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Archivi del giorno: giugno 25, 2007
Esame di Stato senza cintola
"Stamattina, giorno delle terza prova; la prova per la mia classe era prevista alle ore 11,30; questo significa che avevamo convocato gli studenti per le 11,00. Ore 9.50, sono al bar vicino a scuola, incontro due studenti in moto e uno in macchina; quello che guida la moto la ferma sul marciapiedi, accanto al bar Vittoria. Dice a un ragazzo che è lì seduto a uno dei tavolini del bar: "guardami un momento la moto, per favore". I due salgono in macchina dove li attende il terzo, mi vedono: "professore noi ci andiamo a fare un momento un bagno, alla prima spiaggia che troviamo". E partono, completamente "despreocupados": mi viene alla bocca dello stomaco un crampo violento d’invidia per la loro gioventù, per la loro beata incoscienza. E perché stanno costruendo un aneddoto per il futuro, comunque vada questo viaggio a Salerno, che arrivino o meno in tempo per fare la terza prova. Arrivano in tempo, alle 11.00, anche se un po’ trafelati eccoli davanti alla scuola, dove io fumavo tristemente nel caldo insopportabile. Uno di loro mi fa: "professore, nella fretta non sono potuto passare da casa, ho il pantalone che mi cade (tutti i ragazzi e le ragazze naturalmente hanno pantaloni a vita bassa che cadono con mutande – e non solo – bene in vista, come tutti sanno) e non ho fatto in tempo a mettermi le mutande, né a prendere una cinta, sono a disagio". Non preoccuparti, gli faccio, prendi la mia; me la sfilo e gliela passo. "Grazie, professò", mi fa, ed eccoli pronti per la terza prova. E grazie che poi uno si sente vecchio, lo è".
(Il venerabile)
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Napoli
Sto seguendo il dibattito che sulle pagine de Il Mattino riguarda da un po’ di giorni Napoli e il libro di Saviano, Gomorra. Lo sto seguendo grazie a georgiamada, che ha tutti i link agli interventi degli scrittori finora apparsi. L’ultimo, di Francesco Piccolo, mi è piaciuto particolarmente, e ve lo segnalo.
(Che mi sia piaciuto particolarmente non significa che sia in tutto e per tutto d’accordo, ma non ho ancora deciso se le ragioni del disaccordo meritino).
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Modernità, è tenersi per mano andare lontano la modernità
"Benedetto XVI sostiene che oggi in Occidente, per una sempre più evidente eterogenesi dei fini, un processo culturale che si è messo in moto con l’obiettivo di ampliare la sfera della libertà individuale, sta approdando alla sua negazione. L’associazione tra relativismo e laicismo, portata alle conseguenze più estreme [cioè: relativisti ma non troppo, oppure laici ma non troppo?], è giunta a configurare l’uomo come mero prodotto della natura [è una conseguenza estrema, questa? Tutta la scienza è allora abbastanza estrema]. La libertà della persona è divenuta per questo irriflessa e, separatasi dalla responsabilità, si riduce a mera forma esteriore, priva di sostanza [va bene, ma chi riflette: ciascuno er sé, o uno per tutti?]".
Se uno fosse cattivello, commenterebbe così: può darsi. Solo che è un fatto che nella fase dell’ampliamento, la Chiesa per lo più premeva per la proibizione, o al più per la direzione. E nella fase della negazione, la Chiesa preme ugualmente per la direzione, o, potendo, per la proibizione. Non è che sia cambiato gran che.
"Benedetto XVI, di contro, ambisce che l’Italia si proponga come punto di riferimento di un cammino a ritroso del Vecchio Continente".
Ben detto. Quella che segue, è invece una notevole trovata:
"Non lasciare sola la Chiesa nella sua battaglia è il modo più proficuo per evitare che la tentazione di una guerra di religione, presente in più ambiti, possa attecchire. Ed è anche – sia detto per inciso – il modo più efficace per scongiurare presunti processi di clericalizzazione della politica".
(Le citazioni sono tratte dalla introduzione di Gaetano Quagliariello al libro Alla ricerca di una sana laicità, che raccoglie saggi di intellettuali prestigiosi – compreso Sandro Bondi – al "Discorso di sua santità Benedetto XVI ai partecipanti al IV Convegno nazionale della Chiesa italiana" . L’introduzione è chiara e ben scritta, ed è quindi un utile riassunto di tutti i punti su cui si fa sensibile nella società italiana la visione culturale e religiosa di Papa Benedetto XVI. A margine una domanda: Quagliariello apprezza la grande ambizione del Papa: conciliare fede e ragione, "far crollare ogni muro fra fede e scienza, per rintracciare la possibile unicità di un percorso". E cioé. il Papa si chiede se davvero l’uomo, la ragione e lo spirito possano mai essere figli di caso e necessità. La domanda è: perché non conciliare anche religione e politica, far crollare ogni muro fra fede e Stato, e rintracciare così la possibile unicità di un percorso? La modernità rivendica insieme autonomia della scienza e autonomia della politica: non si capisce perché si voglia conciliare in un caso, separare in un altro. Io parlerei chiaro, ecco).
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