Archivi del mese: settembre 2007

Il (8vero) pensiero di Einaudi sulla casta

Che siccome Gian Antonio Stella si è autorizzato con Luigi Einaudi in questo editoriale, qualcosa, sul Mattino, gli si è dovuto ricordare.

(E con una classica manovra a tenaglia, ci ha pensato anche Left Wing)

Tertium (et quartum) datur

Bisogna stare in campana anche quando s’è fatto tardi. I terremoti politici si annunciano alle ore più impensate. Va bene che è sabato notte, ma non vorrei che vi sfuggisse il lancio dell’ansa: la costituente dell’Unione democratica (se non sapete cos’è peggio per voi) non è ancora nata, e già pone un ultimatum al governo. O si dimezza il numero di ministri e sottosegretari oppure Prodi va a casa anche se nel frattempo avrà approvato la finanziaria. Tertium non datur. e se invece tertium si desse, sarebbe che non si dimezza niente, e Bordon e Manzione entrano al governo. E fose si dà pure un quartum, che se non entrano, Prodi se ne va a casa per davvero, e Bordon e Manzione entrano nel governo Berlusconi.

Ah, l’antipolitica!

Il programma

Eccolo:

L’UOMO NELLA NATURA, LA NATURA NELLUOMO.
NATURA, SOCIETÀ, RELIGIONE
CASSINO, 15-19 OTTOBRE 2007
Lunedì 15 ottobre
ore 16, aula 5 Mazzaroppi
Prof. Paolo VIRNO
Università della Calabria
Il concetto di “storia naturale”
Martedì 16 ottobre
ore 10.30, aula 4B Zamosch
Prof. Massimo DE CAROLIS
Università degli studi di Salerno
Costruttori di mondo?
Natura e politica a partire da Heidegger
Martedì 16 ottobre
ore 16.00, aula 4B Zamosch
Prof. Luca ILLETTERATI
Università degli studi di Padova
Finalismo tra tecnica e natura
Martedì 17 ottobre
ore 10.30, aula 2 Mazzaroppi
Prof. Massimo DONÀ
Università “San Raffaele” di Milano
Dal tempo allo spazio, dallo spazio al tempo.
La natura tra scienza e religione
Giovedì 18 ottobre
ore 10.30, aula 5 Mazzaroppi
Prof. Vincenzo VITIELLO
Università degli studi di Salerno
Genesi naturale del tempo e fenomenologia
del tempo religioso
Giovedì 18 ottobre
ore 16.00, aula 5 Mazzaroppi
Prof. Luigi Vero TARCA
Università “Ca’ Foscari” di Venezia
Chi ha detto che la tecnica ha dei limiti?
Venerdì 19 ottobre
ore 10.30, aula 5 Mazzaroppi
Dr. Fulvio MARONE
Psicoanalista
Matemetica: l’homo sexualis
di Jacques Lacan

Rosso

L’articolo di Piperno sul Corriere mi è piaciuto, salvo le ultime righe, inutilmente polemiche. Ancor più mi piace che il regime mostri delle crepe

(E io, al solito, mi regalo Rothko)

Rosso

Link (e buchi)

Sull’onda delle tesi di Benjamin sulla povertà dell’esperienza, a causa della bancarotta del passato, e di quelle di Koselleck sullo stiracchiamento del presente, a causa della futurizzazione del tempo storico via scienza e tecnica, ieri Esposito spiegava: in mezzo si forma un buco, il presente si azzera e fa riemergere l’arcaico, che torna però come uno spettro inquietante (e questo è Derrida). Esposito parlava per esempio di ritorno della religione in un mondo secolarizzato, o di ritorno della sovranità nel tempo della globalizzazione e del governo biopolitico della vita.
A me è invece più modestamente venuto in mente questo bell’articolo di Nicola Lagioia, a proposito dell’ultimo romanzo di Michele Mari, e di come gli scrittori italiani sentano oggi nuovamente la necessità di narrare l’Italia: non in presa diretta, come nel dopoguerra e fino agli anni ’70, ma dovendo ritrovarla dopo la profonda rimozione degli anni ’80 (emblematicamente:dopo Il nome della rosa). Lagioia scrive: "molta letteratura paranoide-complottista delle ultime stagioni ha forse nell’ansia del recupero la sua ragione più sincera – in molti casi purtroppo l’unica", e a me tornano le parole di ieri: ritorno ossessivo del tantasma.
(Mi piace anche la domanda finale di Lagioia, ma non saprei rispondere. Forse nel proprio tempo non si sbuca mai. Forse,  perché non ci sono cunicoli da scavare).

