Biblia

Non ho nulla in contrario all’introduzione della Bibbia nelle scuole italiane. Anzi sono favorevolissimo. Ma a chi toccherà insegnare la materia, poniamo, al liceo? I candidati sono due, in prima fila: il professore di religione, il professore di storia e filosofia. Tenderei a escludere che possa toccare al primo, per il modo in cui è selezionato il personale docente, e poi perché immagino che in qualche modo lo faccia già. Allora tocca al professore di storia e filosofia. Ma dove e come, nel corso dei suoi studi, il professore di storia e filosofia si imbatte nella Bibbia (dico proprio nel testo, e non in generale in cose come la teologia medievale) ? In un esame di filosofia delle religioni (che in diversi corsi di laurea in filosofia non è attivato)? Non è mica deto. E poi: fa nulla per la lingua? Fa nulla per la critica storico-ermeneutica? Oppure il professore deve saperne della Bibbia un po’ come ne sappiamo tutti, cioè in una maniera non troppo differente da quella gentilmente offerta da un bignami? E questo professore di filosofia: rimaniamo dell’idea che ha da essere uno specie di tuttologo?

Agnese Cini, autrice della proposta, dice: "Bisogna organizzare corsi per gli insegnanti in materie umanistiche". Forse pensa anche ai professori di lettere, e di latino e greco. Ma è consapevole che cambia l’idea stessa di "materia umanistica", così? La Bibbia è per caso uno dei testi fondamentali dell’umanesimo? MI pare di no.

Dopodiché io resto favorevolissimo. Solo, volevo portare qualche esempio di quante cose bisogna sapere che cambiano, in questa maniera.

21 risposte a “Biblia

  1. Di Bibbia si può occupare tranquillamente il prof di religione, modificando leggermente i programmi, tanto più che la cattedra Storia & Filosofia esiste solo nei licei (e dovete fare pure Educazione civica!). Io ricordo che con il prof di religione, che spesso era peraltro un sacerdote, di Bibbia si parlava, anche se per sommi capi. Ti spiegavano che cos’è, come si è formata, che “è un libro storico, ma non di storia”, etc…
    In tutta schiettezza, comunque, trovo che l’introduzione della Bibbia non sia indispensabile. L’insegnamento della religione deve essere impartito dalla strutture religiose, in un contesto in cui, d’altra parte, il mondo è sempre più multiculturale. In futuro si dovrebbero poi inserire il Corano, i Veda e via discorrendo. Libera(e) Chiesa(e) in Libero Stato. Introduciamo piuttosto Educazione ambientale, Lingue orientali e potenziamo l’Educazione civica, l’Economia e il Diritto!

  2. In effetti i rischi che evidenzi sono assolutamente concreti. Personalmente, non sono favorevole alla proposta, così com’è formulata. Piuttosto, introdurrei un’ora di “cultura religiosa”: introduzione allo studio storico delle religioni, presentazione delle principali religioni occidentali, sociologia delle religioni nel mondo contemporaneo. E’ un programma che, mi dicono, in qualche caso è già svolto dal docente di religione. Ma la connotazione confessionale dell’insegnamento lo rende di fatto una roba di serie b. Penso invece che dovrebbe esserci una profonda interazione con gli altri programmi. Com’è possibile, poniamo, spiegare Dante a studenti del tutto digiuni di Scritture o di storia delle dottrine teologiche (non solo cristiane, peraltro)? O una buona fetta di storia dell’arte? Perfino la filosofia ne trarrebbe giovamento. Ma non punterei troppo sulla Bibbia, anche se, almeno a partire dalla traduzione greca del canone ebraico (III-II sec. a.C.), questa entra di diritto nella storia dell’umanesimo e della cultura occidentali (anche in competizione con altri canoni: quello omerico, ad esempio). Ma il biblicismo, grazie al cielo, non è mai stato un tratto tipico della cultura italiana.

    Resta il problema, allora, di chi insegnerebbe una simile materia. Il professore di religione, di norma, si forma presso istituti superiori cattolici. Per quel che ho potuto constatare, se la sua formazione si limitasse a quello, non avrebbe che un’infarinatura su certi argomenti (altro che dottrina cattolica!): si punta tutto o quasi tutto, tristemente, sulla didattica e sulla psicologia. Così l’ora di religione tende a trasformarsi in un’ora di “dialogo su valori”. Bisognerebbe non dico parificare, ma quanto meno proporre zone di scambio e di condivisione tra università e istituti religiosi. E questo proprio per evitare l’egemonia o il controllo esclusivo dei saperi. Manovra difficile e delicata.

  3. Per non parlare del Corano (che a suo tempo fu proposto da Fini) che oltre a sollevare gli stessi dubbi che sollevi, ripropone una via religiosa all’integrazione, basata sull’identificazione civilta’ – religione.

