Che siccome Gian Antonio Stella si è autorizzato con Luigi Einaudi in questo editoriale, qualcosa, sul Mattino, gli si è dovuto ricordare.
(E con una classica manovra a tenaglia, ci ha pensato anche Left Wing)
Che siccome Gian Antonio Stella si è autorizzato con Luigi Einaudi in questo editoriale, qualcosa, sul Mattino, gli si è dovuto ricordare.
(E con una classica manovra a tenaglia, ci ha pensato anche Left Wing)
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Bisogna stare in campana anche quando s’è fatto tardi. I terremoti politici si annunciano alle ore più impensate. Va bene che è sabato notte, ma non vorrei che vi sfuggisse il lancio dell’ansa: la costituente dell’Unione democratica (se non sapete cos’è peggio per voi) non è ancora nata, e già pone un ultimatum al governo. O si dimezza il numero di ministri e sottosegretari oppure Prodi va a casa anche se nel frattempo avrà approvato la finanziaria. Tertium non datur. e se invece tertium si desse, sarebbe che non si dimezza niente, e Bordon e Manzione entrano al governo. E fose si dà pure un quartum, che se non entrano, Prodi se ne va a casa per davvero, e Bordon e Manzione entrano nel governo Berlusconi.
Ah, l’antipolitica!
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Eccolo:
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L’articolo di Piperno sul Corriere mi è piaciuto, salvo le ultime righe, inutilmente polemiche. Ancor più mi piace che il regime mostri delle crepe
(E io, al solito, mi regalo Rothko)
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La battuta più tremendamente efficace di Roberto Esposito (vedi sotto) stamane: "Dopo la gioventù hitleriana, non possiamo formare la gioventù rawlsiana o habermasiana. Fa ridere". E in effetti fa ridere. Resta da capire se rimane possibile formare alcunché, e a cosa.
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Stamane inizia a Salerno un importante seminario di studi su "biopolitica,bioeconomia e processi di soggettivazione". La prima seduta è dedicata a Terza persona di Roberto Esposito.
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Non ho mai stroncato un libro senza leggerlo e non lo farò nemmeno adesso. Non ho alcun motivo per parlarne male. Dovrei basarmi solo su titolo e copertina, o su un semplice estratto (per esempio: "Alla vista del mustacchio segoso del croato, che dopo esser stato intinto nell’acquavite ora sfregava sul petto della ragazza, Jacopo capì per la prima volta il senso delle lamentazioni patriottiche che parlavano di una patria stuprata. "È lei, è la Patria", si disse Jacopo Izzo Dominioni) oppure su dichiarazioni come questa: "Questo è un libro impegnato, anzi, uno dei romanzi più impegnati pubblicati negli ultimi anni – insieme a Gomorra di Roberto Saviano, non a caso ricordato per affinità [affinità] dallo stesso Scurati –".
Ahimè, troppo poco.
Per quanto.
E’ eugenetica. Perciò, mi perdonino i genitori di Cagliari, ma parlo ben a proposito di nazismo. Moralmente: la diagnosi preimpianto e le sperimentazioni del dottor Mengele sono la stessa cosa. Ora, quel che mi infastidisce dell’articolo di Lucetta Scaraffìa (che sostiene questa tesi) è che, a parte ogni altra considerazione, da qualche parte avrebbe pur dovuto scrivere che è la stessa cosa perlomeno nell’ipotesi che quello che non verrebbe impiantato a Cagliari è una persona proprio come quella che veniva scartato dal medico di Auschwitz. Dico: a parte ogni altra considerazione, perché non si osserva questa correttezza minima?
Se il dottore dice a mia moglie: se vuole un figlio sano, non fumi durante la gravidanza, e stia lontana dai gatti, nessuno dice che è eugenetica, e che il dottor dà consigli nazistoidi. Ma – obietterebbe subito la Scaraffia – qui non si tratta di badare alla salute del nascituro, ma di eliminare (non impiantare: ma sorvoliamo) il nascituro che non fosse sano. Sarà, ma la differenza regge solo se il nascituro è già una persona, proprio come gli internati con cui si dilettava il dottor Morte. E così siamo di nuovo al punto. Ma allora perché uno scrive un articolo del genere, tutto giocato sulla analogia col nazismo, sottacendo il punto?
(Ripeto: a parte ogni altra considerazione)
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L’antipolitica è un’onda che sale, che sale, e travolge anche i palazzi della moda soffritta.Fernando Savater sull’arte culinaria le dice peggio di Beppe Grillo.
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"L’oggetto non verrà mai a riempire l’interrogativo filosofico".
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"Come scienziato devo affermare con chiarezza che sono ateo, materialista, e credo che non ci sia nulla dopo la morte". Malvino cita Massarenti, che cita le parole di Prochiants al Festival di Filosofia. E soprattutto l’applauso scrosciante che ne è seguito.