Gioventù

La battuta più tremendamente efficace di Roberto Esposito (vedi sotto) stamane: "Dopo la gioventù hitleriana, non possiamo formare la gioventù rawlsiana o habermasiana. Fa ridere". E in effetti fa ridere. Resta da capire se rimane possibile formare alcunché, e a cosa.

Seminario

Stamane inizia a Salerno un importante seminario di studi su "biopolitica,bioeconomia e processi di soggettivazione". La prima seduta è dedicata a Terza persona di Roberto Esposito.

Italia mia, benché 'l parlar sia indarno

Non ho mai stroncato un libro senza leggerlo e non lo farò nemmeno adesso. Non ho alcun motivo per parlarne male. Dovrei basarmi solo su titolo e copertina, o su un semplice estratto (per esempio: "Alla vista del mustacchio segoso del croato, che dopo esser stato intinto nell’acquavite ora sfregava sul petto della ragazza, Jacopo capì per la prima volta il senso delle lamentazioni patriottiche che parlavano di una patria stuprata. "È lei, è la Patria", si disse Jacopo Izzo Dominioni) oppure su dichiarazioni come questa: "Questo è un libro impegnato, anzi, uno dei romanzi più impegnati pubblicati negli ultimi anni – insieme a Gomorra di Roberto Saviano, non a caso ricordato per affinità [affinità] dallo stesso Scurati –".

Ahimè, troppo poco.

scurati maxi

 

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto.

A parte ogni altra considerazione

E’ eugenetica. Perciò, mi perdonino i genitori di Cagliari, ma parlo ben a proposito di nazismo. Moralmente: la diagnosi preimpianto e le sperimentazioni del dottor Mengele sono la stessa cosa. Ora, quel che mi infastidisce dell’articolo di Lucetta Scaraffìa (che sostiene questa tesi) è che, a parte ogni altra considerazione, da qualche parte avrebbe pur dovuto scrivere che è la stessa cosa perlomeno nell’ipotesi che quello che non verrebbe impiantato a Cagliari è una persona proprio come quella che veniva scartato dal medico di Auschwitz. Dico: a parte ogni altra considerazione, perché non si osserva questa correttezza minima?

Se il dottore dice a mia moglie: se vuole un figlio sano, non fumi durante la gravidanza, e stia lontana dai gatti, nessuno dice che è eugenetica, e che il dottor dà consigli nazistoidi. Ma – obietterebbe subito la Scaraffia – qui non si tratta di badare alla salute del nascituro, ma di eliminare (non impiantare: ma sorvoliamo) il nascituro che non fosse sano. Sarà, ma la differenza regge solo se il nascituro è già una persona, proprio come gli internati con cui si dilettava il dottor Morte. E così siamo di nuovo al punto. Ma allora perché uno scrive un articolo del genere, tutto giocato sulla analogia col nazismo, sottacendo il punto?

(Ripeto: a parte ogni altra considerazione)

I palazzi della moda soffritta

L’antipolitica è un’onda che sale, che sale, e travolge anche i palazzi della moda soffritta.Fernando Savater sull’arte culinaria le dice peggio di Beppe Grillo.

La proposizione perfetta/4

"L’oggetto non verrà mai a riempire l’interrogativo filosofico".

(La numero uno, la numero due; la numero tre)

Applausi

"Come scienziato devo affermare con chiarezza che sono ateo, materialista, e credo che non ci sia nulla dopo la morte". Malvino cita Massarenti, che cita le parole di Prochiants al Festival di Filosofia. E soprattutto l’applauso scrosciante che ne è seguito.

Ora, io non voglio mettere questo commento per dire le solite cose. Che ho meno certezze, che non si può dimostrare né questo né quello, ecc. ecc.. Penso per giunta che sia Massarenti che Malvino abbiano più di una ragione, nel vedere un che di liberatorio in quell’applauso, come di chi s’è stufato non tanto dell’al di là, ma di come la Chiesa metta le cose nell’al di qua.

Tuttavia mi domando: perché la sua affermazione "sono ateo, sono materialista, ecc." Prochiants doveva farla "come scienziato"? Parlava da scienziato? No ("credo – credo, dice – che non ci sia nulla…"). Lo ha detto uno scienziato, ma non lo ha detto da scienziato: eppure questa differenza è stata sommersa da un applauso. E se lo avesse detto da agronomo? Si stava forse autorizzando in forza del credito sociale della scienza? Ma può uno scienziato accreditarsi in quanto scienziato anche quando non parla su cose che lo interpellano in quanto scienziato?