  4. Potrebbe essere utile inserire lostudio della Bibbia, tra l’altro testo “umanistico” in piena regola: basta pensare alla centralità della Sacra Scrittura proprio presso i “padri fondatori” dell’Umanesimo quattrocentesco (per esempio Erasmo da Rotterdam), i quali proprio a partire dalla Bibbia hanno sperimentato un nuovo tipo di approccio ermeneutico al testo.
    Ma sono anche d’accordo sullo studio comparato tra Bibbia e Corano, vista la multiculturalità a cui ormai siamo chiamati. Tuttavia non credo che, in genere, possa esserne competente un docente di religione, specie se esce da un istituto di scienze religiose e non da una vera e propria facoltà teologica (dove invece lo studio eegetico è molto più serio).
    In ogni caso, chiunque ne fosse il docente, credo che bisognerebbe prima attivare un corso di formazione “ad hoc” per il personale individuato come referente.

  5. Ovviamente volevo dire “studio esegetico”: scusate l’errore di battitura.
    P.S. Complimenti all’autore di questo blog, davvero molto interessante e utile.

  6. utente anonimo

    Il problema più che altro è che non si sa come caspita presentarlo sto libro, se come un documento storico od un testo letterario e basta. In ogni modo, secondo la mia modesta opinione, andrebbe insegnato come s’insegna l’Odissea o le Anabasi di Senofonte, né più né meno. Ovviamente, il testo attuale della Bibbia è molto riveduto e corretto per volere (comodità) della Chiesa, quindi non so fino a che punto possa essere inserito in una qualsiasi scuola di matrice laica. Bisognerebbe a questo punto introdurre anche il Corano, i testi del Dalai Lama, o la Via della Spada di Musashi, o l’Hagakure riveduto e curato da Mishima, o…Riassumendo, sono favorevole all’introduzione della Bibbia come oggetto di studio nelle scuole, ma non bisogna limitarsi a quel testo, poiché la cultura non ha confini.

    AD

  7. utente anonimo

    Ipocrita che non sei altro, dicci bene e spiegaci prima perchè sei “favorevolissimo” all’insegnamento della bibbia nelle scuole di uno stato laico quale, fino a prova contraria è l’Italia. Vigliacco.
    Un ateo incazzato

  8. Per l’ateo incazzoso: perché Adinolfi l’è gramsciano, e sa bene che occorre studiare una cosa per combatterla.

  9. Sono fuori e dunque leggo rapidissimamente. All’ateo incazzato: non ho mica detto di essere favorevole all’indottrinamento religioso. Né ho timori che la scuola violi lo stato laico raccontando di dèi ed eroi.

  10. utente anonimo

    Il problema (che Adinolfi coglie perfettamente) è che ogni tanto si formano circoli di stimate e oneste persone (lo dico senza alcuna ironia) che, nulla sapendo di come funziona nel concreto la scuola, propongono di aggiungere oggi la Bibbia, ieri la guida sicura, i corsi di pronto intervento con massaggio cardiaco e uso del defribillatore, la lotta all’alcoolismo, il patentino per motociclo, la patente informatica – solo per limitarmi a quello che ho incontrato personalmente nelle scuole in cui ho insegnato. Non ricorda tutto ciò l’aneddoto del maestro zen che continuava a versare thé nella tazza già piena per far cacapire all’ospite che voleva capire il Buddha che non puoi introdurre una nuova conoscenza in una mente già satura? Poi mi piacerebbe, una volta nella vita, non dover essere io, che NON insegno religione ma di certe conoscenze ho bisogno per insegnare storia e filosofia, a dover spiegare ai miei alunni, che fanno quasi tutti religione, com’è fatta la Bibbia, cos’è il Vangelo e cosa c’è scritto, cosa sono le Lettere, il Qoeleth, la Genesi, il Cantico… insomma, si potrebbe cominciare facendo fare agli insegnanti di religione gli insegnanti di religione. Ma ho paura che se la religione diventa una materia da studiare…

    girolamo

  11. utente anonimo

    Sempre più ipocrita, caro AP, non rispondi alla domanda sul perchè saresti favorevole, anzi favorevolissimo, all’insegnamento della bibbia. Non prenderci in giro, la bibbia non è come gli eroi in pantofole, si porta dietro qualcos’altro di non poco conto. Qualunque cosa si può insegnare (forse), non si capisce perchè saresti “favorevolissimo” a destinare parte del tempo di insegnamento (che è limitato) e parte della capacità di attenzione e di apprendimento degli studenti (che pure è limitata) allo studio della bibbia. Il “favorevolissimo” poi signifca in sostanza che per te sarebbe utile, molto utile, magari più della matematica o della stessa filosofia, oppure sei favorevolissimo a tutto e allora favorevolissimo non significa niente giacchè tutto non si può insegnare e penso che anche tu ti renda conto che qualche scelta bisogna pur farla e allora, per te, perchè la bibbia ?
    L’ateo incazzato

  12. utente anonimo

    manca la firma: adlimina, e mi pare manchino delle é

  13. hai giustamente pensato all’aspetto burocratico della cosa. immagino che per insegnare qualcosa di diverso i proffi chiederanno un aumento. penso quindi che questa cosa della bibbia non si farà mai, proprio per ragioni sindacali. tra parentesi, nella mia antologia delle medie dei brani del Libro c’erano: la creazione, il cantico debitamente purgato e la storia di giobbe a fumetti.

