Chi va là?

Lipperatura mette una bella intervista a Cacciari su un tema a lui caro, l’Apocalisse. Per Cacciari significa: Cristo è venuto. Ma nell’ultima proposizione non è più venuto, ma viene, e cioè sta per venire:

"il tempo è sempre compiuto, e in ogni momento dobbiamo responsabilmente render conto di noi. Essere pronti, perché il Signore viene come la morte, come un ladro di notte".

Come mettere insieme le due cose? Forse, solo se che Cristo è venuto significa proprio questo, che sta per venire. Ma mentre si capisce perché Cacciari rifiuti un’interpretazione ingenua della fine, come se appartenesse a un determinato tempo futuro, non si capisce perché la venuta di Cristo debba significare che bisogna vivere il tempo presente sul modo di una inquieta perifrastica (sempre pronti, sempre preparati, sempre sul chi va là). Non si capisce perché, se Cristo è venuto e il tempo è compiuto, questo compimento debba essere pensato come un non compimento, e cioè come se non tutto è compiuto ma tutto potesse compiersi ora, proprio ora, in un ora non immanente ma imminente nel tempo presente.

E’ possibile che invece questa idea che la venuta di Cristo non ci toglie il tempo mondano è troppo ‘tenera’ nei confronti del tempo mondano, e che sia solo un trucco quella di pensare che il compimento del tempo sia pensarlo proprio nel non compimento? In questo modo il tempo presente si riempie di senso, ma di un senso finito, mentre nella promessa religiosa sta l’idea che il tempo si riempia di un senso infinito. Dove poi sarebbe la pace, la beatitudine, e infine la gloria, se debbo stare sempre sull’attenti, sempre in allarme, sempre col timore dei ladri, sempre sul chi vive? Si capisce perché Cacciari non voglia mettere di qua il finito e di là l’infinito, e non voglia neppure concludere che c’è solo il finito, ma tuto ciò non porta necessariamente a pensare il finito come verità dell’infinito. (E per giunta come una verità che consente a Cacciari di dialogare con chi si aspetta comunque un ultimo rovesciamento in zona Cesarini).

10 risposte a “Chi va là?

  1. utente anonimo

    Vitiello te lo chiava sempre in culo?

  2. scusi, lei è filosofo, io filopratico:
    mettiamoci d’accordo sull’ora e sincronizziamo gli orologi, che io tendo all’infinito a essere in ritardo, e mi spiacerebbe sembrare scortese.

  3. utente anonimo

    Ma è poi così certo che – come afferma Cacciari in altro passaggio dell’intervista – “La filosofia implicita alla scienza è […] un progresso infinito”? A me pare una concezione neopositivistica della (filosofia della) scienza, oramai abbandonata definitivamente. Anzi, se la scienza si riduce in realtà alla tecnica, e se la tecnica si declina – come la filosofia contemporanea, quella di Cacciari inclusa, ha diagnosticato – come dominio sul pianeta ed al contempo potenziamento della capacità di questo dominio, la categoria di progresso della scienza risulta superflua. Eppure nel discorso di Cacciari gioca un ruolo importante, perché gli permette di contrapporre il futuro cui solo guarda l’uomo moderno al presente del tempo compiuto al quale invece l’Apocalisse ci richiamerebbe. Ma se c’è un connotato fondamentale della modernità è che viviamo (come se tutto fosse) un eterno presente, una serie (questa sì indefinita) di qui ed ora. Altro che l’infuturamento. Ma poi, uno sguardo dell’umano orientato al messaggio dell’Apocalisse, ossia tale da abbracciare tutta la storia nel presupposto del tempo compiuto, a me sembra nient’altro che lo sguardo di Dio. Altro che messaggio per i laici. Secondo me – sarò drastico e rozzo – tutto ciò è ciarpame metafisico.

  4. utente anonimo

    Scusate: ero Emilio.

  5. Massimo Cacciari, Massimo Adinolfi e il ‘tempo della fine’:

    http://www.millepiani.net/translucid/index.php?NodeID=349

    emilio/millepiani

    ps: massimo, scusami, il post doveva stare, scusami ancora, sul ‘cielo significa’

  6. quell’invito ad aspettare trepidanti potrebbe far parte dell’armamentario poetico costruito, dopo il Golgota, a scopo consolatorio.

    un po’ come le ancelle Itaca (quelle fedeli) che aspettano come se lo Sposo (o il carpentiere che molto soffrì) dovesse tornare da un momento all’altro a farsi riconoscere.

    che poi magari ci saremmo dovuto aspettare solo un spirito consolatore, come si dovrebbe fare dopo una morte.

  7. non è spirito consolatorio quello che richiama Cacciari. È un gesto filosofico più gravido di conseguenze.

    emilio/millepiani

  8. utente anonimo

    Non penso cacciari possa aver ragione: Jesus non era vergine e casto?

  9. Segnare e vincere in zona Cesarini: non ha prezzo.

  10. utente anonimo

    Si, ma se poi l’annullano è un enorme in.. ,ehm autogol.

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