Ma soprattutto: se qualcuno lo avesse detto " da filosofo" (dopotutto, si era al Festival di Filosofia), l’applauso sarebbe seguito uguale? Forse sì. Forse quell’applauso avrebbe salutato chiunque avesse fatto quella liberatoria affermazione. Chiunque avesse parlato chiaro. Senza infingimenti, senza ammiccamenti, senza tentennamenti. Però, secondo me, se in premessa avesse detto: "Lo so che non c’è un acca di dimostrazione per l’affermazione che sto per fare, ma tengo a dirvi, come scienziato, che sono credente, spiritualista, e penso che dopo la morte c’è il Paradiso (e per voi l’Inferno)", l’applauso sarebbe scattato lo stesso. (Avrei applaudito anch’io, perché non penso che la filosofia sia condannata a non dire nulla di nulla. E se mai – capriola indicibile – se non dice nulla è perché non c’è nulla da dire).

Peròc’è un però. Prochiants ha premesso: "Sono consapevole del luogo in cui ci troviamo, ma come scienziato…", e quel che segue. E in quale luogo si trovava? Mica era nel Tempio: era sul palco del Festival di Filosofia. Forse stava dicendo proprio: come scienziato credo (credo: anche qui, si sarebbe trattato di quel che Prochiants crede) che la filosofia non la si può fare su basi atee e materialistiche; su quelle basi si fa scienza, il resto sono amenità. Si stava quindi scusando della sgradevolezza che stava per dire? Credeva di parlare della corda in casa dell’impiccato? Può darsi. Sta il fatto che la gente era andata al Festival di Filosofia, non a quello della Scienza. Ed ha applaudito lo stesso. Prochiants viene al Festival della Sciocchezza, e il pubblico, che è accorso numeroso e s’è lasciato suggestionare per tre giorni, scoppia in un fragoroso applauso?

Non so.

NIente elezioni, siamo liberali

Un ragionamento conseguente su Left Wing.

Tutti per Veltroni

Non capita tutti i giorni di leggere un articolo in cui vengono presi di mira Walter Veltroni ("Roma, una città sporca e rumorosa oltre ogni dire"), Piergiorgio Odifreddi, Franco Cardini. Perché la cosa veramente notevole è che per Veltroni si è candidato il matematico impertinente e ateo recentemente dedicatosi all’esegesi biblica, mentre, richiesto di prelevare un intellettuale dal campo opposto, Walter Veltroni si è pronunciato per il cattolicissimo, nonché quasi forse filo iraniano Franco Cardini.

L’ha scritto Giorgio Israel, e per questo, benché tema di non pensarla uguale su diverse cose, lo segnalo molto volentieri.

Appello

Siamo angosciati per le sorti della letteratura e delle arti nel mondo. Pur riconoscendo infatti a Roberto Benigni doti artistiche ed umane di eccezionale levatura, pur riconoscendogli l’immortale merito di avere diretto e interpretato pietre miliari della cinematografia mondiale come Tu mi turbi; pur ricordando con riconoscenza che è stato autore di programmi televisivi di eccezionale qualità come Tele Vacca; pur apprezzando il valore incomparabile di componimenti musicali quali ad esempio l’Inno del corpo sciolto; pur ammettendo che negli ultimi tempi ha saputo persino finire nelle braccia di Clemente Mastella, ci rivolgiamo alla Fondazione Nobel di Stoccolma perché non prenda seriamente in nessuna considerazione la sua candidatura al prestigioso premio assegnato dalla Accademia Reale di Svezia, così come sembra che sia possibile in base a notizie di stampa.

Qualora ciò accadesse, continueremo sì a leggere la Divina Commedia a fumetti, ma ci asterremo dalla lettura di volumi rilegati in marocchino di oltre 200 pagine, bruceremo i libri di filosofia che non siano stati scritti dopo il 21 settembre 2007, e soprattutto leggeremo i libri del più grande scrittore svedese a noi noto, August Strindberg, esclusivamente in gabinetto.

Noi sottoscritti:

Massimo Adinolfi, Ernesto Forcellino, Domenico Lombardi, Vincenzo Pascale, Alfonso Romano, Lucio Sessa, Antonio Vecchione, Giorgio Veturo.

P.S. Coloro i quali volessero sottoscrivere il presente appello, possono farlo nei commenti. Il Re di Svezia ne sarà tempestivamente informato.