebbe un’obiezione contro la democrazia.
Poiché manca l’autofondazione assoluta, non resta che un criterio di fondazione "empirico, storico", che è ciò a cui la democrazia si affida. E al dialogo, anche, che "incorpora procedure e principi laici. In altri termini, la democrazia si autofonda, basta a se stessa, anche quando trascina dentro di sé pregresse eredità religiose" .
L’ultimo passo non è chiarissimo: siccome niente basta a se stesso (niente si autofonda in senso assoluto), la democrazia basta a se stessa (si autofonda come può). Ma così sembra quasi che tutti i regimi siano pari (almeno sotto il profilo considerato): tutti in difetto di autofondazione, tutti chiamati a fondarsi in base a propri principi e proprie procedure.
Perché allora non fare altri due passi? Il primo: specificare che la ‘superiorità’ delle istituzioni liberal-democratiche sta proprio nei suoi presupposti etici, in ciò che essa presuppone dal punto di vista etico, e che ingloba nei suoi principi e nelle sue procedure. Il secondo (filosoficamente più rilevante): ma siamo poi sicuri che è tutto in ordine nella richiesta di ‘autofondazione’? Siamo sicuri che è una richiesta sensata? Non è che possiamo liberarcene, e liberarcene nel senso non che la soddisfiamo, ma che la respingiamo?
In effetti mi ricorda tanto l’argomento noto come “Trilemma di Münchhausen”: un fondamento autofondante è come il barone che si tirò su per il codino. Da cui tre alternative: la regressione all’infinito (il fondamento del fondamento del…), la fondazione per fede, la fondazione a posteriori (postulo un fondamento e lo accetto sulla bas della dimostrabilità delel conseguenze).
Il problema è che sono almeno due anni che non riesco a trovare l’autore di questo Trilemma, e ho perso l’articolo da cui l’avevo appreso.
girolamo
Il trilemma che dici riprende la classica distinzione scettica, reperibile per esempio in Sesto, per cui le premesse di un ragionamento o vanno indietro all’infinito, o sono meramente ipotetiche, o circolari (diallele). (E prima ancora, i tre casi sono distinti già da Aristotele)
Scusa, mi sono espresso male: qualcuno (un analitico statunitense, credo) lo ha riformulato dandogli il nome del barone tanto caro a Günther Anders: è questo il nome che non riesco a rintracciare.
g.
Non ti fidi di Wikipedia?
http://en.wikipedia.org/wiki/Munchhausen-Trilemma
vi copioincollo l’originale, quello di Gravagnuolo e’ una liberale e uno sbagliata interpretazione
«Lo Stato liberale secolare vive di premesse che esso non è in grado di per sé di garantire. Questo è il grande rischio, che esso corre per volere la libertà. Da una parte, in quanto stato liberale, può sussistere soltanto se la libertà, che concede ai suoi cittadini, si regola dall’interno, dall’interno della sostanza morale dei singoli e di una società omogenea. Dall’altra, esso non è in grado di garantire da solo – e cioè con i mezzi della coercizione giuridica e con decreti di autorità – queste forze di regolazione interna senza rinunciare al
suo liberalismo e senza ricadere, su un piano secolarizzato, in quella pretesa di totalità dalla quale era venuto fuori con le guerre civili confessionali».
ac, il dito, Gravagnuolo liberale?? libera…