  14. Caro ateo incazzato, devi esserti incazzato di brutto, neanche fossi il ministro dell’istruzione (forse perché, come dhalgren sa ben cogliere, sono un amante della più burocratica delle burocrazie)!
    Perché sono favorevolissimo (a condizione, forse, di rifare l’insegnamento della scuola secondaria superiore): perché, posto che abbia un senso conoscere i libri da cui sono venute conseguenze per il mondo, dalla Bibbia sono venute conseguenze. In particolare, ne sono venute di significative per la parte di mondo che abitiamo, e questo non mi pare trascurabile. Il fatto che a essere più perplessi sembrino poi taluni dignitari ecclesiastici, perché immagino vorrebbero qualche garanzia circa il modo in cui la si insegna, potrebbe farti sbollire un po’ l’incazzatura (è la stessa ragione per cui non si insegna teologia nelle università).
    Avendo così risposto, ti pregherei di ritirare l’accusa di ipocrisia. Mi rendo conto che le mie motivazioni potrebbero non soddisfarti (non è un mio compito, questo), ma che c’entra l’ipocrisia? Ho dato a intendere per caso cose diverse? Devo compiacere qualcuno?
    (Infine, e in generale, che un anonimo mi dia dell’ipocrita non è una contraddizione in termini, ma quasi).

    P.S. dimenticavo. Per insegnare la bibbia, non occorre togliere nessun insegnamento scolastico obbligatorio, se è questo che ti preoccupa. Io toglierei religione (E su questo, mi pare di essere molto d’accordo con zaccheo).

    PP.SS. Sulla questione umanesimo, mi permetto di non essere d’accordo nel considerare la Bibbia un testo ‘pienamente umanistico’. Secondo me, non lo è neanche un poco. Ma non voglio difendere qui la mia opinione, sicché la ritiro.

  15. utente anonimo

    Ma come fai a dichiararti così entusiasticamente favorevole all’insegnamento della Bibbia senza avere un’idea nemmeno circa il modo e l’approccio metodologico allo stesso? Elementi – quest’ultimi -essenziali per capire cos’è e/o come dovrebbe essere impartito, in concreto, quest’insegnamento.
    Perché dire che, per insegnare la Bibbia, bisognerebbe “rifare l’insegnamento della scuola secondaria superiore”, significa tutto e nulla.
    Insomma, mi pare una dichiarazione un pò buttata là.

  16. utente anonimo

    Ero Emilio.

  17. Vedo, caro Emilio, che è molto difficile spiegarsi. Quel che tu obietti a me è grosso modo quel che obietto a Biblia.

  18. Hanno ragione Zaccheo e Girolamo. E pure Azioneparallela, tranne su un paio di cose. La prima: laddove sottintende che la Bibbia non è uno dei testi fondamentali dell’umanesimo (ma qui han già obiettato altri). La seconda: laddove sottintende che la colpa del fatto che non s’insegni teologia all’università sarebbe da attribuire alla gerarchia ecclesiastica cattolica (io dico: spartiamola a metà con il Regno d’Italia, va’).

  19. Sul primo punto, caro ffdes, come ho detto, mi tengo la mia opinione, a onore della Bibbia, rinunciando a difenderla (l’opinione, non la Bibbia); sul secondo devo darti ragione: io però volevo solo evidenziare (in fretta, mi rendo conto) una cosa, non sostenere che c’era solo quella cosa. Diciamo allora almeno questo: che una battaglia per la teologia nelle università del nascente stato nazionale uno poteva aspettarsela più volentieri da parte ecclesiastica

  20. Vero, verissimo. Oltretutto, da quella mentalità (scontro aperto e poi inciucio concordatario) discende anche la faccenda dell’insegnamento della religione nelle scuole. Io, che pure per qualche anno ho arrotondato lo stipendio facendo anche ore di religione (in scuole private cattoliche), davvero non capisco a chi giovi continuare in ‘sta maniera qui (ma il problema, ovviamente, non è risolvibile dicendo: aboliamola, ché altrimenti io poi spiego Lutero e le indulgenze e i miei pischelli manco capiscono di che sto parlando e devo ricominciare da Adamo ed Eva, e che due palle).

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