Non ho nulla in contrario all’introduzione della Bibbia nelle scuole italiane. Anzi sono favorevolissimo. Ma a chi toccherà insegnare la materia, poniamo, al liceo? I candidati sono due, in prima fila: il professore di religione, il professore di storia e filosofia. Tenderei a escludere che possa toccare al primo, per il modo in cui è selezionato il personale docente, e poi perché immagino che in qualche modo lo faccia già. Allora tocca al professore di storia e filosofia. Ma dove e come, nel corso dei suoi studi, il professore di storia e filosofia si imbatte nella Bibbia (dico proprio nel testo, e non in generale in cose come la teologia medievale) ? In un esame di filosofia delle religioni (che in diversi corsi di laurea in filosofia non è attivato)? Non è mica deto. E poi: fa nulla per la lingua? Fa nulla per la critica storico-ermeneutica? Oppure il professore deve saperne della Bibbia un po’ come ne sappiamo tutti, cioè in una maniera non troppo differente da quella gentilmente offerta da un bignami? E questo professore di filosofia: rimaniamo dell’idea che ha da essere uno specie di tuttologo?
Agnese Cini, autrice della proposta, dice: "Bisogna organizzare corsi per gli insegnanti in materie umanistiche". Forse pensa anche ai professori di lettere, e di latino e greco. Ma è consapevole che cambia l’idea stessa di "materia umanistica", così? La Bibbia è per caso uno dei testi fondamentali dell’umanesimo? MI pare di no.
Dopodiché io resto favorevolissimo. Solo, volevo portare qualche esempio di quante cose bisogna sapere che cambiano, in questa maniera.