Ora, io non voglio mettere questo commento per dire le solite cose. Che ho meno certezze, che non si può dimostrare né questo né quello, ecc. ecc.. Penso per giunta che sia Massarenti che Malvino abbiano più di una ragione, nel vedere un che di liberatorio in quell’applauso, come di chi s’è stufato non tanto dell’al di là, ma di come la Chiesa metta le cose nell’al di qua.
Tuttavia mi domando: perché la sua affermazione "sono ateo, sono materialista, ecc." Prochiants doveva farla "come scienziato"? Parlava da scienziato? No ("credo – credo, dice – che non ci sia nulla…"). Lo ha detto uno scienziato, ma non lo ha detto da scienziato: eppure questa differenza è stata sommersa da un applauso. E se lo avesse detto da agronomo? Si stava forse autorizzando in forza del credito sociale della scienza? Ma può uno scienziato accreditarsi in quanto scienziato anche quando non parla su cose che lo interpellano in quanto scienziato?
Ma soprattutto: se qualcuno lo avesse detto " da filosofo" (dopotutto, si era al Festival di Filosofia), l’applauso sarebbe seguito uguale? Forse sì. Forse quell’applauso avrebbe salutato chiunque avesse fatto quella liberatoria affermazione. Chiunque avesse parlato chiaro. Senza infingimenti, senza ammiccamenti, senza tentennamenti. Però, secondo me, se in premessa avesse detto: "Lo so che non c’è un acca di dimostrazione per l’affermazione che sto per fare, ma tengo a dirvi, come scienziato, che sono credente, spiritualista, e penso che dopo la morte c’è il Paradiso (e per voi l’Inferno)", l’applauso sarebbe scattato lo stesso. (Avrei applaudito anch’io, perché non penso che la filosofia sia condannata a non dire nulla di nulla. E se mai – capriola indicibile – se non dice nulla è perché non c’è nulla da dire).
Peròc’è un però. Prochiants ha premesso: "Sono consapevole del luogo in cui ci troviamo, ma come scienziato…", e quel che segue. E in quale luogo si trovava? Mica era nel Tempio: era sul palco del Festival di Filosofia. Forse stava dicendo proprio: come scienziato credo (credo: anche qui, si sarebbe trattato di quel che Prochiants crede) che la filosofia non la si può fare su basi atee e materialistiche; su quelle basi si fa scienza, il resto sono amenità. Si stava quindi scusando della sgradevolezza che stava per dire? Credeva di parlare della corda in casa dell’impiccato? Può darsi. Sta il fatto che la gente era andata al Festival di Filosofia, non a quello della Scienza. Ed ha applaudito lo stesso. Prochiants viene al Festival della Sciocchezza, e il pubblico, che è accorso numeroso e s’è lasciato suggestionare per tre giorni, scoppia in un fragoroso applauso?
Non so.
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Non capita tutti i giorni di leggere un articolo in cui vengono presi di mira Walter Veltroni ("Roma, una città sporca e rumorosa oltre ogni dire"), Piergiorgio Odifreddi, Franco Cardini. Perché la cosa veramente notevole è che per Veltroni si è candidato il matematico impertinente e ateo recentemente dedicatosi all’esegesi biblica, mentre, richiesto di prelevare un intellettuale dal campo opposto, Walter Veltroni si è pronunciato per il cattolicissimo, nonché quasi forse filo iraniano Franco Cardini.
L’ha scritto Giorgio Israel, e per questo, benché tema di non pensarla uguale su diverse cose, lo segnalo molto volentieri.
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Siamo angosciati per le sorti della letteratura e delle arti nel mondo. Pur riconoscendo infatti a Roberto Benigni doti artistiche ed umane di eccezionale levatura, pur riconoscendogli l’immortale merito di avere diretto e interpretato pietre miliari della cinematografia mondiale come Tu mi turbi; pur ricordando con riconoscenza che è stato autore di programmi televisivi di eccezionale qualità come Tele Vacca; pur apprezzando il valore incomparabile di componimenti musicali quali ad esempio l’Inno del corpo sciolto; pur ammettendo che negli ultimi tempi ha saputo persino finire nelle braccia di Clemente Mastella, ci rivolgiamo alla Fondazione Nobel di Stoccolma perché non prenda seriamente in nessuna considerazione la sua candidatura al prestigioso premio assegnato dalla Accademia Reale di Svezia, così come sembra che sia possibile in base a notizie di stampa.
Qualora ciò accadesse, continueremo sì a leggere la Divina Commedia a fumetti, ma ci asterremo dalla lettura di volumi rilegati in marocchino di oltre 200 pagine, bruceremo i libri di filosofia che non siano stati scritti dopo il 21 settembre 2007, e soprattutto leggeremo i libri del più grande scrittore svedese a noi noto, August Strindberg, esclusivamente in gabinetto.
Noi sottoscritti:
Massimo Adinolfi, Ernesto Forcellino, Domenico Lombardi, Vincenzo Pascale, Alfonso Romano, Lucio Sessa, Antonio Vecchione, Giorgio Veturo.
P.S. Coloro i quali volessero sottoscrivere il presente appello, possono farlo nei commenti. Il Re di Svezia ne sarà tempestivamente informato.
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