Archivi del giorno: giugno 8, 2007

Yogurt

«Ci rivolgiamo a voi con una richiesta di miglioramento della qualità della vita in Senato. La buvette non è provvista di gelati. Noi pensiamo che sarebbe utile che lo fosse e siamo certi di interpretare in questo il desiderio di molti. E’ possibile provvedere? Si tratterebbe di adeguare i servizi del Senato alle esigenze della normale vita quotidiana delle persone. In attesa di riscontro, porgiamo cordiali saluti».
I senatori Rocco Buttiglione e Albertina Soliani si rivolgono così al Collegio dei Questori del Senato (la notizia via jimMomo).

Ora io non voglio fare della facile demagogia, ma voi sapete cosa costa, in termini di trattative, di mediazione politica, di compromessi, di impegni di spesa, non dare al pomeriggio il gelato ai miei figli? (Però Buttiglione lo capisco. Devo sentirsi come Enrico e Renata, quando gli si propone anzitutto lo yogurt magro)

Gentilissimo Vittorio Sgarbi

Dopo la cultura napoletana, quella milanese.

(L’iniziativa di cui parla Gianni Biondillo nella sua lettera mi pare così lodevole, e la lettera così sensata, che darne diffusione mi pare il minimo)

Paradiso, inferno e purgatorio

Jean-Noël Schifano, già direttore del Grenoble di Napoli, pubblica in francese Dictionnaire amoreux de Naples, e Umberto Eco (che in Francia è tradotto proprio da Schifano) recensisce il volume su Le nouvel Observateur.
Schifano è innamorato di Napoli, ma proprio nel più sensuale ed erotico dei sensi. Eco dice che la cosa lo imbarazza, lui è piemontese, però è contento perché anche lui ama Napoli: l’umanità della città e l’aplomb dei suoi intellettuali (che uno pensa: se fosse il contrario, se gli abitanti avessero un po’ più di aplomb, e gli intellettuali un po’ meno…).
Poi aggiunge: ma è uscito Gomorra, e qui Napoli non è certo il paradiso di Schifano, sia pure velato di nostalgia, è piuttosto l’inferno. Chi ha ragione, Saviano o Schifano?
Uno dice, ma è così anche a Rio, a New York, a Parigi: purché tu viva in un hotel a Rio, sulla Fifth a New York, al Ritz a Parigi, e ignori le favelas, il Bronx, la banlieue. Ma Schifano non ignora affatto la Napoli oscura e contraddittoria, anzi: la dipinge proprio così, con la camorra e il resto. Se è un paradiso è un paradiso infernale, oppure un inferno paradisiaco, visto che si finisce con un altro grande amante di Napoli, il marchese de Sade. (E per il resto, è colpa dei piemontesi, dell’unità d’Italia, di Cavour e Garibaldi).
Mancano solo le anime del Purgatorio, e poi il quadretto sarebbe stato completo.